Milioni russi e azeri per finanziare una fondazione italiana che li gira alla destra. Da Bannon ai cardinali, la rete dei neocrociati

Flussi giganteschi di soldi sporchi che partono segretamente dall’ex blocco sovietico per invadere l’Europa. Miliardi di euro smistati in tutto l’Occidente da anonime società offshore, finanziate da società statali della Russia di Vladimir Putin e dai tesorieri del regime dell’Azerbaijan. Un’enorme massa di denaro nero che, tra mille beneficiari misteriosi, arricchisce anche una fondazione italiana, creata da un politico lombardo di Comunione e liberazione. Una fondazione con un conto bancario che funziona come una porta girevole: incassa oltre centomila euro al mese dalle offshore russo-azere e li redistribuisce tra Italia, Spagna, Gran Bretagna, Stati Uniti, Polonia, Ungheria, finanziando organizzazioni religiose di destra e campagne contro l’aborto, il divorzio o i matrimoni gay. Un fiume di denaro per orientare la politica nelle nostre democrazie, che documenta legami anche economici tra governi autocratici stranieri e movimenti politici europei. Come i gruppi di pressione che si raduneranno in marzo a Verona al Congresso mondiale delle famiglie, salutato con entusiasmo dalla Lega.

Tutto parte da un processo per corruzione a carico di Luca Volontè, ex parlamentare dell’Udc e rappresentante italiano al Consiglio d’Europa fino al 2013. Il politico è imputato di aver intascato due milioni e 390 mila euro per fare lobby, con altri parlamentari europei, a favore del regime azero del presidente Ilham Aliyev, che rischiava sanzioni internazionali. Volontè respinge l’accusa di corruzione, però conferma di aver ricevuto i bonifici da un lobbista azero, per presunte consulenze politiche. In attesa del processo, che si aprirà a fine anno, un fatto è certo: i soldi sono arrivati da una rete di decine di ricchissime società offshore, totalmente anonime, sparse tra Isole Vergini Britanniche, Nuova Zelanda, Seychelles e altri paradisi legali. La Procura di Milano e la Guardia di Finanza hanno acquisito, in particolare, i conti bancari di cinque casseforti offshore (Hilux, Polux, Lcm, Metastar e Jetfield) che in tre anni, dal 2012 al 2014, hanno smistato più di tre miliardi e mezzo. Per l’esattezza: 3 miliardi e 104 milioni di dollari; 519 milioni di euro; 1 miliardo e 220 milioni di rubli; e 3 milioni di sterline.

Su questo sistema finanziario occulto sono in corso indagini in molti paesi, dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti, dall’Ucraina alla Danimarca. Secondo le prime ricostruzioni pubblicate dal Guardian e da altre testate del consorzio giornalistico Occrp, questa rete di offshore miliardarie è stata utilizzata dal governo di Putin, dai suoi servizi segreti, da oligarchi di Mosca e da alcuni regimi alleati per ripulire denaro, aggirare embarghi e finanziare operazioni segrete all’estero. In questi mesi lo scandalo si è allargato fino a travolgere le maggiori banche dell’Estonia, Lituania e altri paesi dell’Est. La filiale estone della Danske Bank, la prima banca danese, è accusata di aver riciclato cifre impressionanti per anonimi clienti russi: oltre 200 miliardi di euro. I bonifici arrivati a Volontè sono soltanto un piccolo rivolo di questa alluvione di denaro nero, ma il caso italiano è unico nel mondo, almeno per ora, perché permette di fotografare come funziona il sistema offshore, dall’inizio alla fine. Da dove arrivano i soldi? E in quali tasche vanno a finire?

Le cinque tesorerie estere al centro del processo milanese ricevono quasi metà dei fondi, circa un miliardo e mezzo di euro, da una banca statale dell’Azerbaijan, controllata dal governo. L’altra metà invece arriva da decine di società non azere. La più vistosa è un’agenzia statale di Mosca, Jsc Rosoboronexport, controllata dalla presidenza russa, come spiega nel suo sito, perché strategica: è l’unica autorizzata a esportare armi e tecnologie militari. La società-satellite dell’apparato bellico russo ha versato alle offshore, in Estonia, oltre 29 milioni di dollari. Tutti gli altri finanziatori restano anonimi: si nascondono dietro altre complicate catene di società esotiche. Alcune di queste stesse offshore però ricompaiono in diverse indagini internazionali che portano a Mosca: il crack delle banche moldave, lo scandalo delle forniture militari alla Corea del Nord e altri paesi sotto embargo, i finanziamenti alle milizie filo-russe in Ucraina.

Volontè è l’unica persona che incassa soldi russo-azeri su un normale conto bancario italiano, che non ha più misteri. Il conto è intestato alla sua fondazione, Novae Terrae, fondata nel 2005 a Saronno, ma rimasta inattiva fino al 2012: ha cominciato a funzionare quando sono arrivati i fondi russo-azeri. L’Espresso ha analizzato tutti i movimenti bancari di Novae Terrae dal 2012 al 2017, trovando scarsissime tracce di aiuti evangelici ai poveri, agli ultimi. Ci sono invece compensi, donazioni, sponsorizzazioni e rimborsi a lobbisti della destra integralista di mezzo mondo. Intrecciando nomi e cifre, finanziamenti e raduni politico-religiosi, emerge con chiarezza un network globale.

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QUEI MANIFESTI A ROMA
Primo esempio. Nel gennaio 2014 dal conto italiano di Novae Terrae parte un bonifico di 12 mila euro. A incassarlo è Benjamin Harnwell, un politico ultra-conservatore britannico, fondatore del Dignitatis Humanae Institute: un’organizzazione cattolica dove compare anche il cardinale tradizionalista Raymond Leo Burke. Come guru politico, l’istituto indica però Steve Bannon, l’ideologo della nuova destra sovranista americana, che nel 2016 ha alimentato l’elettorato di Donald Trump. Da notare le date: attraverso la fondazione italiana, i soldi russo-azeri arrivavano al politico britannico già due anni prima delle presidenziali americane. Nell’estate 2014, pochi mesi dopo il bonifico, Dignitatis riesce a organizzare una conferenza in Vaticano. Dopo Volontè, che ringrazia «l’amico Ben» Harnwell, interviene via Skype proprio Bannon. Un discorso ripreso anni dopo dai media americani come primo manifesto politico dell’ex consigliere di Trump. Nel dicembre 2017 Harnweel è sbarcato anche in Italia: ha ottenuto dal ministero dei Beni culturali l’affidamento di una bellissima abbazia, la Certosa di Trisulti, per avviare una scuola di politica e fede.

In questi mesi varie ricerche, commissionate da parlamentari europei per far luce sulle campagne nazionaliste, hanno tracciato connessioni fra diversi gruppi di lobbisti anti-gay, anti-aborto, anti-divorzio. Novae Terrae e Dignitatis Humanae compaiono in tutti i grafici. Ora  L’Espresso può ricostruire anche le tracce lasciate dai soldi, che disegnano una sorta di fronte della destra religiosa: integralisti cattolici, ortodossi ed evangelici. Un esempio sono i 25mila euro donati dalla fondazione italiana, sempre con i soldi russo-azeri, allo Iona Institute: un pensatoio reazionario che si è distinto nelle campagne contro le unioni civili e l’aborto in Irlanda.

Un altro giro di bonifici porta a CitizenGo, l’organizzazione cattolica, nata in Spagna, famosa per le sue campagne shock su temi religiosi. Erano di CitizenGo, in particolare, gli enormi manifesti che quest’estate hanno invaso Roma con gigantografie di feti innalzati cupamente contro la legge 194. Nel febbraio 2014 Novae Terrae invia a Citizengo una donazione da 12mila euro. E in gennaio paga anche una fattura da duemila euro a una società di comunicazione di Madrid specializzata in campagne antiabortiste. I rapporti fra Novae Terrae e CitizenGo non si fermano neppure dopo le perquisizioni, con 33 mila euro versati a due responsabili della raccolta fondi.
08/10/2018 Roma. Sede UGL. Conferenza stampa del ministro dell'Interno Matteo Salvini e della presidente di Rassemblement National Marine le Pen, a margine del dibattito 'Crescita economica e prospettive sociali in un'Europa delle Nazioni'

La bufera giudiziaria provoca però un cambio al vertice in Italia. Nel 2015 il presidente di Novae Terrae, l’imprenditore Emanuele Fusi, rinnova gran parte del direttivo. Dopo dieci anni, lascia la fondazione anche Massimiliano Codoro, imprenditore e politico, candidato del centrodestra alle ultime elezioni, non eletto. Pochi mesi fa si è fatto notare a Milano per aver puntato una pistola in stazione Centrale contro un ragazzo straniero da cui si sentiva minacciato. Nel novembre 2017 Codoro si è fatto conoscere anche in Albania. È stato bloccato in aeroporto mentre cercava di lasciare il paese delle aquile con una valigetta piena di soldi: 350 mila euro in contanti.

Al suo posto, nella fondazione Novae Terrae, nel 2015 è stato cooptato Simone Pillon. Proprio lui, l’attuale senatore, eletto con la Lega in marzo, che si distingue per le sue proposte di legge turbo-cattoliche. Anche Pillon è molto legato a CitizenGo, guidata in Italia da Filippo Savarese, e ai rappresentanti di Generazione Famiglia. Nel curriculum pubblicato dal suo studio legale, il senatore catto-leghista non cita Novae Terrae, ma ricorda di far parte del consiglio economico dell’Arcidiocesi di Perugia. Una carica confermata dalla segreteria vescovile con questa precisazione: «È decaduto una volta diventato senatore». Un ruolo prestigioso, visto che l’arcivescovo di Perugia, il cardinale Gualtiero Bassetti, è l’attuale presidente della Cei.

Nel 2012, quando riceve i primi bonifici dalle offshore, Volontè lavora soprattutto per gli azeri. In  novembre l’allora parlamentare convince monsignor Rino Fisichella a ospitare in Vaticano, in vista dell’«anno della fede», una mostra della Fondazione Aliyev, che fa capo al presidente azero. Quindi il segretario del monsignore manda a Volontè il numero di un conto bancario. E il 30 gennaio 2013 la fondazione Novae Terrae versa 20 mila euro allo Ior, la banca vaticana. Causale del bonifico: anno della fede.

DAL VATICANO A MOSCA
Dal 2014, quando la fondazione è ormai imbottita di soldi offshore, l’orizzonte diventa globale. Novae Terrae recluta un plotone di lobbisti a Bruxelles, a cui rimborsa viaggi e spese di rappresentanza. Fra i conferenzieri finanziati c’è anche un alto magistrato spagnolo, Francisco Javier Borrego, ex giudice della Corte europea per i diritti umani, che ha ricevuto bonifici per ottomila euro. Attraverso Novae Terrae, i soldi russo-azeri finiscono anche a organizzazioni  ungheresi, polacche e di altri paesi dell’Est, mentre ai Papaboys toccano solo 2.500 euro.

La fondazione, come altre lobby, finanzia anche ricerche per dare basi scientifiche alle posizioni integraliste. Nel 2016 versa 24 mila euro all’università Cattolica di Milano per uno studio sull’«indice globale della famiglia». Alla spesa contribuisce il cardinale Christoph Schönborn, che versa a Novae Terrae 15 mila euro. 
Prelati e imprenditori cattolici cominciano a finanziare Novae Terrae dopo le perquisizioni, quando s’interrompe il flusso delle offshore. Le donazioni però non bastano nemmeno a pagare gli stipendi di Volontè: 339 mila euro prima di essere indagato, altri 77 mila dopo. Quindi la fondazione continua a spendere il suo tesoretto russo-azero. In questi mesi di crisi, riceve 20 mila euro dagli spagnoli di Citizengo, altrettanti dall’Ungheria e cinquemila euro dalla segreteria di Stato del Vaticano. Altri 5.700 euro li assicura Antonio Brandi, presidente di ProVita, l’associazione cattolica più amata dall’estrema destra.

ProVita e Novae Terrae occupano posizioni di vertice in un’istituzione chiave: World Congress of Families, il congresso mondiale delle famiglie. È un’organizzazione creata negli Usa da Brian Brown, ex quacchero convertito al cattolicesimo, che ha raccolto milioni per candidati ultra-conservatori americani. Brown è legatissimo anche a uomini d’affari russi diventati paladini della fede ortodossa, come Alexey Komov, l’artefice della marcia di avvicinamento alla destra occidentale. In Italia è diventato presidente onorario dell’associazione Lombardia-Russia, guidata dal leghista Gianluca Savoini, l’uomo che ha fatto conoscere Matteo Salvini a Mosca.

Komov ha partecipato a conferenze in Italia anche al  fianco dell’attuale ministro alla Famiglia, il leghista veronese Lorenzo Fontana. E proprio a Verona, in marzo, si terrà il nuovo Congresso mondiale delle famiglie, su invito dell’amministrazione cittadina anti-abortista, con il supporto della Lega e delle immancabili ProVita, Generazione Famiglia, Novae Terrae.

Uno dei più cari amici di Komov è il miliardario russo Konstantin Malofeev. Parte dei soldi che guadagna negli affari (spesso contestati nei tribunali) Malofeev li riversa nella sua fondazione, intitolata a San Basilio. L’oligarca si fa vanto di condividere il padre confessore con Putin in persona. La fondazione di Malofeev è ospite fissa e preziosa dei Congressi mondiali delle famiglie, compreso l’ultimo raduno in Moldavia, anche se il miliardario è tuttora nella lista nera dei soggetti sanzionati per legami con le milizie filorusse in Ucraina. In Francia la testata Mediapart ha svelato il suo ruolo chiave nella fosca vicenda dei prestiti milionari concessi da una banca russa al Front National di Marine Le Pen.
epa06755915 Former Trump political strategist Steve Bannon attends a discussion meeting with Lanny Davis, former stragegist of Hillary Clinton (unseen) in Prague, Czech Republic, 22 May 2018. Reports state that both spoke about US developments. EPA/MARTIN DIVISEK

Da mesi Malofeev è accusato di utilizzare come testa di ponte un uomo d’affari russo-belga, Pierre Louvrier. Un legame smentito dagli interessati. Ma confermato da documenti trovati da l’Espresso nei Panama Papers. Che riguardano l’Italia. Nel 2015 Louvrier annuncia allo studio Mossack Fonseca di aver comprato un rustico con un’ampia tenuta a Cerveteri. Gli atti di proprietà sono però intestati a una offshore delle Isole Vergini, Gilroy Trading Ltd, che è la vera acquirente. E quella offshore, secondo le carte di Panama, fa capo proprio a Malofeev: il compagno di fede di Putin, che ha così acquisito una base vicino a Roma.