L'inchiesta internazionale documenta gli enormi danni ambientali e le manovre anti-tasse del primo esportatore mondiale dell'ingrediente base di molti prodotti alimentari. E la Ferrero corre ai ripari: certificazione ecologica globale per la Nutella

Da due decenni le foreste dell’Indonesia bruciano, per lasciare posto a enormi di distese di palme da olio. Gli incendi sono talmente intensi che il fumo arriva fino alle vicine Thailandia e Malesia, fino a fermare i voli aerei o a costringere gli studenti ad andare a scuola con mascherine protettive, quando gli istituti non vengono addirittura chiusi. Il fuoco continua ancora oggi a bruciare le foreste tropicali dell’Indonesia, uno degli habitat più variegati del pianeta, un prezioso polmone verde, terzo al mondo per estensione. Un atto criminale, lo definisce l’agenzia indonesiana che studia i cambiamenti del clima.

A spiegare questi incendi ci sono i lunghi e crescenti periodi di siccità ma soprattutto la pratica di dare alle fiamme il terreno per far spazio alle nuove coltivazioni agro-industriali. Scelte economiche che continuano a sollevare le proteste dei gruppi ambientalisti contro le aziende che stanno dietro alla progressiva deforestazione. Tra cui spicca il gruppo che fa capo alla società Asia Pacific Resources International Holdings Ltd, in sigla April. È uno dei più grandi produttori al mondo di cellulosa e carta, oltre che di olio di palma. Nel suo sito Internet dichiara di aver fatto della sostenibilità ambientale il suo cavallo di battaglia. Un'inchiesta giornlistica del consorzio Icij, tuttavia, mostra che la prosperità di questo colosso economico è legata alla progressiva sostituzione delle foreste primordiali con le nuove coltivazioni agro-industriali, piante tutte identiche da sfruttare materia prima. Ed è favorita da una rete globale di banchieri, avvocati e studi professionali in grado di far navigare l’azienda con il vento in poppa tra le placide acque dei paradisi fiscali.

I Paradise Paper svelano che April ha spostato milioni di dollari in una rete di società offshore che si estendono dalle Isole Cook, nel Pacifico, alle British Virgin Islands, ai Caraibi. Lo dimostra una montagna di documenti riservati arrivati al giornale tedesco Süddeutsche Zeitung e condivisi con il Consorzio di giornalisti d’inchiesta Icij, che l'Espresso e Report pubblicano in esclusiva per l'Italia. Documenti usciti con una colossale fuga di notizie da due studi professionali offshore, Appleby e Asiaciti, e da 19 registri societari di altrettanti paradisi fiscali finora inaccessibili.

L'inchiesta sul colosso dell'olio di palma, firmata dalla giornalista Scilla Alecci del consorzio Icij, è dettagliatissima ed è arricchita da testimonianze raccolte in Indonesia e immagini esclusive sugli effetti della deforestazione.

Basata a Singapore, April fa parte del Royal Golden Eagle Group (Rge), uno dei più grandi conglomerati asiatici nel settore delle risorse naturali, con attività che si estendono dalla carta e cellulosa all’olio di palma fino all’energia. Ha più di 60 mila dipendenti nel mondo, ma le informazioni sulla sua situazione finanziaria sono piuttosto scarse.

L’azienda è controllata dal miliardario Sukanto Tanoto, che è diventato in breve tempo uno degli uomini d'affari più ricchi del popoloso paese asaitico. Nel 1967 Tanoto aveva rilevato l’azienda di famiglia per forniture di materiale di ricambio nel settore petrolifero e delle costruzioni. Grazie alla sua abilità e a una rete di connessioni sempre più fitta è riuscito presto ad accaparrarsi commesse da aziende statali del petrolio e del gas. La sua attività nel settore agroindustriale è stata favorita dalle politiche dell’ultimo dittatore indonesiano, Suharto, salito al potere nel 1967. Quando Suharto fu deposto, alla fine degli anni 90, l’Indonesia aveva perso più di 100 milioni di acri di foreste: una superficie più grande della Germania.

Speciale
Paradise Papers, tutti gli articoli sullo scandalo dei tesori offshore di vip e potenti
7/11/2017
Sempre negli anni ’90 la Rge comincia a muovere i primi passi nella finanza offshore costituendo societù anonime in giurisdizioni a tassazione bassissima o nulla. Nel 1994 nascono due offshore nelle Bermuda, seguite da una nelle Isole Vergini britanniche e altre due alle Cook.

Rge ha i primi problemi nel 2007, quando le autorità fiscali indiane iniziano a indagare sul suo sotto-gruppo Asian Agri. Sotto accusa finisce una sofisticata architettura offshore, con società sparse tra Isole Vergini Britanniche, Macao e Hong Kong, per ridurre i profitti dichiarati delle aziende indonesiane, portando gli utili all'estero. Nel 2012 la Corte Suprema Indonesiana condanna il responsabile fiscale della Asian Agri a due anni di prigione e ordina all’azienda di versare allo Stato più di 440 milioni di dollari tra tasse e penali.

Il primo eco-scandalo verde scoppia invece nel 2008: un ufficiale di Sumatra viene condannato per aver intascato tangenti per più di 100 mila dollari per assegnare licenze a imprese private per abbattere foreste in zone protette. Sette di queste aziende erano fornitrici di April.

Sempre dal 2008 una società controllata da April ha un'altra licenza per il disboscamento nell’isola di Padang, a est di Sumatra. I residenti e i contadini locali lo hanno saputo solo quando hanno visto arrivare i macchinari già al lavoro sul posto. Hanno cominciato così a protestare, con scioperi della fame e dimostrazioni. Ma senza risultati. «A volte non ci sentiamo più cittadini indonesiani», ha detto un lavoratore al consorzio Icij. «Il nostro governo non è abbastanza forte per controllare questa azienda”.
Padang-Is-Suhairi-walks-along-artificial-drainage-canal-felled-trees-acacia-on-other-side-jpg

Secondo i documenti dei Paradise Papers, tra il 2006 e il 2013 April ha spostato circa tre miliardi di dollari in società offshore. Che non pagano nulla di tasse. Tutto in regola, tutto legale, nei paradisi fiscali.

Intanto le foreste indonesiane continuano a a bruciare. Nel settembre del 2015, quando un incendio ha coperto di fumo l’intera regione, lo smog era così intenso che i dirigenti indonesiani della stessa Aprile non hanno potuto lasciare l’aeroporto di Sumatrato per un appuntamento piuttosto importante, coem rivelano i documenti: erano attesi a Giacarta per firmare le carte di un prestito da 1,1 miliardi di dollari concesso da un consorzi di banche internazionali guidato da Credit Suisse e Abn Amro. L’anno successivo Greenpeace e Wwf si sono dimessi dal comitato consultivo del gruppo per le questioni ambientali.

Paradise Papers
Il tour segreto di Shakira tra Bahamas e Malta: zero tasse sulla musica nei paradisi fiscali
7/11/2017
Le pratiche di deforestazione hanno anche gravissimi effetti sociali. L'accapparramento dei terreni e la privatizzazione delle coltivazioni hanno costretto intere colonie di popolazioni indigene a emigrare forzatamente, come documenta l'incheistya di Icij. «Finchè abbiamo la nostra fattoria, abbiamo speranze di guadagnarci da vivere», ha spiegato un contadino poverissimo alla giornalista di Icij. «Ma che futuro possiamo immaginarci se ci rubano anche a terra?».

L'olio di palma è un ingrediente-base di molti prodotti alimentari venduti in tutto l'Occidente. Tra i più amati c'è la Nutella, nata nei primi stabilimenti della Ferrero ad Alba, in Piemonte. Anche il gruppo italiano, che utilizza circa lo 0,3 per cento della produzione mondiale di olio di palma, era stato criticato, in passato, dalle organizzazioni ambientaliste.

Interpellata da l'Espresso, la Ferrero ora spiega di conoscere bene i rischi legati alla catena di produzione dell'olio di palma e di essere intervenuta da tempo per risolvere il problema: «Il nostro olio di palma proviene principalmente dalla Malesia e dalla Nuova Guinea ed è certificato al 100 per cento come tracciabile, sostenibile e segregato. Segregato vuol dire: tenuto fisicamente separato durante tutta la filiera, dalla piantagione fino all’arrivo nei nostri stabilimenti, da qualsiasi altro olio prodotto con altri sistemi. La Nutella e tutti i nostri prodotti rispettano gli standard di Rspo, un’associazione internazionale non profit che ha proprio l’obiettivo di promuovere la coltivazione e l’utilizzo di olio di palma sostenibile. Approvvigionarsi di olio di palma in maniera responsabile e sostenibile si può e in questo siamo considerati un esempio a livello mondiale».