Fascisti, ultras ed estremisti, da quasi dieci anni fanno la spola con l’Ucraina, per i magistrati «reclutando combattenti» dalla Lombardia alla Sicilia. Su molti di loro pende un mandato di cattura. Ma da latitanti in questi giorni sui social fanno propaganda per la Russia

Il riferimento numero uno degli uomini di Putin in Italia in cerca di mercenari pronti a combattere contro gli ucraini per gli inquirenti si chiama Andrea Palmeri. Soprannominato «il generalissimo», è un ex skinhead e capo ultras di Lucca. Legati a lui sarebbero anche Gabriele Carugati detto «Arcangelo», di Varese, e Massimiliano Cavalleri, detto «Spartacus», di Brescia. Sono tutti fascisti e tutti latitanti, considerando che su di loro pende un mandato di cattura europeo. Per gli investigatori italiani, che su richiesta delle procure di Genova e Messina hanno indagato su questo raggruppamento di filoputiniani che recluta mercenari in Italia, si troverebbero ancora tutti nel Donbass, anche adesso.

 

Palmeri non ne fa assolutamente mistero e tiene una sorta di diario online dove amplifica la propaganda russa. Scriveva il 23 febbraio, pochi giorni prima dell’invasione russa dell’Ucraina con il riconoscimento da parte di Putin delle due repubbliche “indipendenti” del Donbass: «Ciao a tutti vi aggiorno sulla situazione personale e generale. Lugansk è deserta ma è stata evacuato solo la metà delle donne e dei bambini, gli anziani sono restati quasi tutti, gli uomini essendoci la mobilitazione sono rimasti. Io non ero al fronte essendo un civile, ho avuto un ospedalizzazione per motivi di salute , non legata alla guerra, ora mi sto curando quando starò meglio seguirò la mobilitazione. Non come un mercenario come vergognosamente scritto dalle bugie che si leggono, ma come semplice cittadino che fa quello che deve fare. Le repubbliche sono state riconosciute e questo è molto positivo, ma penso che non basti a fermare la guerra. Io la guerra l'ho vissuta e non è niente di eccitante, quindi nella mia speranza c'è sempre la flebile speranza che si possa trovare un accordo».

 

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Secondo gli inquirenti Palmeri (condannato in primo grado a Genova) fa parte di «un sodalizio che ufficialmente operava nell'assistenza umanitaria verso le popolazioni del Donbass, ma concretamente si occupava del reclutamento di mercenari da inviare nelle aree in conflitto, armandoli nelle milizie filorusse». In particolare, si legge nelle carte di Genova, «veniva documentata una struttura organizzata che opera nell'area Italia - Ucraina dedita al reclutamento e al finanziamento di mercenari destinati ad integrare le fila delle milizie separatiste filorusse nella regione del Donbass».

 

Palmeri risulta «militante nei gruppi di estrema destra che ha abbandonato il territorio italiano nel 2014 e si è unito alle milizie filorusse». Cavalleri, bresciano, intercettato dai Ros diceva: «Sono terrorista per Kiev, ho una taglia sulla testa». Carugati, figlio della dirigente leghista di Cairate Silvana Marin, ex addetto alla sicurezza di un centro commerciale, si diceva pronto a combattere per la «Grande madre Russia».

 

La procura di Messina guidata da Maurizio De Lucia si è invece concentra in particolare sulla figura di Giuseppe Russo, anche lui attualmente latitante e per gli investigatori molto probabilmente ancora nel Donbass: «Russo risultava inquadrato in un reparto paramilitare filorusso (verosimilmente la cosiddetta "Roda Militia”) e le risultanze del procedimento di Genova facevano riferimento all'unita militare filorussa IV Brigata Roda Militia, alla quale appartenevano alcuni mercenari italiani che avevano preso parte ai combattimenti contro I'esercito regolare di Kiev». Infatti, «Russo inoltrava ai suoi interlocutori immagini che lo ritraggono in tenuta militare da combattimento con armi da guerra. E in una conversazione con Enrico Di Lorenzo l'indagato riferisce di essere inquadrato nella fanteria speciale russa».

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L’indagine su Russo, che ha aiutato gli inquirenti a legare le indagini di Genova e di Messina, nasce dopo l’inaugurazione nella città sullo Stretto di un centro filo russo e pro indipendenza delle repubbliche del sud-est ucraino. Nel mese di giugno 2018 veniva aperta la sede del «CERRPLI-LNR», centro di rappresentanza della Repubblica popolare di Lugansk in Italia. A presiedere il centro il professore di un liceo messinese, Daniele Macris. Scrivono i magistrati di Messina: «Il professore Macris risulta avere contatti su Facebook con soggetti coinvolti nell'operazione "Ottantotto" a Genova, tra cui il latitante Andrea Palmeri». Macris è indagato: «Il professore non c'entra nulla con tutta questa storia, ha chiarito la sua posizione davanti ai magistrati. Non è un combattente, non è un ideologo. È completamente fuori da questo circuito. Lui ha chiarito ogni possibile risvolto, con il pubblico ministero, ma attendiamo di comprendere se la macchina della pubblica accusa si sia convinta, oppure no», ha detto all’Adnkronos qualche giorno fa il suo legale Daniele Pagano.

 

Di certo c’è che dopo l’apertura del Centro “culturale” a Messina iniziano le intercettazioni ambientali che consentono agli inquirenti di avere conferma che «anche Russo fa parte di una struttura para-militare di mercenari e combatte con le milizie filorusse nella regione del Donbass, dove abita con la compagna e la figlia e si contrappone alle truppe regolari ucraine che dal 2014 si battono per I'indipendenza delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk».

 

Russo intercettato parla anche con Federico Berti, che «riferisce di avere combattuto nel Donbass». I due si scambiano poi «delle informazioni su Spartaco - che è il soprannome di Massimiliano Cavalleri - su Ale, su Vittorio e su Andrea, che si identificano rispettivamente in Bertolini Alessandro, in Rangeloni Vittorio Nicola e in Palmeri Andrea, soggetti con i quali Russo intratteneva conversazioni in chat. Con Alessandro Bertolini, mercenario combattente nella Ucraina orientale, Russo scambiava informazioni sull'attività militare esercitata e faceva ripetuti riferimenti ad Andrea Palmeri, sul quale Russo confidava per ottenere il rilascio di documenti anche al fine di potere rientrare in Italia. L'indagato conversava in chat anche con il Cavalleri (detto Spartaco), al quale chiedeva di incontrarsi per avere un nuovo contratto da mercenario», si legge nell’ordinanza di arresto emessa dalla procura di Messina e confermata dal Riesame.

 

Russo si vantava con i parenti in Italia e sosteneva quando bella per lui fosse la guerra in Donbass: «L’altro giorno si sparava come i pazzi...bum bum... e abbiamo sparato ...prnn...prrn … il Kalashnikov ha sparato…volavano proiettili e bombe... minchia ero... poi siamo andati nella trincea…siamo andati lì ed abbiamo sparato alle posizioni ucraine e le abbiamo distrutte». Russo alla sorella raccontava di come si era salvato da una esplosione: «…e non c’è tanto da spiegare che devi fare ... ti devi mettere a terra ... nel buco... se non c’è il buco... ti metti dove c’è il terreno un po’ incavato... e là ti metti tipo a terra... questa è I’unica cosa da fare quando cadono le bombe... perché́ se stai in piedi le schegge ti colpiscono...».