Inchiesta
Come opera in Italia la ong francese cattolica di destra che appoggia il regime di Assad
È dal 2018 che la SOS Chrétiens d'Orient ha cominciato a radicarsi anche nel nostro Paese. In Siria appoggia il regime. Ha legami con reti dell’estrema destra italiana e si è fatta strada nella politica della Penisola arrivando a inviare volontari italiani nel Paese in guerra. Ora potrebbe dover affrontare accuse di complicità in crimini di guerra
Tutte le strade, persino quella per Damasco, portano a Roma. SOS Chrétiens d'Orient (Sosco), una ong umanitaria fondata da attivisti dell’estrema destra francese che recentemente ha iniziato a operare anche in Italia, sostiene da anni con denaro, rifornimenti e propaganda organizzazioni e milizie legate al regime siriano guidato da Bashar al-Assad. Lo rivela una inchiesta de L'Espresso, Mediapart, Bellingcat e Al-Jumhuriya durata 8 mesi.
Da quando ha iniziato l'attività nel settembre 2018, la filiale italiana dell’ong francese, la Fondazione SOS Cristiani d'Oriente, ha rapidamente infiltrato la politica italiana plaudendo al proprio lavoro mentre promuove presso i parlamentari italiani una versione della guerra in Siria favorevole ad Assad, chiedendo donazioni e reclutando sei volontari italiani per missioni nel Paese in guerra. I suoi dirigenti, che hanno pure partecipato a conferenze organizzate da CasaPound, offrono della ong un'immagine pubblica pia, anche posando in foto accanto a Papa Francesco.
Nonostante rivendichi di essere apolitica, Sosco ha donato centinaia di migliaia di euro a organizzazioni controllate dal regime siriano, oltra a fornire aiuti e rifornimenti alimentari alle milizie cristiane comandate dai signori della guerra, sostenute da Assad e accusate di crimini di guerra.
Legami con l'estrema destra
Sosco, che invita i donatori e i volontari a sostenere i cristiani “nell’Oriente”, si è espansa rapidamente dalla sua fondazione nel 2013. Stando al loro bilancio, le donazioni annue sono cresciute da 1 a 8 milioni di euro tra il 2014 e il 2018.
I suoi legami con l'estrema destra francese sono ben documentati. Sia il direttore generale Benjamin Blanchard, sia il presidente Charles De Meyer hanno iniziato la loro carriera politica come assistenti del sindaco di estrema destra (di Orange, nel Sud della Francia,) Jacques Bompard. De Meyer ora è nello staff di Thierry Mariani, un eurodeputato francese del Rassemblement National (Rn), l’ex Front Nationale, ed è uno strenuo difensore del presidente russo Vladimir Putin.
François-Xavier Gicquel, il responsabile delle operazioni di Sosco, è stato costretto a dimettersi dal Rn dopo che sono emerse delle sue foto del 2012 che lo ritraevano facendo il saluto nazista in memoria di Benito Mussolini.
Sosco Italia invece ha messo radici nell'ecosistema dell’estrema destra italiana. Ha nominato presidente Sebastiano Caputo, caporedattore de L'Intellettuale dissidente, una rivista che secondo Rolling Stone sta "al centro della galassia bruno-rossastra" del nostro Paese. Caputo sostiene di aver saputo di Sosco nel settembre 2015 in una conferenza a Damasco.
Caputo ha anche scritto per Rinascita, che ha pubblicato il lavoro del negazionista dell'Olocausto francese Robert Faurisson prima della sua morte nel 2018. In Francia ha scritto per Égalité & Réconciliation, il sito web diretto da Alain Soral, un personaggio dell’estrema destra che ha subito già condanne per negazione dell'Olocausto.
Nel 2014 ha partecipato a una conferenza organizzata dall’organizzazione neofascista CasaPound, nota per i suoi attacchi contro i migranti e la sinistra. CasaPound, come Sosco e Caputo, considera i ribelli moderati siriani dei terroristi e difende Bashar al-Assad, che da un lato sostiene che la rivolta sia guidata dai terroristi e, dall’altro, ha liberato dalla prigione molti estremisti violenti. CasaPound fa parte del Fronte europeo di solidarietà per la Siria, una coalizione di attivisti politici che organizza viaggi in Siria a sostegno del regime.
Caputo non è l'unico membro di Sosco ad avere legami con CasaPound. Anne-Lise Blanchard, la madre di Benjamin che lavora per Sosco, a un evento del 2015 organizzato da Solidarité-Identités (Sol.Id), un'emanazione di CasaPound, si è presentata sul palco accanto ai rappresentanti di Hezbollah.
Caputo ha riferito a L'Espresso che dalla sua fondazione Sosco Italia non mai collaborato con CasaPound, e di non essersi “mai posto il problema di condividere o meno le idee di chi mi ha invitato, e tantomeno di condividere le idee delle personalità che ho ospitato ai miei eventi".
Ospiti di Palazzo Montecitorio
Dopo la repressione delle proteste pacifiche nel 2012, Parigi interruppe i rapporti diplomatici con Damasco. Nello stesso anno, Roma richiamò l’ambasciatore. Nel 2019, tuttavia, l'Italia ha fatto sapere di stare valutando la possibilità di riaprire l’ambasciata in Siria.
Uno dei principali obiettivi di Sosco Italia è portare avanti "un lavoro di sensibilizzazione sul tema (dei cristiani “dell’Oriente") attraverso conferenze pubbliche e incontri privati con le autorità ecclesiastiche e politiche", recita il blog di Caputo sul sito de Il Giornale. Di questi "incontri privati" Caputo ha rifiutato di fornirci dettagli.
L’ong è stata invitata al Parlamento Italiano ripetutamente. A febbraio 2019, Caputo ha parlato formalmente delle attività della ongl’ong davanti all’Intergruppo parlamentare per la difesa dei cristiani nel mondo, un gruppo creato assieme a Andrea Delmastro Delle Vedove di Fratelli d'Italia. L’ong è stata invitata al Parlamento Italiano ripetutamente. A febbraio 2019, Caputo ha parlato formalmente delle attività dell’ong davanti all’Intergruppo parlamentare per la difesa dei cristiani nel mondo, un gruppo creato anche da Andrea Delmastro Delle Vedove di Fratelli d'Italia.
Lo stesso anno a dicembre, secondo riferisce Sosco, Caputo e Blanchard hanno incontrato, su invito di Delle Vedove, la Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Rappresentanti. Iolanda Di Stasio del Movimento 5 Stelle ha presieduto la sessione. Blanchard ha elogiato il lavoro di Sosco in Medio Oriente, aggiungendo che occorre “la ripresa delle relazioni diplomatiche" con la Siria.
Caputo ha detto a L’Espresso che Sosco Italia ha finora organizzato “una decina di incontri pubblici in tutta Italia”, sottolineando che “la priorità dovrebbe essere la fine delle sanzioni”. (Lo scorso aprile, una petizione che chiede la fine delle sanzioni è stata firmata dal presidente di Sosco, dall'ex premier Romano Prodi e da altri attivisti cattolici). Caputo ha anche espresso al Parlamento la necessità di riaprire l'ambasciata italiana a Damasco e di organizzare la visita di una delegazione parlamentare italiana in Siria.
Blanchard, da parte sua, ha invitato i parlamentari italiani a vedere da vicino il lavoro di Sosco in Siria e in Iraq. Sono frequenti ormai le visite di membri della politica organizzate dall’ong nella Siria controllata dal regime di Assad per promuovere il loro incontro con figure favorevoli al regime. Sosco ha organizzato almeno sei visite di parlamentari francesi. Secondo Blanchard, sono stati loro ospiti loro anche delle delegazioni del Parlamento Europeo e del Bundestag.
Dall'altra parte del Tevere, dal Vaticano, all’ong attiva da due anni è anche arrivato un invito per partecipare al Forum delle (100) ong d’ispirazione cattolica, che è stato interpretato come una validazione dell'ong di cui si cominciava a sentire il bisogno. Radio Vaticana, la stazione radio multilingue, considera Sosco troppo radicale e rifiuta di concedere ai suoi membri spazio nelle trasmissioni, ha riferito a L'Espresso una fonte della radio. Caputo insiste che ciò non sia vero.
Sosco non ha perso tempo per pubblicare su Facebook foto di Blanchard e Caputo in pose devote vicino a Papa Francesco. A quanto Caputo ha detto a L’Espresso, Sosco Italia ha lavorato con le gerarchie ecclesiastiche sin dalla sua fondazione, ed "è stato un grande onore incontrare il Santo Padre in quell’occasione".
Il pellegrinaggio in Siria e i signori della guerra sostenuti da Assad
Sarebbero 1.800 i volontari inviati dall'ong in varie parti della regione mediorientale sfruttando la legittimazione politica e religiosa. Secondo ha riferito Caputo a L’Espresso, su un gruppo di 17 volontari destinati a missioni in Medio Oriente, sei sono stati inviati in Siria dalla fondazione di SOS Cristiani d’Oriente.
Alla domanda su dove in Siria vadano precisamente i volontari italiani, Caputo ha detto che quelli di Sosco Italia “hanno integrato o integrano in Siria (così come negli altri Paesi di missione) le attività e i cantieri dell'associazione umanitaria francese SOS Chrétiens d'Orient e le svolgono in accordo con il capo missione di SOS Chrétiens d'Orient del Paese di riferimento".
Nicola, un architetto barese di 32 anni, ha trascorso cinque settimane con Sosco in varie città controllate dal regime. “In Occidente, abbiamo dimenticato le nostre radici e la nostra identità", scrive Nicola sulla pagina web di Sosco. “La Siria ha bisogno della vera Europa e l'Europa ha bisogno della Siria". Alcuni volontari italiani hanno insegnato l’italiano a Homs e a Damasco, e visitato Palmira.
Un altro, Angelo, di 23 anni, uno dei primi tre volontari italiani andati in Siria con Sosco, è stato per un certo tempo in una città controllata da un signore della guerra sostenuto dal governo siriano, Mahardah (chiamata anche Mhardeh o Muhardah). Nella città a maggioranza cristiana del governatorato di Hama, che il regime controlla, e nella vicina Suqaylabiyah il personale e i volontari di Sosco hanno fatto spesso visita a due comandanti delle milizie. Simon al-Wakil e Nabel al-Abdullah comandano le unità locali delle Forze nazionali di difesa (Ndf), le milizie sostenute da Assad che combattono al fianco di Hezbollah e del neofascista Partito socialista nazionalista siriano (Ssnp).
“Le Forze nazionali di difesa hanno commesso ripetutamente violazioni dei diritti umani, è risaputo", dice Sara Kayyali, la ricercatrice di Human Rights Watch (Hrw) per la Siria. “Una ong che opera in Siria non può non saperlo".
Nel 2019, ciononostante, Sosco ha premiato entrambi i comandanti per la "liberazione" delle loro città - mai occupate - infrangendo palesemente il principio di neutralità dell’intervento umanitario. Nonostante la presunta apoliticità, l'ong afferma via email (in risposta alle nostre domande, da loro pubblicate online) che "premiare i cristiani che si difendono dalla barbarie islamista per la propria sopravvivenza e la difesa delle loro mogli, figli e villaggi rientri assolutamente nella loro filosofia".
Il sostegno della ong, però, va oltre quello morale. Un video di Sosco del 2016 mostra membri dell’ong che portano coperte e cibo alle Ndf – che hanno la loro base a Mahardah. In un altro post del 2019, inoltre, l’ong parla dei volontari che portano a “Mr. Simon e ai suoi uomini ciò che costituisce il resto della vita quotidiana di un soldato: caffè, tè, mate e un po’ di tabacco”.
Sosco ha anche raccolto fondi da donare esplicitamente alle famiglie dei miliziani morti dell’Ndf, come recita una sua pagina di crowdfunding del 2019. “Portiamo loro del cibo; soprattutto alle famiglie i cui mariti vanno a combattere", ha spiegato nel 2019 su Sputnik, il sito web pro-Cremlino, Alexandre Goodarzy, l’allora capo della missione in Siria.
Sosco Italia raccoglie denaro separatamente per i progetti più generali dell’ong in Medio Oriente. Lo fa utilizzando un conto bancario italiano presso Unicredit. Caputo ha confermato a L’Espresso che l'unica raccolta fondi strettamente italiana è stata per una “marcia per Aleppo” alla quale egli prese parte.
Tra i progetti in corso in Siria c’è, per esempio, “Aiuto urgente per Mahardeh” che parla espressamente dei rifornimenti consegnati da SOS Cristiani d'Oriente alle famiglie dei miliziani. “Abbiamo portato il nostro sostegno a più di 3.000 famiglie dei martiri e dei combattenti che soffrono per il considerevole aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità. E ’necessario che veniamo in aiuto ai siriani che si son battuti sacrificando tutto per la loro terra e per le loro famiglie".
Sosco non nega quindi il sostegno ai combattenti, ritenendo che i miliziani “stiano solo difendendo se stessi e le loro famiglie contro Isis e al-Qaeda”, come ha dichiarato il 7 settembre 2020.
"Fino ad oggi", aggiunge l’ong, "abbiamo speso 80.000 euro nelle città di Mhardeh (Mahardah) e Squelbiyeh (Suqaylabiyah)".
A casa di Al-Wakil, nel dicembre scorso, i volontari di Sosco hanno confezionato dei regali di Natale. Assieme a Blanchard, in diverse occasioni, sono stati ritratti accanto i miliziani in prima linea con vicino pezzi di artiglieria. Sosco e Blanchard hanno rifiutato di commentare quella che sembra essere una loro fascinazione per l'armamentario militare.
L'allora capo della missione in Siria, Alexandre Goodarzy - che in un video ha definito le notizie su attacchi con armi chimiche "delle stupidaggini" - è stato colto in video nel 2019 proprio mentre la milizia delle Ndf spara sui quartieri circostanti. Goodarzy ha rifiutato di rispondere alle nostre domande.
Anche Caputo ha visitato Mahardah e Suqaylabiyah almeno due volte negli ultimi tre anni. Nel gennaio 2019, le Ndf di Suqaylabiyah hanno pubblicato delle che lo ritraggono assieme al fotoreporter italiano Giorgio Bianchi - che a sua volta ha elogiato su Facebook l'apologeta di Assad, Vanessa Bealey - in posa con Nabel al-Abdullah sotto un grande ritratto incorniciato di Bashar al-Assad. Le Ndf nella didascalia li descrivono come "delegati dei media italiani che sottostanno al ministero dell'Informazione (siriano)". Bianchi non ha risposto a diverse richieste di commento. Caputo ha confermato a L’Espresso di aver ricevuto un visto giornalistico dal ministero dell'Informazione di Damasco.
Pochi mesi dopo Caputo ha postato per i suoi follower su Twitter una foto nella quale sta accanto a uomini armati in divisa militare in prima linea a Suqaylabiyah. A ottobre dello stesso anno, le Ndf di Mahardah hanno pubblicato alcune foto di Simon al-Wakil assieme a Caputo e Bianchi.
Su Instagram per le sue foto Caputo usa hashtag quali #reportage e #warpress. I post in questa pagina mostrano che nella primavera 2018 Caputo era a Mahardah e Suqaylabiyah e che ha incontrato Al-Wakil, Al-Abdullah e Alexandre Goodarzy di Sosco, con il quale ha preso un "tè sulla linea del fronte" e fatto un viaggio 25 giorni su strade sterrate.
A L’Espresso, invece, Caputo ha fornito come spiegazione del viaggio di 25 giorni con Goodarzy che si trattavo di “realizzare un reportage fotografico delle missioni di SOS Chrétiens d'Orient, nonché documentare le loro attività umanitarie in tutta la Siria insieme alle loro ricerche di nuovi progetti sul territorio”.
"Quando si viaggia in zone di guerra, di crisi o di confine, è del tutto normale doversi rapportare con militari, se andaste sul campo conoscereste queste dinamiche", ha detto Caputo a L’Espresso a giustificazione del periodo passato in prima linea.
Subito dopo il viaggio Caputo scrive anche un enfatico ed emotivo articolo su Al-Wakil e Mahardah per Il Giornale, menzionando anche Sosco, e appena sei giorni dopo l’articolo, Caputo tiene a Roma una conferenza stampa di presentazione di Sosco Italia.
Tutto ciò suggerisce una commistione tra le sue responsabilità umanitarie e da giornalista, che Caputo controbatte precisando a L’Espresso che quando viaggia in Siria con Sosco chiede un visto umanitario, mentre se viaggia come reporter chiede un visto giornalistico.
Caputo non ha risposto alla domanda su quante visite abbia fatto alle città di Mahardah e Suqaylabiyah. Ha detto invece che in Siria è andato "sia per conto di SOS Chrétiens d'Orient, sia per necessità professionali legate al mio lavoro di reporter, scrittore e conferenziere", e che era "fiero di aver incontrato le popolazioni di questi due villaggi che resistono con pochi mezzi alle offensive militari di Jabhat Al Nusra".
Un altro cittadino italiano coinvolto nella campagna di sostegno al regime siriano, e che conosce bene Mahardah e Suqaylabiyah, è Barbara Francesca Passera. Recentemente ha scritto due articoli lusinghieri su Al-Wakil e Al-Abdullah su Idea, un settimanale di Cuneo. Passera gestisce anche alcune pagine Facebook pro-Assad e, nel 2016, è stata lei a introdurre un dibattito sulla Siria con… Sebastiano Caputo. Passera ha rifiutato di rispondere alle nostre domande perché, ha detto, è una cittadina privata, non una giornalista, non è mai stata in Siria, e i suoi articoli su Idea "non sono che traduzioni dei racconti fatti dai diretti interessati". Carlo Borsalino, l’editore di Idea precisa: “Dal 1 aprile 2020 è cambiato il direttore del giornale e nessun membro della redazione, me compreso, conosce l'autrice degli articoli".
Sia al-Wakil e al-Abdullah, entrambi elogiati più volte da funzionari russi di alto rango, sono apparsi in fotografie accanto al famigerato criminale di guerra siriano Suheil al-Hassan. Al-Wakil ha detto a Caputo nel 2018: "I russi qui si coordinano con noi prima di ogni operazione, senza il nostro consenso non agiscono”. Al-Wakil ha aggiunto che, dopo un incontro di quattro ore con Qassem Soleimani - il defunto comandante della unità d'élite del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc), la Brigata iraniana Al-Qudsuna - i “soldati cristiani di Mahardeh” sono stati messi su un volo per Teheran per essere addestrati dalle Irgc.
Su entrambi i comandanti delle milizie pesano accuse di crimini di guerra. Lo si evince da una lista nera dei criminali di guerra pubblicata da Pro-Justice, una ong siriana fondata da Wael Sawah. Al-Abdullah e Al-Wakil hanno commesso, partecipato o dato ordine di uccidere diverse centinaia di civili nella regione di Hama nel 2012, 2014 e 2017, afferma l'ong. Lo hanno fatto, ad esempio, nel 2012 a Halfaya, ad appena un chilometro dal Mahardah, spiegano a Pro-Justice, con un bombardamento di case ordinato da al Wakil nel quale sono morti 25 civili. La città era all'epoca l'obiettivo di bombardamenti indiscriminati da parte dell'aeronautica militare siriana. Secondo il documento dell’ong, le milizie di al-Abdullah e di al-Wakil sono state coinvolte anche nel massacro ad al-Qubayr, un villaggio vicino a Mahardah, dove sono morti 100 donne e bambini in un solo giorno, "dieci dei quali massacrati con dei coltelli prima che fossero bruciati i corpi”.
Nel settembre in corso, l’ong ha affermato di "non essere a conoscenza di tali accuse", precisando: "Non abbiamo mai affermato di essere neutrali nei confronti di Al Qaeda". Sul sito web di Sosco c’è invece menzione delle accuse contro Al-Wakil già un anno fa: "(Al-Wakil) ci mostra divertito il modo in cui parlano su di lui nei media filo-jihadisti, dei cosiddetti massacri di cui lo accusano. Pensiamo che sia incrollabile". Caputo ha detto di non sapere "di quali accuse parlate" e di non aver mai presentato personalmente alcun volontario italiano né ad Al-Wakil né ad Al-Abdullah.
A questi addebiti, però, si sommano altri. Le Ndf di Mahardah hanno utilizzato il monastero di San Giorgio, sito su una collina strategica a sud-est del villaggio, "per bombardare ripetutamente le città circostanti verso la fine del 2012", riferiscono da Syrians for Truth and Justice (Stj), una ong siriana con sede in Francia.
La stessa ong accusa Al-Abdullah di avere creato campi di addestramento per bambini (con l'aiuto di al-Wakil) "con l'obiettivo di aumentare la quantità di combattenti delle Ndf".
In un post pubblicato sulla pagina Facebook delle Ndf di Suqaylabiyah nel 2015, le foto dei “dormitori dei cuccioli di leone” mostrano vari bambini, alcuni dei quali in divisa militare, sdraiati su materassi sul pavimento. “Era il primo giorno del programma di addestramento", si legge nel post.
E ancora, in un reportage fotografico di un mezzo stampa dell'opposizione siriana, Al-Shaam, si vedono delle giovani reclute che imparano a maneggiare i magazzini dei Kalashnikov. “Questo tipo di pratica è comune nei campi dovunque nella guerra siriana", ci dice Ziad Majed, professore di Studi mediorientali all'Università americana di Parigi e coautore di due libri sulla Siria. ”I giovani tra i 15 ei 18 anni sono addestrati alla disciplina militare e al maneggio delle armi così che possano essere inviati a combattere non appena diventano maggiorenni, o anche prima".
A Sosco dicono di "non essere a conoscenza di queste informazioni" sull'addestramento dei bambini, sostenendo che le foto che avevamo trovato riguardavano "attività degli scout", e che dovrebbero essere considerate tali prima di interpretare che celebrino che i bambini siano addestrati in Siria per il combattimento. Sosco ha aggiunto: "Se questa ipotesi fosse vera, vi ricordiamo l'eroismo dei bambini adolescenti impegnati nella resistenza contro il nazismo, los Cristeros (i ribelli cattolici in Messico all'inizio del XX secolo) e i piccoli agricoltori della Vandea (la rivolta rurale filo monarchica un monarchico rurale rivolta durante la Rivoluzione francese)”.
Viceversa, "se si rivelasse vero che il denaro raccolto va ai capi della milizia", ??spiega Sara Kayalli, la ricercatrice per la Siria di Human Rights Watch, "e che è la milizia a distribuire questo denaro alle famiglie e a trarre un beneficio dagli abusi, SOS Chrétiens d'Orient potrebbe essere accusata di complicità nei crimini commessi da queste milizie ".
Da Sosco sostengono che qualsiasi accusa di complicità sia "folle", e descrivono l’organizzazione come una ong che "aiuta le vittime della guerra e del terrorismo".
La collaborazione con la First Lady siriana
Sosco, però, ha anche legami politici più espliciti con il regime. Nel 2017, l’ong ha sostenuto il progetto "Believe in Aleppo", una campagna di propaganda del regime, lanciata assieme al Ministero del Turismo siriano e Al-Karma, una ong gestita da Hala Chawi, un consigliere ombra di Bashar al-Assad. Secondo le nostre fonti, suo figlio George è incluso in una lista di soggetti passibili di sanzioni internazionali in quanto un “membro dell'esercito elettronico di Assad, coinvolto in azioni violente e appelli alla violenza contro la popolazione civile siriana”.
Sosco riconosce di aver contribuito con 17.000 euro a quell’"importante progetto per gli abitanti di Aleppo... e ne siamo orgogliosi". Al-Karma ci ha detto che non c'è stata "nessuna alcuna collaborazione tra la signora Chawi o Al Karma ed SOS Chrétiens d'Orient dall'inizio del 2020".
Nonostante quando detto, la collaborazione dell’ong con il regime sale più in alto ancora nella catena di comando. In una foto in un post sul sito web di Sosco di marzo 2019, un gruppo di persone che include Blanchard e Goodarzy, posa sorridente sui gradini dell’appena inaugurato Tishreen Community Center ad Hamdaniya, in Aleppo Ovest. Il centro, che secondo il post è stato creato per servire la comunità locale, è il risultato dalla collaborazione tra Sosco e il Syria Trust for Development (Std).
L'Std, che sovrintende al gruppo più numeroso di ong del Paese, "ha svolto un ruolo importante nel piano del governo per sconfiggere la rivoluzione siriana", spiega Ayman al-Dassouky, coautore di un recente rapporto dell’European University Institute a Firenze sulle ong sponsorizzate dal regime. “È in grado di reindirizzare gli aiuti internazionali verso il regime e i suoi associati".
La first lady siriana, Asma al-Assad lo dirige dopo averlo fondato. Anche lei dallo scorso giugno è passibile di sanzioni internazionali, in questo caso da parte degli Stati Uniti, per il ruolo critico che ha svolto nel contribuire alla repressione, ai sensi del Caesar Act. La nuova legge vuole colpire individui e istituzioni in affari con figure di alto profilo legate al regime siriano. Il Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, definisce la first lady "uno dei più noti profittatori della guerra in Siria".
Sosco afferma di avere pagato all’Std tra il 2017 e il 2019 la somma di 285.752.559 sterline siriane (poco più di 470.000 euro a un tasso di cambio ponderato per le variazioni). Si tratterebbe di un importo di poco conto per l’Std, il cui budget annuo è di circa 35 milioni di euro ma, anche così, a noi risulta che sia la più cospicua donazione che Sosco abbia mai fatto a una organizzazione siriana.
Sosco ha dichiarato nel 2019 di aver donato 300.000 euro all’Std "per costruire" il centro Tishreen (e organizzare due lezioni di francese gratuite a settimana). Tuttavia, secondo un membro dell’Std che ha chiesto di rimanere anonimo per motivi di sicurezza, il centro sta in un grande edificio pubblico che l'Std ha solo rilevato. Contattato via email, il servizio stampa l’ong risponde che il "centro educativo e sociale era stato completamente distrutto", di aver visto l'edificio in quello stato e di essere "orgogliosa di averlo ricostruito".
La partnership Sosco-Std si estende anche a Damasco, dove i volontari Sosco lavorano in un centro per bambini gestito dal fondo. Sosco, inoltre, vende online del sapone prodotto da un'azienda sostenuta dall’Std, la Ubbaha, il cui top manager, Fadi Farah, è diventato direttore finanziario di Sosco a maggio 2019.
Alla domanda se i volontari italiani abbiano lavorato a progetti Sosco-Std, Sebastiano Caputo ha risposto a L’Espresso che “SOS Chrétiens d'Orient gestisce e coordina le attività ei cantieri in tutti i Paesi di missione, di conseguenza i volontari italiani si integrano in quelle attività e in quei cantieri in tutti i Paesi di missione”.
La legge Caesar non è retroattiva, ma ogni transazione finanziaria tra Sosco e Std successiva al suo varo rende l’ong passibile di sanzioni e multe da parte dell'Office of Foreign Assets Control - l'organismo che applica le sanzioni comminate dagli Usa. Sosco riferisce che molte ong in Siria sono preoccupate per le "pericolose ripercussioni di sanzioni (dalla legge) Caesar, che rischiano di penalizzare l'azione umanitaria e il popolo siriano".
La cooperazione Std-Sosco sul campo continua ciò nonostante. Ad agosto 2020, Sosco ha pubblicato un video su Twitter recante la didascalia: "La missione in Siria continua con la donazione di pacchi per l’igiene a #Squelbieh (Suqaylabiyah) in collaborazione con il Syria Trust for Development".
"Le agenzie delle Nazioni Unite e molte ong attive in Siria (che collaborano con l’Std) si stanno ponendo le stesse domande sulle pericolose ripercussioni di sanzioni (dalla legge) Caesar, che rischiano di penalizzare l'azione umanitaria e il popolo siriano", dicono a Sosco.
Le sanzioni Usa hanno come obiettivo il regime di Assad e i suoi alleati, o qualsiasi paese o azienda che intenda normalizzare i propri rapporti con la Siria, ma è’ improbabile che colpiscano una piccola ong francese, ci dice Charles Thépaut, un visiting professor al Washington Institute, perché la Francia è un alleato. Anche così, "le banche potrebbero adottare misure preventive per evitare il rischio di essere sanzionate". Sosco finirebbe così potenzialmente nella linea di fuoco di eventuali sanzioni.
Per ora Sosco sembra riuscire a mantenere la facciata - almeno nei corridoi della politica italiana.
Questa indagine ha ricevuto un sostegno dai programmi MoneyTrails e European Cross-Border Grant di JournalismFund.eu. (Traduzione di Marina Parada)