Quando riaprire le fabbriche. Come allentare il lockdown. Quali settori economici rilanciare prima e quali dopo. Nell'era del coronavirus la politica nazionale è subordinata ai consigli dei tecnici. Che influiscono sul nostro presente e sul futuro del Paese. Da Ricciardi a Vineis, ecco chi sono gli esperti che contano davvero

Nell'Italia dell'ante Covid, quella dei no vax al potere e dell'incompetenza diventata virtù da sfoggiare in campagna elettorale, lo tsunami del coronavirus ha ribaltato tutto in poche settimane. Ministri impreparati e populisti senza laurea non contano nulla, o quasi. Costretti a delegare in un amen la gestione della crisi sanitaria (e, conseguentemente, dei riflessi economici e sociali) a un manipolo di scienziati.

Da un mese o poco più, in Italia comandano loro. Un pugno di esperti che vengono dal Comitato-tecnico scientifico (organo istituito con un decreto del capo della Protezione civile Angelo Borrelli il 5 febbraio). Dall'Istituto superiore di Sanità, e indipendenti che non siedono in organismi istituzionali ma che godono di peso politico sul governo.

Al netto dei virologi e infettivologi che divulgano nei talk show, i tecnici che decidono del nostro presente e del futuro del Paese sono poco più di una mezza dozzina.

Partiamo dal colui che fa da raccordo tra comitato, governo e Oms.
Walter Ricciardi, ex presidente dell'Istituto superiore di Sanità e principale consulente sull'epidemia del ministro della Salute Roberto Speranza, è ad oggi lo scienziato più ascoltato a Palazzo Chigi.

Napoletano, un passato da attore nei film di Mario Merola (ne «L'ultimo guappo» interpretava il figlio ucciso del cantante), Ricciardi è diventato uno dei più bravi specialisti di Igiene e Medicina di Sanità pubblica del Paese. Carriera brillante, è contemporaneamente ordinario alla Cattolica, responsabile del “Missione Board of Cancer” della Commissione europea e membro dell'Esecutivo dell'Oms.

Ricciardi fino a dicembre 2018 sedeva pure sulla poltrona di presidente dell'Istituto superiore di sanità, ma si dimise in aperta polemica con il governo Conte I: «Le mie dimissioni? In quel governo prevalevano tesi ascientifiche e antiscientifiche. Mi riferisco ad alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle e a Matteo Salvini, con le sue posizioni su vaccini e migranti».

Con il dramma Covid 19, Ricciardi è stato richiamato a Roma in tutta fretta. Non da Conte, con cui ha comunque un buon rapporto, ma da Speranza e dall'intera comunità scientifica, che - pure divisa tra gelosie e contrapposizioni ataviche - ne riconosce capacità ed esperienza. Spesso in tv a spiegare i motivi del lockdown, carattere moderato e fautore di una cautela assoluta nella riapertura invocata da troppi, qualcuno gli imputa di muoversi e parlare «sempre e solo» sotto l'ombrello dell'Oms. I rapporti con i massimi dirigenti dell'Organizzazione mondiale della Sanità, di certo, sono ottimi.

Così, qualcuno oggi ricorda alcune generose dichiarazioni sulla Cina («rispetto alla Sars le autorità cinesi sono state più tempestive e sincere nel comunicare l'allarme»; «il blocco dei voli con la Cina? Non facciamola sentire abbandonata»). O quelle del 25 febbraio, quando Ricciardi disse che era «necessario ridimensionare questo grande allarme: solo il 5 per cento muore, tutte persone che avevano già delle condizioni gravi di salute». Errori di valutazione che forse, qualche giorno e molti morti dopo, hanno trasformato il medico napoletano in un ferreo difensore del lockdown.

Altro tecnico con peso politico notevole è Franco Locatelli, componente del Comitato Tecnico scientifico ed eletto un anno fa numero uno del Consiglio superiore di Sanità. Bergamasco e tifoso atalantino, specializzato in oncologia pediatria e pezzo grosso dell'ospedale vaticano Bambin Gesù, è colui che ripete da settimane a Palazzo Chigi che una riapertura affrettata rischierebbe di causare una devastante seconda ondata di contagi, che potrebbe essere peggiore della prima. «Senza tutela della salute, la ripresa economica è impossibile», chiosa come un mantra.

Voce ormai famosa delle conferenze stampa delle 18, ha Locatelli ha indotto Speranza, Conte, Franceschini e gli altri ministri di peso a non ascoltare le sirene di Confindustria, e a posticipare qualsiasi ipotesi di Fase 2 a dopo il week end del Primo Maggio.

«Noi membri del Comitato scientifico forniamo orientamenti, il decisore politico ha di fatto l'onere delle scelte politiche. Ripeto ancora che questo rapporto dialogico con chiara distinzione dei ruoli l'ho sempre trovato molto netto», ha detto qualche giorno fa. In realtà Locatelli sa che la sua parola conta moltissimo. Anche perché, come spiega un'autorevole esponente del governo, «Palazzo Chigi non può andare contro il parere del Comitato. Sarebbe irresponsabile non seguire la scienza». Quello che la politica non ha la forza di ammettere, però, è che nessuno dei ministri e delle forze politiche della maggioranza avrebbe ora il coraggio di prendersi responsabilità di questo tipo. Perché allentare il lockdown senza il “permesso” degli scienziati potrebbe essere esiziale: se qualcosa va male, significherebbe mettere a rischio non solo l'Italia, ma il futuro politico del governo e delle forze che lo sostengono.

Sia Ricciardi che Locatelli non sono però esperti in materia di pandemie. Nemmeno l'attuale presidente dell'Iss Silvio Brusaferro (che ha un ruolo soprattutto istituzionale, e legato alla comunicazione dei dati alle 18) è un tecnico di curve, o conoscitore del misterioso fattore R0. Nessuno di loro é un infettivologo, un virologo né, soprattutto, un epidemiologo.

Dunque, nelle decisioni del Comitato, i tecnici più “politici” si affidano soprattutto a chi conosce la materia. Il più ascoltato scienziato italiano è Paolo Vineis, vice di Locatelli al Css e professore ordinario di epidemiologia all'Imperial College di Londra. La mente che analizza curve, andamenti e picchi dell'infezione è lui. «Siamo in buone mani, è uno degli esperti più capaci del pianeta», chiosano i medici che lo stimano. Vineis è convinto che la pandemia durerà a lungo, che la convivenza con il virus non sarà affatto semplice e che è necessario – per riaprire in sicurezza – avere test accurati e test anticorporali. «Parla poco, ma sulla crisi da coronavirus è molto ascoltato», spiegano dal ministero della Sanità.

Oltre a Vineis, gli altri due scienziati di peso sono il romano Giovanni Rezza, capo del dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità, e il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito, anche lui nel comitato tecnico-scientifico. «Nell'organismo ci sono anche vari dirigenti ministeriali, alcuni bravi funzionari, un geriatra celebre come Roberto Bernabei (qualcuno lo segnala tra gli “aperturisti”, ndr), ma alla fine sono gli esperti in epidemie a decidere la linea d'azione da proporre al governo», spiegano ancora gli uomini di Speranza.

Che segnalano come ruolo fondamentale ce l'abbia anche Ranieri Guerra. Veronese, curriculum di venti pagine, ed ex addetto scientifico presso l'Ambasciata italiana negli Usa, è uno dei massimi dirigenti della sanità nazionale, oggi anche direttore generale aggiunto all'Oms. È tra coloro che si è speso di più per evitare riaperture azzardate. «Solo pensare di aprire in questa fase è difficile», ha detto, aggiungendo che gli asintomatici in circolazione potrebbero rilanciare l'epidemia.

Insieme ai membri del Comitato, ha ipotizzato una Fase 2 basata su una divisione per tipi di lavoro ed età. Ma non prima che le curve dei morti, dei contagiati e dei ricoverati mostrino una discesa più evidente. «Non credo che il governo italiano voglia procedere alla riapertura senza pensare a questo rischio», ha ripetuto più volte.

Conte sembra averlo ascoltato. Prima del 4 maggio il lockdown resterà attivo.

Presto gli scienziati dovranno confrontarsi però con una nuova task force. Un nuovo comitato guidato dal manager Vittorio Colao, ex ad di Vodafone, che dovrà elaborare un modello economico e sociale per la fase successiva all'emergenza.

Nel gruppo di lavoro ci saranno medici, psicologi, economisti, esperti aziendali e professionisti assortiti, che avranno il compito di impostare le regole della “Fase 2”. Quella della “convivenza” forzata con il virus, a cui saremo costretti fino all'arrivo del vaccino.

Colao e la sua squadra avranno un mandato ampio, e proveranno a organizzare in tempi rapidi nuove norme sociali basate sul distanziamento fisico e sociale. Scrivendo e proponendo al governo regole chiare per un uso sicuro dei mezzi di trasporti, per l'accesso a luoghi pubblici, ai ristoranti, agli uffici e le fabbriche.

Ma anche Colao dovrà ascoltare il parere e i consigli del Comitato tecnico scientifico e degli esperti preferiti di Palazzo Chigi. Perché fino alla fine dell'emergenza, saranno gli scienziati a dettare la linea.