Ambiente

In Salento vogliono eliminare un bosco per fare spazio al circuito della Porsche

di Roberta Grima   16 novembre 2023

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La casa automobilistica sta per estendere il circuito di Nardò distruggendo quello che resta della riserva. Con il benestare dei sindaci e della regione Puglia che, per superare i rigidi vincoli ambientali, usano la formula della pubblica utilità

È di circa 500 ettari il bosco “Arneo”, nella “riserva del Parco del Conte e Dune di Ugento” lungo il litorale jonico – salentino, ciò che resta della antica foresta oritana, estesa un tempo da Oria al comune di Porto Cesareo, sino a Torre Borraco, nel tarantino e oggi in gran parte distrutta per la  deforestazione che ha consentito la costruzione della pista che il Cipe approvò nel 1970 per Fiat e inaugurata nel ’75 a Nardò, nel centro automobilistico che ha mantenuto all’interno l’ultimo lembo di foresta.

Porsche, proprietaria dal 2012, vuole ora radere il bosco per ampliare il circuito denominato Nardò Technical Center (NTC). L’idea si è concretizzata mesi fa, con la firma della Regione Puglia, dei sindaci dei comuni coinvolti (Nardò e Porto Cesareo), che hanno approvato il piano di sviluppo di NTC che prevede: uffici, una mensa, un posteggio, un centro logistica e manutenzione, una stazione di servizio, 9 piste in più. Opere su un sito di interesse comunitario, con rigidi vincoli ambientali, superati con la formula della pubblica utilità. La direttiva europea 92/43 stabilisce che qualora si voglia edificare su un sito protetto, si possa fare solo per ragioni di rilevante interesse pubblico previo parere della Commissione. 


Dalla nota della Lipu inviata alla Regione, emerge che la Commissione europea non sarebbe stata interpellata, il governo pugliese avrebbe ritenuto sufficiente porre l’interesse pubblico nel progetto, superando anche il parere negativo dell’ente Parco e far costruire nel centro collaudo NTC opere di pubblica utilità: una stazione antincendi, un eliporto in convenzione con il sistema sanitario per servizio di elisoccorso, una compensazione della vegetazione sradicata, su un’area di 500 ettari da acquisire con gli espropri. Di pubblico però ci sarebbe ben poco secondo Paolo Pagliaro e Alberto Gatto consiglieri di minoranza rispettivamente alla Regione e a Nardò. La stazione antincendi già esistente nella sede NTC per ragioni di sicurezza, verrebbe potenziata per prevenire incendi nei casi in cui la proprietà dovesse essere minacciata, non quindi un servizio pubblico esteso a tutto il territorio.


L’eliporto invece garantirebbe il trasporto di manager e dipendenti Porsche, oltre la sicurezza con un servizio di elisoccorso per il pubblico che, se può contare sul team medico dell’Asl, non può però contare su alcuna stazione eliportuale negli ospedali del Salento. Il trauma center che doveva avere una pista di atterraggio nel Dea di Lecce, non ce l’ha. L’elisoccorso sarebbe utile alla collettività solo per trasferimenti fuori dal Salento, in quegli ospedali con piste di atterraggio, ma per questo ci sono sempre stati i mezzi dell’aeronautica militare. Quanto alla riforestazione andrà fatta su terre da espropriare, di origine pietrosa «che - ci spiega Alice dell’agricampeggio “Le Fattizze” – sono state rese fertili a fatica dai nostri avi, dopo averle conquistate dai latifondisti con le lotte degli anni ’50». La loro tenacia ha permesso di vivere e lavorare in modo ecosostenibile. Alice e suo fratello Marco hanno curato gli alberi, che il padre Cosimino e il nonno avevano piantato per colmare i precedenti disboscamenti, lì dove è rimasto ben poco della foresta oritana che, va detto, ha resistito alla xylella, tanto che c’è chi ha sostituito gli ulivi persi, con le piante uguali a quelle del bosco. I contadini ci raccontano che con la perdita di fronde, è diventato impossibile lavorare la terra.

Lo sa bene il sindaco di Nardò Giuseppe Mellone, il primo a vietare di stare sui campi nei mesi più caldi. Lo stesso sindaco che con la collega di Porto Cesareo Silvia Tarantino, è stato accusato dall’opposizione di aver firmato per la distruzione di un bosco secolare, senza alcun confronto con le comunità locali. Per i sindaci però, si tratta di strumentalizzazioni politiche. «Sono anni che si parla del tema sulla stampa - ricorda Mellone – non c’è alcun segreto, i consiglieri comunali e soprattutto regionali sapevano da tempo della questione che, guarda caso alla vigilia della ratifica, salta fuori. Se qualcuno fosse stato contrario al progetto, avrebbe avuto tutto il tempo di parlarne con la sottoscritta, invece di commentare su Facebook o non presentarsi mai alle sedute di giunta», aggiunge la sindaca accusata di aver rimosso dagli incarichi due esponenti della giunta, perché contrari al progetto Porsche. 

«C’è in gioco un investimento di 110 milioni che darebbe opportunità al Salento in termini turistici, economici, recuperando il danno ambientale con le opere di compensazione, che restituirebbero un habitat fruibile al pubblico e più esteso rispetto a quello odierno - osserva Mellone - Se non avessimo ratificato – conclude la sindaca - avremmo perso opportunità occupazionali». I cittadini su questo sono scettici perché non ci sarebbero garanzie in tal senso, mentre gli ambientalisti guardano con sospetto l’investimento di 17 milioni per compensare la vegetazione che verrebbe distrutta. Prima di avere lo stesso assorbimento di anidride carbonica di oggi - dicono - la stessa qualità dell’aria, si dovrà attendere decenni perché le nuove piante formano un bosco, considerato che - come ci spiegano dal comitato “I custodi dell’Arneo” – i suoli sono aridi e con un'acqua di falda salina. “Italia Nostra” e il consigliere regionale Cristian Casilli hanno chiesto intanto alla Regione, di valutare l’alternativa a realizzare le opere a nord del circuito, dove le terre sono incolte e senza vegetazione protetta.