Le operazioni riguardano l’indagine per riciclaggio di denaro. Un caso che l’Espresso ha rivelato nel 2020

Roma, Ozieri, Pattada e Bono in provincia di Sassari: una serie di perquisizioni sono state effettuate martedì nell’ambito di una indagine per riciclaggio di denaro aperta dalla Procura di Sassari relativa a fondi erogati in modo illegittimo dallo Ior e dalla Conferenza Episcopale Italiana. Fondi che secondo quanto raccontato in esclusiva nel settembre del 2020 dal nostro giornale, furono indirizzati dall’ex sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato vaticana, il cardinale Angelo Becciu, alla cooperativa Spes, fondata e diretta da suo fratello Antonino, che avrebbe beneficiato di una cifra complessiva di 300 mila euro a fondo perduto, per presunte attività caritatevoli mai svolte, soldi che secondo per la Procura di Sassari sarebbe stati al centro di un complesso meccanismo di riciclaggio.

 

L’inchiesta nasce nelle more della rogatoria internazionale partita proprio proprio dal Vaticano nell’ambito dell’inchiesta sulla corruttela nella Segreteria di Stato e l’acquisizione del palazzo di Sloane Avenue a Londra, tuttavia la natura delle perquisizioni nasce direttamente dal lavoro degli inquirenti sardi, che avrebbero ravveduto una sovrapposizione di illeciti proprio nella gestione della cooperativa Spes, che opera sul territorio di Ozieri.

 

LO SPECIALE: IL SISTEMA BECCIU

 

Va ricordato che secondo quanto ricostruito dalle indagini vaticane, i fondi erogati per la cooperativa Spes, sarebbero stati impiegati a vario titolo per operazioni di natura speculativa personale, come il prestito per l’acquisto di un abitazione di una nipote del cardinale Maria Luisa Zambrano, che risulterebbe la coniuge del vicedirettore della Caritas di Ozieri, Giovanni Pani.

 

Becciu, da quanto emerge dal nuovo dispositivo di rinvio a giudizio formulato dai promotori di Giustizia, avrebbe commesso il reato di peculato ed esercitato pressioni in vari ambiti proprio per far erogare in vari momenti le risorse alla cooperativa del fratello, Antonino, raccomandando ai prelati sardi il “massimo del riserbo circa la provenienza delle risorse”.

 

Secondo quanto si apprende da fonti investigative, le erogazioni di Cei e Ior sarebbero state dirottate anche per altre utilità e rinvestite in altri affari, fondi di investimento privati, prestiti infruttiferi tra privati parenti del Cardinale e creato un conto alternativo della Diocesi di Ozieri, utilizzato per tutte queste operazioni.

 

C’è da rilevare come le Fiamme Gialle avessero già eseguito un’operazione di perquisizione presso i locali della cooperativa Spes il 10 giugno dello scorso anno, portando via computer e faldoni. A stretto giro è giunta anche la dichiarazione dell’avvocato della Diocesi di Ozieri Ivano Lai (che aveva inizialmente difeso anche Becciu, salvo poi dimettersi per alcuni scatti poco ortodossi su Instagram): «In nome e nell'interesse della Diocesi di Ozieri, rappresentata dal Vescovo Monsignor Corrado Melis, nel manifestare formale rispetto verso l'autorità giudiziaria procedente ma anche dolore e rammarico per un'iniziativa così incomprensibile e destabilizzante, si rappresenta che l'attività investigativa in corso appare prima facie infondata, consistendo in accertamenti peraltro eseguiti nello scorso mese di luglio a seguito di contestazioni già smentite sul piano contabile e documentale».

 

Non sembrano pensarla così da oltre un anno, gli inquirenti vaticani, la Procura di Sassari, quella di Roma e molte altri tribunali stranieri che man mano cercano di ricostruire il complicato incastro di corruttela e peculato che si è consumato all’ombra della Cattedra di Pietro.