La prima cittadina ha scritto su Facebook un lungo messaggio annunciando azioni legali per l'inchiesta di copertina sulle spese del Campidoglio, parlando di "vergogna" e "fango". Questa è la nostra replica punto per punto
L'analisi della gestione del Campidoglio si basa su fatti e documenti pubblici e tutto ciò porta L'Espresso a non far sconti a nessuno, in particolare a chi ricopre un ruolo pubblico o nella pubblica amministrazione. Come per Virginia Raggi, anche in passato ci siamo comportati allo stesso modo con i predecessori, da Gianni Alemanno a Ignazio Marino, fino al commissario Francesco Paolo Tronca.
Il nostro articolo si basa su dati che chiunque può consultare. Si trovano sul sito istituzionale di Roma Capitale.
Basta andare nella sezione “Deliberazioni e atti” e scaricare le delibere della Giunta capitolina da quando Virginia Raggi è sindaco. Chi volesse, può controllare di persona qui. Il difficile è raccapezzarsi fra le molte delibere che riguardano l'assunzione dei collaboratori degli assessori, poiché la Giunta ha dovuto spesso riscriverle o riformularle, in alcuni casi su richiesta dell'Autorità anti-corruzione Anac (vedi il caso Salvatore Romeo).
Il criterio con cui abbiamo effettuato i calcoli è molto semplice: abbiamo considerato i collaboratori assunti dagli assessori in carica, quelli chiamati dalla giunta per uffici di Roma Capitale (un esempio è il direttore generale Franco Giampaoletti, che aveva lo stesso incarico al Comune di Genova), i manager scelti per le due principali aziende possedute interamente, Ama e Atac.
Nel
foglio di calcolo che abbiamo compilato, che è possibile vedere qui, non abbiamo considerato i collaboratori che erano stati assunti da assessori le cui dimissioni erano già effettive al momento della pubblicazione. Un altro esempio: nella lista degli 85 attualmente in carica, non ci sono Alfredo Tranfaglia, Mauro Frai, Monica Rossi e Giuseppe Recchia, che al momento delle dimissioni dell'ex assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo, risultavano lavorare per lui e in seguito non risultano essere passati ad altri colleghi. Ci sono invece Andrea Tardito e Marianna Luciani, che sono transitati alle dipendenze di Rosalba Castiglione.
Ecco perché il numero 85, che non torna con quelli forniti nel suo post da Virginia Raggi. Arrivare ai 102 collaboratori e manager assunti dalla Giunta nei sedici mesi di attività non è dunque difficile, considerando le delibere fatte per collaboratori poi divenuti assessori (come Mazzillo, Luca Montuori, Margherita Gatta), per quelli apparentemente decaduti, per gli ex capo di gabinetto Daniele Frongia (poi vice-sindaco) e Carla Raineri, per i manager presi per le varie partecipate e poi mandati via o dimissionari, da Alessandro Solidoro a Bruno Rota.
Dalla tabella degli 85 si desume facilmente anche il calcolo degli stipendi. È importante notare che nell'esborso complessivo di 4,1 milioni di euro degli stipendi lordi dei collaboratori non abbiamo incluso quelli dei vertici di Ama e Atac, che sono pagati dalle rispettive società. Alla stima di 5 milioni di euro del costo complessivo siamo arrivati considerando gli oneri a carico del Comune: come possono facilmente controllare i lettori, tutte le delibere riportano la specifica che nelle cifre non sono inclusi «oneri riflessi e Irap». Ci sono delibere che citano ma non quantificano altre voci, che non ci è stato possibile calcolare: per assumere una collaboratrice da una partecipata, ad esempio, Roma Capitale ha deciso di farsi carico del Tfr maturato e dei contributi al Fasi, il fondo assistenziale dei dirigenti aziendali. Ci piacerebbe sapere se, nel suo conto, la sindaca ha tenuto in considerazione anche questo genere di costi. Immaginiamo anche che i collaboratori assunti dagli assessori poi allontanati abbiano comportato un costo, così come i manager delle partecipate che hanno potuto svolgere il loro compito solo per alcuni mesi, se non settimane.
Qui i nostri criteri. Nell'analisi di centinaia di delibere potremmo aver fatto degli errori, di cui nel caso ci scusiamo con i lettori. Forse non siamo gli unici: al numero di 153 collaboratori assunti dalla giunta Marino citato da Virginia Raggi a noi pare si giunga contando i dirigenti nominati nelle varie direzioni dei dipartimenti e dei municipi, a cui l'attuale amministrazione ha messo mano finora in maniera molto limitata, forse per le note vicissitudini legate all'arresto Raffaele Marra, responsabile del dipartimento organizzazione e risorse umane. Questo non vuol dire che la giunta passata fosse morigerata: tutt'altro.
Non abbiamo mai scritto che i dirigenti delle società partecipate scelti da Virginia Raggi guadagnavano più dei predecessori, anzi abbiamo sottolineato come i loro profili professionali siano ben qualificati. Allo stesso modo non abbiamo scritto che i collaboratori delle giunte precedenti costavano meno.
Basta leggere l'articolo per capire che le questioni sollevate sono altre.
I lettori possono trovare qui
il nostro dossier su Alemanno (il titolo rende l'idea: «Cinque anni di pessima amministrazione, clientele, scandali, figuracce e promesse mai realizzate»). Non si contano nemmeno gli articoli sui tempi di Marino; alcuni esempi sono
qui e
qui. È superfluo, poi, ricordare il ruolo di denuncia giornalistica svolto da L'Espresso nelle vicende di Roma Capitale. Mentre Roma affondava, insomma, noi c'eravamo. Quando ancora Virginia Raggi praticava la professione di avvocato e poi quando svolgeva il ruolo di consigliere comunale.