La missiva (in un italiano traballante) scritta dal padrino di Centuripe a un rampollo del clan e trovata dalla Guardia di finanza dopo una perquisizione. Una indagine nata seguendo le truffe per accaparrarsi i fondi europei per i pascoli

La mafia ha messo le mani su un fiume di denaro di fondi europei destinati alla pastorizia siciliana. Sui terreni arroccati nei Nebrodi e per cifre milionarie. E seguendo questo fiume di soldi sporchi gli inquirenti hanno ritrovato anche una lettera, inviata dal carcere dal boss di Centuripe, riconducibile alla famiglia mafiosa Santapaola, che indica un suo rampollo come nuovo reggente e uomo di fiducia. Un documento davvero singolare che l’Espresso ha letto in esclusiva e che dimostra come negli anni Duemila vadano ancora avanti le cose in questo spicchio di Paese lontano dai riflettori mediatici e spesso anche dallo Stato: una lettera su carta che ha sorpreso anche gli investigatori, perché di solito questo tipo di comunicazioni vengono bruciate non appena sono state lette dagli interessati. Invece in questo caso, nonostante il boss concludendo il documento chieda espressamente di bruciate tutto, la lettera è stata ritrovata intatta.

 

Tutto accade nelle contrade tra Enna e Centuripe. La Guardia di Finanza di Nicosia, coordinata dal sostituto procuratore della Dda di Caltanissetta Pasquale Pacifico, nel luglio del 2020 entra a casa di alcuni componenti della famiglia dei Conti Taguali. Il mandato della procura di Caltanissetta riguarda una mega indagine per l’accaparramento di fondi europei in terreni pubblici affidati in maniera illegittima proprio a questa famiglia. Indagine nata dopo la firma del protocollo Antoci, che prende il nome dall’ex presidente del Parco dei Nebrodi: protocollo diventato poi legge dello Stato che, in soldoni, prevede l’obbligo della richiesta di certificazione antimafia per l’affitto di terreni pubblici di qualsiasi valore e per conseguente richiesta di contributi.

I Conti Taguali, i quali componenti hanno diverse guai con la giustizia anche per fatti di mafia, dopo le nuove norme si erano subito messi in allarme, visto che dal 2012 al 2017 hanno avuto affidati dall’Azienda pubblica silvo pastorale di Troina ben 1.181 ettari di terreno (su un totale di 4.200 gestiti dall’Azienda comunale). Insomma, un quarto di tutti i terreni pubblici. E grazie a questa concessione a canoni frazionati sotto la soglia dei 150 mila euro (soglia fissata fino al 2015 come necessaria per chiedere la certificazione antimafia, adesso con il protocollo Antoci è stata tolta) hanno ottenuto contributi comunitari per 3 milioni di euro. L’indagine il mese scorso ha portato all’arresto dell’ex responsabile dell’Azienda silvo pastorale e di diversi componenti delle famiglie dei Nebrodi che avevano intestato a prestanome migliaia di ettari di terreni per continuare ad incassare i contribuiti.

 

Ma nelle pieghe di questa indagine è saltata fuori la lettera del boss, che ha aperto uno squarcio su quello che accade ancora in queste contrade e sulla presenza costante della mafia. Nel portafoglio di uno degli indagati in questa indagine è stanta trovata la lettera che ha come mittente il boss Gianni Galati Massaro. Attualmente in carcere per scontare una condanna definitiva per 416 bis, il reato di associazione mafiosa, per una inchiesta del 2013 mentre è in corso l’appello per una seconda condanna a 16 anni sempre per reati di mafia. Secondo il collaboratore di giustizia Antonio Mavica i referenti di Cosa nostra per il territorio tra Centuripe e Troina sono i due cugini, Gianni e Santo. D’altronde il contenuto della lettera lascia poco spazio ai dubbi, dando mandato al rampollo di agire in suo nome anche per intimidire chi non si comporta bene, pagare gli avvocati, dare lavoro ai suoi parenti. Scrive Gianni: «Ciao carissimo T. sono Gianni, come prima cosa spero con tutto il mio cuore che questo mio scritto ti viene a trovare in ottima forma a te e famiglia. Amico mio cosa dirti, di me, io sto bene e spero anche tu, ti faccio sapere che abbiamo parlato di te con i ragazzi di Adrano e che mi hanno parlato molto bene di te…e io questo già lo sapevo , che tu sei a posto, perché una vita che ci conosciamo……sappi solo che io e i ragazzi siamo una cosa sola, fratello mio come tu sai sto pagando una associazione mafiosa a Centuripe e so che te la stai sbrigando nel territorio, io sono contento, anzi hai carta bianca e il primo che ti dà fastidio fagli venire i vermi, poi se vogliono spiegazioni fammelo sapere che glieli do io, anzi fammi un favore: se ci sono lavori da fare fammi la cortesia di avvisare a N. e farlo lavorare e che nessuno gli rompe la minchia. Digli solo che lui sa cosa fare con me…digli di parlare con te che sei la mia stessa persona…Come sai ho delle possibilità di uscire, anzi a proposito di questo ti devo chiedere un favore..devo chiudere il processo dei 16 anni per cui mi servono 3 mila euro per l’avvocato…poi ho parlato con mio nipote che si trova qui con me e lui mi ha detto se abbiamo bisogno fuori ci sei tu e S.per qualsiasi cosa, per cui mi ha detto detto di stare tranquillo e io sono tranquillo, io vi chiedo se quel pezzo e merda di sbirru di P. sbaglia rompetegli le gambe e ditegli di stare al suo posto, poi prendigli un po’ di nafta a mio figlio così può venire a fare i colloqui…questa lettera non manca a te dopo averla letta di bruciarla…».

 

Per gli inquirenti è evidente che la lettera non è stata bruciata proprio perché il rampollo voleva accreditarsi sul territorio come nuovo referente del boss di Centuripe e aveva bisogno di un documento, diciamo. Un errore, visto che poi, seguendo il fiume di denaro sui fondi europei, la lettera è saltata fuori con tanto di nome del “designato” a gestire gli affari di un clan legato storicamente a Cosa nostra e che deve fare muro ad alcuni rivali che si stanno facendo strada in questo angolo di Sicilia, come gli aderenti al clan Cappello, avversari dei Santapaola che aderiscono a Cosa nostra. Il designato è stato arrestato, ma così comunque vanno avanti le cose anche nel 2022, con lettera dal carcere che servono a indicare la “retta via” tracciata dai boss.