Uomini e donne giovanissimi. Addestrati all’uso di armi da guerra e esplosivi. Si infiltrano sui social e reclutano adepti tra i negazionisti. Chi sono e come si muovono i suprematisti bianchi di casa nostra

Ci sono nazisti in Italia desiderosi di combattere. Uomini e donne che fanno parte di gruppi antisemiti e negazionisti. Sono suprematisti bianchi, attivi in diverse zone del nostro Paese, in collegamento fra loro attraverso la rete, in particolare su canali Telegram e sulla piattaforma Vkontakte (VK), il social di gran lunga più popolare nel mondo russo. Ci sono personaggi addestrati nei campi di combattimento in Ucraina, capaci di usare armi da guerra, di confezionare ordigni, di studiare strategie di lotta e di aggressione, sostenuti dalle loro convinzioni antisemite e filonaziste, nutriti dalla fascinazione per Adolf Hitler. Sono italiani e da tre anni vengono tenuti sotto controllo dagli investigatori nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, e dai sostituti Antonello Ardituro e Claudio Onorati. L’indagine, che vede fino adesso una decina di indagati, tende ad allargarsi dalla Campania ad altre regioni.


Il cardine da cui si parte è un’associazione chiamata “Ordine di Hagal”, che si presenta ufficialmente come un gruppo para-culturale che abbraccia vari ambiti di contestazione. Nel suo statuto è definita «associazione Social-Spirituale» e «associazione sostanzialmente e basilarmente religiosa». Ma in realtà è un movimento suprematista ed antisemita fortemente verticistico, denominato anche “Ordine Naturale di Hagal”, i cui affiliati vengono alternativamente chiamati dal presidente-fondatore, Maurizio Ammendola, 42 anni, di Maddaloni, «seguaci» o «adepti», ai quali viene richiesto di contrapporsi ai «nemici» che per loro sono gli ebrei, ma anche gli immigrati, fino a «morire per la causa». Gli adepti «oltre a dover essere pronti per la causa ad essere arrestati, dovrebbero ripudiare ogni forma di delazione (essendo peraltro costretti alla segretezza verso l’esterno) e a studiare per formarsi univocamente, secondo l’ideologia del movimento, rifiutando quindi ogni idea di cultura in senso lato o pluralità di informazione, tra i principi base di ogni associazione democratica», scrivono gli investigatori.

Maurizio Ammendola presidente fondatore del'Ordine di Hagal


C’è un’intensa attività di indottrinamento e reclutamento che viene svolta da diverse persone, in particolare da Ammendola, definito dai «seguaci» il «grande professore».


Un filo nero potrebbe collegare episodi e personaggi apparsi sulle scene di cronaca negli ultimi anni. Un panorama dal fondo nazista molto più ampio di quello campano. Gli inquirenti stanno accertando se rientrano tutti in uno stesso quadro.
Il gruppo campano di Ammendola è entrato in fibrillazione a gennaio quando ha appreso dell’arresto a Savona di Andrea Cavalleri, 22 anni, esponente di un’ultradestra sempre più aggressiva. Ammendola riunisce in fretta suoi adepti e dice: «Hanno arrestato a Forlì, Cesena e in varie parti d’Italia un gruppo di nazionalsocialisti che inneggiavano alla rivoluzione, alla lotta armata e a fare strage dentro le manifestazioni femministe e comuniste». È presente una ragazza, che conosce bene le strategie di Ammendola, e lei si mostra preoccupata per quanto è avvenuto. Il riferimento è ad un’operazione di antiterrorismo in diverse regioni che ha colpito ambienti della destra radicale contigui al terrorismo di matrice suprematista, conclusa proprio con l’arresto del ventiduenne, accusato di aver costituito un’associazione con finalità di terrorismo e per aver svolto azione di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale aggravata dal negazionismo.

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Anche in questa inchiesta ligure è emerso che i militanti o i simpatizzanti, che sono sempre più giovani, hanno propagandato le proprie ideologie attraverso Telegram.

Accanto ad Ammendola c’è Gianpiero Testa, 24 anni, originario di Avellino, il quale davanti alla notizia dell’arresto appare preoccupato di essere anche lui coinvolto nell’inchiesta. Non si sa ancora se fra il ventiduenne di Savona e l’avellinese ci sia un collegamento. Fatto sta che Testa, immaginando l’arrivo della polizia, provvede subito a spostare da casa sua tutto il materiale che riteneva compromettente, nascondendolo in un’altra abitazione.
I magistrati di Napoli stanno verificando se può esserci un collegamento anche con l’arresto avvenuto lo scorso anno a Bergamo di un ventitreenne accusato di detenzione di armi e istigazione per delinquere. O con la morte di Alessandro Fino, un ragazzo di 21 anni, rimasto ucciso mentre confezionava un ordigno in provincia di Como. E ancora con l’arresto di un soldato dell’esercito americano, in servizio presso la base Ederle di Vicenza: il militare si sarebbe unito a un gruppo neonazista satanico ed avrebbe fornito all’organizzazione estremista informazioni classificate nel tentativo di orchestrare un attacco alla sua stessa unità militare.


Ritornando in Campania, le intercettazioni fanno emergere che il movimento di Ammendola e Testa è organizzato secondo criteri paramilitari e che ne fanno parte ex militanti di Forza Nuova, impieganti, studentesse, disoccupati, tutti caratterizzati dalla condivisione della brutale ideologia neonazista e da tutti gli aspetti che la connotano, quali l’antisemitismo, l’omofobia ed il razzismo, proclamando la superiorità della razza bianca. Alcuni di loro hanno seguito un percorso che li ha portati a tessere contatti ed alleanze con i più integralisti gruppi nazionalisti ucraini di chiara ispirazione neonazista, meglio conosciuti all’opinione pubblica internazionale dal 2014, a seguito della guerra civile scoppiata nella regione del Donbass. Tra questi il più famoso è il battaglione Azov, formazione paramilitare, nato nei giorni di Majdan e poi incorporato nella Guardia nazionale ucraina, famoso per essere composto da volontari provenienti da tutto il continente e militanti dell’estrema destra. Il battaglione ha raccolto componenti di “Pravy Sektor” (settore destro) e della formazione neonazista “Patriot Ukrainy”, ideologicamente ispirata alla creazione di un «nuovo ordine» basato sulla superiorità della razza bianca, al fine di realizzare una «rivoluzione nazionale antidemocratica, antisemita, anticomunista».

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Anche dal punto di vista simbolico Azov si è ispirato all’iconografia nazista adottando sia la runa “Wolfsangel”, termine tedesco che sta a significare “Dente di Lupo”, in passato fregio della seconda divisione corazzata SS “das Reich”, utilizzato negli anni di piombo anche da “Terza posizione” (un movimento neofascista eversivo fondato a Roma nel 1978 da Roberto Fiore), sia lo “Schwarze Sonne”: il “Sole Nero”, che richiama la componente esoterica del nazismo ed è da considerare come una variante della svastica, conferma quindi, per quanto riguarda il fenomeno del neonazismo, la commistione tra ideologie politiche e il “neopaganesimo”, ovvero lo stesso mix presente nel bagaglio delle persone coinvolte nell’inchiesta della procura di Napoli, pronte, armate e attrezzate. In attesa di un ordine, o di un segnale per scattare.
Il battaglione Azov, per le sue ostentate caratterizzazioni neonaziste, è diventato un punto di incontro per la comunità internazionale dell’ultradestra, ed è proprio per queste dichiarate posizioni suprematiste ed antisemite che negli Stati Uniti 40 membri del Congresso hanno chiesto al Dipartimento di Stato di indicarlo come organizzazione terroristica straniera.


Roberto Fiore è stato arrestato lo scorso mese con altri militanti di destra, compreso Giuliano Castellino, per l’assalto alla sede della Cgil a Roma. Entrambi sono al vertice di Forza Nuova, movimento di estrema destra fondato da Fiore nel 1997. Da almeno un anno i due neri sono in prima linea contro la «dittatura sanitaria», le decisioni del governo in tema di pandemia e campagna vaccinale. Per Fiore il capitolo “No Covid” è solo l'ultimo di un percorso che ha radici lontane e affonda negli anni di piombo. Castellino si divide tra il movimentismo di estrema destra e la sua passione per la Roma e gli ambienti “curvaioli”, spesso fucina per le nuove leve dell'estremismo nero in salsa romana. I due leader di Forza Nuova non sono coinvolti nell’inchiesta napoletana, che ha solo il sapore nazista.


Uno dei punti di contatto fra gli ucraini e i nazionalsocialisti italiani è Gianpiero Testa. Dalle indagini si apprende che Testa e Ammendola «sono esperti in materia di armi», ed entrambi hanno seguito «specifici corsi di addestramento nell’uso di armi lunghe e corte», conseguendo anche un diploma in Polonia presso l’European security academy, dove vengono addestrati appartenenti alle forze speciali militari per il corso avanzato di Krav Maga, un sistema di combattimento il cui fine è neutralizzare e uccidere il nemico.
L’odio e la strategia violenta di Testa sono emersi durante le intercettazioni, non solo verso gli ebrei e gli immigrati, ma anche verso gli appartenenti alle forze dell’ordine. L’avellinese ha più volte manifestato «allarmanti intenzioni omicide» nei confronti dei carabinieri, in particolare quelli in servizio alla Stazione di Marigliano, cittadina a 20 chilometri da Napoli, a nord del Vesuvio, in cui il nazista risiede. Testa voleva agire prendendo ad esempio i «lone actor terrorists» più noti a livello internazionale, adottando la tattica del terrorista solitario, scaricando in questo modo su altri la matrice dell’azione violenta che aveva progettato.


Nonostante Testa e altri camerati siano stati più volte perquisiti a casa dalla polizia, hanno proseguito nelle loro attività illecite. E per migliorare le proprie capacità operative ed «affacciarsi nel variegato mondo dei mercenari», l’avellinese ha intrecciato rapporti con esperti istruttori di tiro e di tecniche di difesa, in particolare con due fucilieri assaltatori nei reparti speciali della Marina militare, non indagati, che risultano particolarmente esperti e addestrati all’uso delle armi e di esplosivi, e vantano numerose esperienze all’estero.

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Uno di questi fucilieri era stato coinvolto da Testa per organizzare un periodo di addestramento in un’area boschiva a Sant’Angelo in Formis, una frazione di Capua, dove lo scorso febbraio voleva preparare un campo, ma le condizioni meteo non lo hanno consentito.


Sui finanziamenti che ricevono, gli investigatori stanno svolgendo accertamenti che puntano a verificare le origini dei versamenti su alcune carte Postepay utilizzate dai nazisti.


Secondo la Digos sono un centinaio gli appartenenti a questi gruppi filonazisti dislocati in diverse città. Gli investigatori stanno ricostruendo gli elenchi degli adepti attraverso le chat di Telegram scoperte sui telefoni sequestrati agli indagati. Per ogni nickname vengono svolte indagini per accertare l’identità. E così si tesse la tela di nomi e città che si espande da nord a sud. Gruppi nascosti dall’anonimato, ma operativi sul territorio, in collegamento fra loro.
La strategia comunicativa dell’associazione presieduta da Ammendola è impostata in modo da attirare adepti senza usare pubblicamente termini duri o razzisti che si rifanno ai nazisti.
C’è un messaggio audio che «il grande professore» invia ad uno dei suoi «seguaci» in cui spiega quali linee guida deve seguire per organizzare un discorso pubblico che deve tenere davanti a decine di ragazzi per presentare l’Ordine di Hagal. E chiarisce come strutturare le parole da usare, in modo da «fare breccia nella mente dei curiosi che intendono avvicinarsi all’associazione» e riconoscersi nella sua ideologia. Per Ammendola il discorso «non deve contenere riferimenti espliciti» e «non deve essere immediatamente d’impatto» per non spaventare i curiosi che si approcciano per la prima volta all’associazione, che ha una facciata diversa rispetto a quello che nasconde. Per questo motivo privilegiano all’inizio un approccio più morbido per introdurre gli argomenti chiave, come l’antisemitismo, il suprematismo della razza bianca e l’omofobia. Il messaggio vocale registrato e acquisito agli atti dell’inchiesta, documenta come effettivamente l’Ordine di Hagal sia uno specchietto per allodole, che utilizza come facciata gli aggettivi di associazione «social-spirituale religiosa» per attirare adepti e seguaci verso le dottrine suprematiste in chiave neonazista professate da Ammendola, supportato da una ragazza che dispensa anche lei consigli per la comunicazione. «Dobbiamo renderci conto che abbiamo di fronte una platea di persone che non sa assolutamente nulla, che è immersa in questo sistema, dobbiamo ricordarci che ci stiamo proponendo come associazione spirituale che vuole risolvere delle cose fondamentali», dice Ammendola, che appare come un imbonitore, e prosegue: «Non possiamo ancora parlare esplicitamente di certe cose». «Per il momento occorre togliere la parola ebreo, diciamo il nome e il cognome, e invitiamo le persone a fare ricerche sui personaggi citati, in modo che poi siano loro autonomamente, nell’intimo della loro mente, ad andare a scoprire cosa hanno in comune tutti quanti, come l’essere ebrei. Anche sul discorso omosessualità non possiamo affrontarlo in maniera forte in questo primo incontro», chiarisce il “professore” il quale ricorda che «sono persone che vengono invitate ad una presentazione, una conferenza sull’economia. Noi dobbiamo fargli capire le cose fornendo strumenti in modo che loro possano comprendere, dicendo che l’informazione è falsa, che sostanzialmente gli interlocutori a cui diamo più credito, quelli che consideriamo più autorevoli, come le televisioni, i telegiornali, i programmi televisivi, le istituzioni, la polizia, i carabinieri, i medici, l’industria farmaceutica, sono quelli di cui le persone sono state portate a fidarsi di più, ma che in realtà sono degli aguzzini, nemici della nostra salute, del nostro benessere e sono dei traditori».

La teoria del complotto e il senso di accerchiamento sono una costante di questi movimenti, prodromica all’affermazione delle teorie razziste, antisemite e xenofobe che trovano ulteriore humus nel disagio economico e nel senso di frustrazione ed esclusione dal sociale proprio di coloro sui quali queste ideologie hanno maggiore presa.


Alcuni canali Telegram, dai titoli fuorvianti, che servono a catturare nuovi adepti per l’associazione nazista, come “ioaprocampania”, oppure “assistenti costituzionali”, vengono utilizzati per fare attività di proselitismo e indottrinamento. Ammendola attraverso “ioaprocampania”, composto da svariati membri interessati nei mesi scorsi a scambiarsi messaggi contro le misure adottate dal Governo per limitare l’epidemia da Covid-19, riesce ad attirare l’attenzione di una ragazza, con la quale parla a lungo con l’intenzione di farla avvicinare alle sue idee e coinvolgerla nei suoi progetti e le parla delle proprie ideologie filonaziste, sostenendo che Hitler era come lui concettualmente, e che lui è uno «dei principali esperti e profondamente convinti estimatori di Hitler, che molte persone hanno capito che l’olocausto non è mai esistito e che molte di queste lo reputano un messia». La ragazza si dimostra entusiasta e si rende disponibile ad aiutarlo. C’è un’età media dei militanti o quantomeno simpatizzanti, che si è abbassata ai ventenni. Uno degli uomini di Ammendola parla del canale “Assistenti costituzionali”, aperto a tutti con chiari contenuti antisionisti ed omofobi, e spiega che è utile per fare da «scrematore» tra quelli che vi si avvicinano, «per selezionarne successivamente alcuni da introdurre nell’Ordine di Hagal».
Le ragioni dell’ascendente, soprattutto sui più giovani, di queste teorie, sono caratterizzate da forte disagio sociale ed economico, da disoccupazione e criminalità, dalla difficoltà, in poche parole, per molti di loro, a trovare una collocazione nel sociale e uno spazio in cui sviluppare con equilibrio la propria identità. Proprio a questo senso di spaesamento, a questa difficoltà di trovare una chiave di lettura coerente della realtà circostante, «le ideologie di estrema destra fornirebbero una risposta rassicurante», sostengono gli esperti che studiano i fenomeni neonazisti del nostro tempo.


Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nei mesi scorsi ha sottolineato che la più grande minaccia alla sicurezza interna di molti Paesi è data proprio dai movimenti suprematisti bianchi e dai movimenti neonazisti. Il segretario mette in guardia su questi «movimenti di odio che crescono di giorno in giorno», sono più di una minaccia terroristica interna e stanno diventando «una minaccia transazionale». Guterres ha fatto presente che questi gruppi neonazisti, come altri, hanno approfittato della pandemia, così come della polarizzazione sociale e della manipolazione culturale. «Troppo spesso, questi gruppi di odio sono incoraggiati da persone in posizioni di responsabilità, qualcosa che sembrava inimmaginabile poco tempo fa. È solo attraverso un’azione globale concertata che possiamo porre fine a questa grave e crescente minaccia».