Per far quintuplicare il fatturato in appena due anni ci vuole una certa capacità imprenditoriale. Ma certo qualche sostegno politico non guasta. È probabilmente quello che devono aver pensato i vertici della Senis Hospes, la coop bianca che gestisce il Cara di Foggia al centro dell’inchiesta dell’Espresso per le sue condizioni disumane.
La logica del risparmio (l’appalto per il centro è stato aggiudicato con uno sconto di oltre il 25 per cento sulla base d’asta) non sembra infatti valere quando di mezzo c’è la politica. Almeno a scorrere le dichiarazioni depositate nella Tesoreria della Camera dei deputati, dove vengono protocollati tutti i finanziamenti di società e privati cittadini ai partiti.
In vista delle elezioni nel 2013, ha scoperto l’Espresso, la cooperativa Senis Hospes ha staccato un discreto assegno a favore del Popolo della libertà di Silvio Berlusconi: 15 mila euro, registrati in due tranche fra l’estate e il marzo dell’anno successivo. Una somma relativamente piccola ma indicativa di significative aderenze politiche. E quale fosse il punto di riferimento nel Pdl lo chiarisce il contributo erogato di tasca propria dal presidente Camillo Aceto: 5 mila euro a Maurizio Lupi, che di lì a qualche mese sarebbe diventato ministro delle Infrastrutture con Enrico Letta.
Il sostegno economico non deve sorprendere più di tanto: Aceto è vicino a Comunione e Liberazione, proprio come Lupi, e quello legato a Cl è un mondo che dopo l’addio a Berlusconi ha traslocato in gran parte armi e bagagli nel Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. E forse non è un caso che una logica simile (finanziamento della coop al partito e del suo rappresentante direttamente al candidato) la abbia seguita in quelle settimane anche un’altra realtà della galassia ciellina alla quale da sempre la Senis Hospes è attigua: La Cascina, i cui dirigenti sono stati poi arrestati nell’inchiesta Mafia Capitale.
Solo che in questo caso è il Partito democratico di Roma il prescelto, con 10 mila euro. Ai quali aggiungerne però altri 5 mila dell’amministratore delegato del gruppo Salvatore Menolascina, che nell’inchiesta che ha scoperchiato il Mondo di mezzo di Buzzi&Carminati ha patteggiato una condanna a 2 anni e mezzo. E a chi erano destinati i soldi? Pure in questo caso alla campagna elettorale di Maurizio Lupi. Un legame solido che va anche oltre la campagna elettorale, come sembrano confermare le parole a verbale di Luca Odevaine, il componente del Tavolo di coordinamento sull'accoglienza profughi finito in carcere per corruzione: "Menolascina mi disse o mi fece capire che avevano finanziato la presentazione di Bari dell’Ncd".
Sarà una casualità ma nel 2013, malgrado i sondaggi elettorali sfavorevoli, sono state tante le cooperative finite nell’inchiesta Mafia capitale a dar soldi alla politica. Soprattutto al Popolo della libertà. Anche la cattolicissima Domus caritatis (pure in questo caso i suoi rappresentanti sono stati poi arrestati per corruzione) ha erogato al partito di Berlusconi 10 mila euro. E lo stesso ha fatto, con una identica somma, pure un’altra realtà di area ciellina come la Mediterranea onlus, che spesso ha operato in raggruppamento temporanea d’impresa con La Cascina che Senis Hospes e Domus caritatis. E nel 2014 la coop ha ripetuto l’operazione, finanziando con altri 10 mila euro anche la rinata Forza Italia.
Non che non sia accaduto lo stesso dall’altra parte, sebbene in misura minore. Nel 2013 la “29 giugno” di Salvatore Buzzi nel 2013 ha dato 10 mila euro direttamente al Partito democratico di Roma. L’anno successivo altre le coop cielline Osa Mayor e Tre Fontane hanno invece finanziato con 1.500 euro ciascuna la candidatura all’Europarlamento di Cécile Kyenge.