Dal centro alla periferia, così la criminalità organizzata si è spartita il territorio dove vendere

C’è spazio per tutti a Roma quando si tratta di fare soldi con la droga. Cocaina, eroina, hashish, cannabis: un giro d’affari stimato in almeno 50 milioni di euro all’anno che ingrassano i portafogli di mala romana, ’ndrangheta, camorra e Cosa nostra. Senza contare gli affari dei “broker” che da qui gestiscono i traffici con Sud America, Nord Africa ed Est Europa.
Sono decine i clan che inondano la Capitale di stupefacenti e si spartiscono i territori dove vendere. E centinaia sono le piazze di spaccio dal centro alla periferia, che funzionano contemporaneamente, 24 ore su 24. Piazze “aperte” come quelle del centro storico o dei quartieri della movida - da Trastevere a Ponte Milvio, fino a San Lorenzo, il Pigneto - dove coca e fumo si possono comprare direttamente in strada.

O piazze “chiuse”, come in periferia, dove sentinelle e videocamere consentono agli spacciatori di controllare il territorio di compravendita: le più importanti sono Tor Bella Monaca, San Basilio, la Romanina. Le dosi sono alla portata di tutti: pochi euro per un grammo di “fumo” o di “erba”, da 15 a 30 per una dose di coca o di eroina.

Droghe di scarsa qualità a prezzi sempre più bassi. Così che tutti possano farne uso e ingrossare i profitti della criminalità organizzata.