L’inchiesta

I fascisti italiani vanno sui social di Putin per fare proseliti e propaganda pro Russia

di Antonio Fraschilla   4 aprile 2022

  • linkedintwitterfacebook

Con canali e account chiusi su Facebook e Instagram, Forza Nuova e altri creatori di pagine di estrema destra trovano ospitalità sul social VKontakte

La destra estrema italiana dialoga e si ritrova sul social di Putin, una sorta di Facebook che si chiama VKontakte. E in questi giorni alimenta la propaganda filorussa con post che narrano la guerra vista da Mosca, con gli ucraini cattivi, la Nato cattivissima e un demone chiamato Stati Uniti: unico e vero motore della tragedia umanitaria in corso alla porte dell’Europa.

Una contro narrazione che avviene grazie a decine di pagine che si richiamano apertamente al fascismo o animate dalle sezioni di Forza Nuova su un social che conterebbe oltre 100 milioni di utenti iscritti (alcuni siti specializzati parlano di quasi 400 milioni di utenti ma non ci sono dati ufficiali), soprattutto nell’Est ma anche in Europa, dove l’Italia sarebbe il Paese maggiormente rappresentato.

L’inchiesta
La rete fascista al servizio di Vladimir Putin in Italia, tra propaganda social e mercenari
25/3/2022

Sbarrate in parte le porte sui social di Meta di Mark Zuckerberg, da Facebook a Instagram, i partiti e i movimenti fascisti italiani negli ultimi mesi sono passati armi e bagagli a Vkontake: il social fondato nel 2006 dall’imprenditore russo Pavel Durov, lo stesso creatore di Telegram. Un social che Durov ha lasciato nel 2014 dopo che nella società sono entrati alcuni oligarchi vicini alla cerchia di Vladimir Putin.

Oggi VKontakte è il paradiso della destra nera. Dentro al social sono state create le pagine di Forza Nuova e di diverse sezioni locali del partito di Roberto Fiore, dalla Sicilia al Lazio, dal Veneto a quelle cittadine di Catania o Padova. C’è perfino una pagina che unisce Forza Nuova e la Lega Nord, tutte con slogan come «Dio, patria, famiglia, lavoro e libertà» e piene in questi giorni di post a favore dei russi: «La guerra in Ucraina ha come reale obiettivo colpire l’Europa a cui Putin offre, comprendendo chiaramente gli ultimi obiettivi dei poteri forti, il pagamento del petrolio in rubli proprio per demolire definitivamente l’impianto usuraio americano del dollaro», si legge sulla pagina di Forza Nuova sopra la foto di Roberto Fiore.

Nella stessa pagina si attaccano i nemici del Cremlino, come Igor Kolomoisky: «Ex governatore di regione in Ucraina ed ex capo del Consiglio europeo delle comunità ebraiche, grande sponsor di Zelensky, ricercato in Russia per gravissimi reati». Nella pagina di Forza Nuova Verona si leggono post di questo tenore: «Zuckerberg ha deciso che si può augurare la morte ai soldati russi, ma non a quelli ucraini, Nato, israeliani, inglesi…se avevate ancora qualche dubbio su chi sono i cattivi, eccovi serviti».

Decine poi le pagine che si richiamano al fascismo con fasci littori e foto di Mussolini: c’è la pagina Fascismo, ma anche quella del Movimento fascismo e libertà, Fascismo italiano o Spirito del fascismo. Proprio in quest’ultima pagina sotto la foto di un militare ucraino con i tacchi a spillo si legge un post della peggiore propaganda di guerra filorussa: «Quanti altri slavi devono morire per il divertimento dell’Occidente, affinché tu ti renda conto dell’inutilità della tua resistenza? Ucraini, i soldati russi vi vogliono solo bene e vengono a liberarvi dalla tirannia dell’Occidente, dall’occupazione in cui si è ritrovato il vostro Paese dopo l’Euromaidan, che ha portato all’Ucraina nient’altro che ancora più problemi economici e peggioramento dei rapporti con la Russia. La Nato ti usa come scudo umano contro la Russia, perché loro sanno, sanno cos’è la Russia e quindi hanno paura di noi, quindi non staranno mai in confronto diretto con noi. Abbassa le armi e smettila di resistere, smetti di versare il tuo sangue d’oro per l’ebreo Zele e i suoi protettori dagli Stati Uniti. Zelya scapperà dal Paese e dovrai ripristinare il Paese praticamente da zero dopo la guerra».

Nei giorni scorsi Vk è stato hackerato da Anonymous che ha postato su tantissime pagine notizie sulla guerra che facevano emergere quanto commesso dai russi.

Inchiesta
La rete dei mercenari italiani al soldo di Putin. L’intelligence: «Sono nel Donbass con i filorussi»
28/2/2022

Non è certo un caso che la destra fascista italiana ed europea filoputiniana abbia trovato accoglienza in questo social e possa scrivere tutto quello che vuole. Come non è nemmeno un caso che altri non lo possano fare. Nel 2014 il fondatore del social Durov ha lasciato la sua creatura per motivi squisitamente politici, dopo che con l‘ingresso degli amici di Putin il social era entrato sotto l’egida della politica di Mosca. Durov prima di lasciare il 16 aprile 2014 si era rifiutato a esempio di consegnare i dati dei manifestanti ucraini alle agenzie di sicurezza russe e di bloccare la pagina di Alexei Navalny, l’oppositore di Putin avvelenato e salvo per miracolo: il nemico numero uno dello Zar Vladimir. Durov ha poi ottenuto la cittadinanza in un paese dei Caraibi e da lì, grazie ai milioni incassati e messi al sicuro in Svizzera, ha rilanciato l’altra sua creatura, Telegram, diventata oggi il social maggiormente utilizzato dalla resistenza ucraina. Durov ha casa anche in Francia e in Russia non ci ha più lavorato.

Il social VKontakte lo scorso autunno è stato acquistato dal colosso russo del gas Gazprom e dalla proprietà sono usciti gli oligarchi Alisher Usmanov e Igor Sechin, che ha lavorato con il presidente Putin già negli anni Novanta, ne è stato vice primo ministro nel 2008 e dal 2012 è amministratore delegato di Rosneft. Dopo un lungo contenzioso, Usmanov ha preso anche le quote di Sechin, e adesso la finanziaria di Usmanov, Usm Holdings, ha venduto una quota del 45 per cento delle azioni di Mf Techmologies, la holding a cui fa capo il Gruppo VK, alla società assicurativa Sogaz. Fondata da Gazprom, Sogaz conta fra i suoi azionisti diversi alleati di Vladimir Putin. Inoltre Gazprombank ha aumentato le sue quote in Mf Technologies dal 36 al 45 per cento. Il giorno stesso dell’arrivo degli uomini di Gazprom il ceo di VK, Boris Dobrodeev, uno stretto alleato di Usmanov, ha rassegnato le dimissioni e al suo posto è arrivato Vladimir Kiriyenko, figlio di Sergey Kiriyenko, primo vicecapo del personale dell’amministrazione del Cremlino. Una famiglia vicinissima allo Zar di Mosca, Putin: Kiriyenko padre è considerata una delle figure più influenti della politica russa ed è stato sanzionato dall’Unione Europea e dal Regno Unito dopo l’avvelenamento dell’oppositore al Cremlino, Alexei Navalny.

Nei giorni del passaggio di mano, il sito The Moscow Times scriveva: «La mossa segue una controversa acquisizione di VK da parte di società affiliate al colosso del gas di proprietà statale Gazprom, in quello che i commentatori hanno detto essere un segno del Cremlino che stringe la presa sull’importante rete di social media». E ai media russi il nuovo manager Kiriyenko dichiarava: «L’azienda continuerà a sbloccare nuovi mercati e a testare nuovi prodotti mentre ci concentriamo sull’espansione del nostro portale e sul coinvolgimento degli utenti. L’azienda ha una potente piattaforma per un’ulteriore crescita e realizzare il suo pieno potenziale come azienda, come datore di lavoro e come società pubblica, è una sfida che non vedo l’ora di affrontare». L’azienda ha quindi subito firmato una intesa con lo stato russo per consentire alla polizia di avere, su richiesta, i dati e le chat degli utenti. Il social di Putin, insomma, casa della destra fascista italiana. Sarà solo una coincidenza?