C'è un uomo solo al comando del nuoto italiano. Si chiama Paolo Barelli, berlusconiano doc, senatore per tre legislature e ora deputato di Forza Italia. Il suo regno dura da vent’anni, da quando nel 2000 è stato eletto alla presidenza della Fin, la Federazione che fa da ombrello a tutti gli sport acquatici.
Anni formidabili, anni di vittorie olimpiche e mondiali, grazie a campioni come Federica Pellegrini e Gregorio Peltrinieri. I successi non contano solo per il medagliere. La gloria sportiva muove la giostra milionaria di sponsor e tv. Ecco perché Barelli si è costruito la fama del re Mida dello sport, un manager iperattivo e presenzialista, collezionista di incarichi e poltrone, compresa quella di numero uno della Lega europea, la Len. Da qualche mese però, il parlamentare azzurro, 66 anni, una vita spesa tra le piscine e la politica, prima come atleta poi come dirigente sportivo e parlamentare, è costretto a nuotare controcorrente. Lo insegue una brutta storia di incarichi e consulenze. Soldi elargiti dalla Len a società pericolosamente vicine proprio a lui, a Barelli, che della Len è presidente.
Il caso è stato aperto e chiuso nel giro di pochi giorni. Il 25 gennaio l’organo di vertice della federazione continentale ha archiviato in gran segreto la circostanziata denuncia presentata solo una settimana prima da Bartolo Consolo, il dirigente italiano che dal 1990 al 2008 ha guidato la Len, di cui ora è presidente onorario a vita. E quando ai primi di maggio tre testate internazionali (la tedesca Faz, l’inglese Sunday Times e l’australiano Sunday Telegraph) hanno reso pubblica la vicenda, dalla sede svizzera di Nyon, la Lega europea ha liquidato le accuse al suo presidente definendole «senza fondamento». Barelli, interpellato da L’Espressso, conferma. E spiega: «C’è stato un audit interno e la Len ha preso atto delle valutazioni dell’indagine».
Quella storia, però, sembra tutt’altro che chiusa. E non solo perché nei giorni scorsi il dossier prontamente accantonato dalla Len è arrivato sul tavolo del procuratore federale della Federnuoto, l’avvocato romano Alessandro Sammarco che ora dovrà decidere se aprire un’istruttoria sul presidente. L’Espresso ha scoperto che attorno a Barelli si muove una corte di parenti, amici e fiduciari, nomi che in parte ricorrono nella denuncia appena archiviata. Documenti interni della Fin e conti societari descrivono una lunga scia di affari che rimbalza fino in Florida, negli Stati Uniti, e infine porta in Italia. Appalti, sponsor, consulenze: una girandola che ha premiato pochi fortunati, vicini al gran capo del nuoto nazionale, una macchina da soldi che può contare su circa 180 mila tesserati e vanta un bilancio con ricavi per oltre 40 milioni di cui un terzo, tramite il Coni, arriva da contributi pubblici. Solo il calcio, tra tutti gli sport olimpici, può contare su finanziamenti statali più cospicui di quelli destinati alla Federnuoto.
La vicenda è complicata e si snoda nell’arco di diversi anni. Conviene andare con ordine, allora, e partire da una minuscola azienda con sede a Perugia, la Eurozona. Il 3 ottobre 2016 il consiglio della Federnuoto presieduto da Barelli dà via libera a un contratto che affida alla società umbra la ricerca di nuove sponsorizzazioni e la gestione dei rapporti con i fornitori. L’appalto vale 35 mila euro l’anno a cui vanno aggiunte eventuali provvigioni in caso di accordi con nuovi partner commerciali. Un anno dopo, come rivelano le carte della denuncia presentata alla Federazione europea, la stessa Eurozona incassa 20 mila euro come compenso “per l’assistenza commerciale” in un contratto di sponsorizzazione per la Len guidata da Barelli. Una partenza alla grande, se si considera che la ditta perugina, una società a responsabilità limitata, era nata solo a marzo del 2015 con un capitale versato di 2.500 euro.
Per capire chi tira le fila di Eurozona non basta consultare il libro soci. La quasi totalità del capitale, il 97 per cento, rimanda infatti alla Prime International consulting, con base al caldo di Miami, in Florida. Un nome che dice poco o niente, se non fosse che questa insegna a stelle e strisce rimanda all’italiano Mattia Fella, qualificato nei registri commerciali Usa come il rappresentante della minuscola società di Miami. Barelli conosce bene Fella. E all’Espresso lo descrive come una «persona per bene a cui abbiamo affidato incarichi marginali». Questione d’affari, ma non solo.
Nel 2018, per dire, Cristina Fella, una delle figlie del patron di Eurozona, è stata assunta in Federnuoto, dopo un periodo di stage non retribuito. Inoltre, secondo quanto L’Espresso ha potuto verificare, uno stretto collaboratore di Barelli viene dal giro di amici e soci di Fella. Giuseppe Leoni, questo il suo nome, era a libro paga della Federnuoto con un contratto di consulenza scaduto pochi gorni fa, il 30 giugno. Lo stesso Leoni nel 2011 ha creato in Florida una società di servizi in campo immobiliare, la Miami Global Service. E il suo partner in questa iniziativa era proprio Fella. Adesso invece Leoni è l’amministratore unico di una piccola azienda romana, la Punto Sport. Qui il cerchio si chiude perché la Punto Sport è controllata al 90 per cento da Barelli. A libro soci, con una quota del 10 per cento, l’altro azionista è Antonio De Pascale, consigliere federale della Fin. La Punto Sport possiede un avviato centro sportivo a Roma, nel quartiere Portuense, il Villa Bonelli sporting center, con piscina e palestra non lontano dall’impianto dell’Aurelia, storico club natatorio capitolino fondato proprio da Barelli negli anni Ottanta.
Prima di spuntare tra le carte della Fin, il nome di Fella era già finito, suo malgrado, sui giornali. Un episodio lontano nel tempo e ormai consegnato all’archivio della cronaca politica nazionale. Imprenditore nel settore viaggi, già titolare dell’agenzia Visetur, fallita nel 2011, una quindicina di anni fa Fella si muoveva con disinvoltura tra i palazzi del potere a Roma. Fino a quando nel 2008 non è inciampato in un’inchiesta della procura della capitale su presunti finanziamenti illeciti all’allora ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio. A sei anni di distanza, nel 2014, è arrivato il rinvio a giudizio. Secondo l’accusa, Fella avrebbe messo a disposizione di Pecoraro Scanio passaggi in elicottero, soggiorni in alberghi di lusso e vacanze. Il procedimento si è concluso senza condanne né assoluzioni: archiviato per effetto della prescrizione.
Nel frattempo, Fella aveva già messo radici in Florida, avviando alcune attività in campo immobiliare. Tutto questo, però, senza mai perdere di vista la madrepatria. A Roma, per esempio, il rapporto con Barelli si è consolidato in questi ultimi anni. Nel settembre 2016 Fella viene descritto in un verbale del consiglio federale della Fin, come «un operatore professionale (....) specializzato nelle intermediazioni nelle (sic) sponsorizzazioni sportive». Sulla base di questa presentazione, l’organo di vertice della Federnuoto ha quindi incaricato il presidente Barelli di definire un contratto di collaborazione con Fella oppure con una società da quest’ultimo indicata. Il contratto si legge nelle carte federali riguarda tra l’altro «la ricerca di nuovi partner commerciali». Tempo un paio di settimane e, come detto, a ottobre del 2016 viene quindi siglato l’accordo con Eurozona. Un anno dopo, la società pubblica Terna, quotata in Borsa, finanzia con 70 mila euro alcuni stage della nazionale giovanile di nuoto e alla società di Fella viene liquidata una provvigione del 20 per cento (14 mila euro) sul valore di questo contratto.
Non di soli sponsor, però, vive il nuoto. Ai piani alti della Fin trovano anche il tempo per festeggiare e fanno le cose in grande. Nel 2017 gli atleti italiani battono il record di medaglie conquistate in una singola edizione dei mondiali. Un gran successo che va celebrato. Ed ecco che il 23 settembre, allo “Spazio Novecento” di Roma, va in scena il “Galà dei Campioni Azzurri Meravigliosi”: 600 invitati, cena, brindisi, musica e balli, una replica ancora più sfarzosa dell’evento che già si era tenuto nei due anni precedenti.
Chi organizza la memorabile serata, con ospiti d’onore tutti i campioni della nazionale? Ci pensa Eurozona, la società di Fella che evidentemente può vantare qualche competenza anche nell’organizzazione di feste e affini. Questa almeno è la valutazione del Consiglio federale della Fin, che il 18 settembre 2017 delibera di affidare a Eurozona, definita “agenzia specializzata”, l’organizzazione della serata in calendario solo cinque giorni dopo. La spesa prevista ammonta a 70 mila euro. Lo stesso copione si ripete anche nei due anni successivi. La Federnuoto rinnova l’incarico a Eurozona, ma i costi del galà aumentano: 76 mila euro nel 2018 per 650 invitati e 83 mila euro per 550 ospiti nel 2019. Ricapitoliamo: la Fin festeggia, gli affari aumentano e la società di Fella incassa. I suoi conti, quelli più recenti, restano però un mistero.
Infatti, l’ultimo bilancio Eurozona disponibile per la consultazione risale al 2016 ed è stato depositato in camera di commercio soltanto a novembre del 2019. Non pervenuti, invece, i documenti dei tre anni successivi. Nessun problema, a quanto pare. Barelli e i suoi collaboratori non si sono fatti domande su un’azienda fornitrice che non pubblica i suoi conti alle scadenze previste dalla legge. Oppure si è preferito chiudere la porta a dubbi e sospetti. Del resto anche la Len, la Lega europea del nuoto, ha messo il coperchio sullo strano caso degli appalti alle società in qualche modo legate al suo presidente italiano.
Un nome che emerge dai documenti a suo tempo esaminati dalla Len, è quello della Cir. Aur., che per l’80 per cento fa capo a Barelli affiancato dal già citato De Pascale, il consigliere federale Fin che, come detto, è socio del gran capo del nuoto italiano anche nel capitale della Punto Sport. Tra il 2014 e il 2016 la Cir. Aur., una sigla che sta per Costruzioni Immobiliari Romane Aurelia, ha emesso fatture a carico di Len per circa 70 mila euro. A quell’epoca Barelli era già al vertice della Federazione continentale e quindi, in pratica, avrebbe dato via libera a pagamenti a se stesso. Va segnalato un altro fatto. L’amministratore unico di Cir.Aur. si chiama Franco Concordia, di anni 83. Il medesimo Concordia che nel 2020 è consulente della Fin con un contratto siglato dallo stesso Barelli, questa volta come presidente federale.
Nei documenti ufficiali, quelli depositati alla camera di commercio, la Cir.Aur. descrive così la sua attività prevalente: «locazione di beni immobili propri, sviluppo di progetti immobiliari senza costruzione». E infatti, come L’Espresso ha verificato, l’unica proprietà a bilancio è una casa a La Maddalena, in Sardegna. A che titolo quindi sono state emesse le fatture? «Servizi logistici», si legge nei documenti. Secondo la ricostruzione della Lega continentale, i pagamenti sono serviti a coprire le spese sostenute da Barelli nel suo ufficio di Roma per attività nell’interesse di Len. Il rimborso sarebbe avvenuto sulla base di un accordo che risale addirittura al 2012. Tutto regolare, quindi. Allo stesso modo la Federazione europea ha respinto i sospetti sollevati dall’ex presidente Consolo sul ruolo svolto da un’altra società romana, la Elevan che fa capo ad Andrea Polimeno, un agente d’assicurazioni da tempo in ottimi rapporti con Barelli.
Questa volta i pagamenti, circa 48 mila euro, sarebbero stati il compenso per l’attività di assistenza nel contratto di sponsorizzazione stipulato dalla Len con il gruppo assicurativo italiano Unipol Sai, un contratto che vale 850 mila euro per il periodo 2016-2022. Non solo. Elevan avrebbe anche partecipato come consulente alle trattative per la vendita dei diritti televisivi sulle competizioni di nuoto. Non è chiaro, però, se la società romana abbia effettivamente incassato le provvigioni pattuite. Nel gennaio scorso, al termine della sua velocissima istruttoria, il consiglio della Lega europea del nuoto ha dichiarato che tutto si è svolto nel rispetto delle norme. Resta la sorpresa per il duplice ruolo di Polimeno, titolare della Assieur consulting di Roma, una delle più importanti agenzie nazionali del gruppo Unipol. Il proprietario della Elevan avrebbe ricevuto un compenso dalla Len come consulente per la ricerca dello sponsor. E allo stesso tempo si sarebbe trovato ad avere come controparte un gruppo assicurativo a cui è legato da strettissimi legami d’affari. Una posizione piuttosto imbarazzante. Chissà, forse Polimeno ne avrà parlato con Barelli. Assieur può infatti vantare da molti anni un rapporto d’esclusiva con la Federnuoto. Tutte le polizze dei tesserati Fin, polizze col marchio Unipol, vengono gestite dall’agenzia romana. La stessa che è finita a libro paga della federazione continentale. Anche in questo caso con il via libera di Barelli.
Inchieste
10 luglio, 2020Società vicine a Paolo Barelli, da venti anni numero uno del nuoto italiano, hanno siglato contratti con la Federazione. Che ha messo a libro paga anche gli amministratori di due aziende controllate dal potente manager sportivo e deputato di Forza Italia
Appalti e consulenze: così i soldi pubblici della Federnuoto vanno agli amici del presidente
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