INCHIESTA
Dal barista all’impiegato, l’abuso di cocaina contagia tutta Italia
Ormai è diventata un prodotto di massa: in poco più di vent’anni i prezzi sono crollati e la domanda è esplosa. Oggi i consumatori sono almeno mezzo milione, con 44 mila ragazzi sotto i 19 anni
C’era una volta la droga dei vip, la polvere bianca sniffata nei night, nelle serate esclusive per ricchi e arricchiti: un vizio da privilegiati, concentrati a Milano e in poche altre grandi città, negli ambienti dorati della moda, della pubblicità, della finanza. Oggi la cocaina è un prodotto di massa. In poco più di vent’anni i prezzi sono crollati e la domanda è esplosa. Si consuma ogni giorno, nelle metropoli e nei piccoli paesi, nelle ville di lusso e nei palazzoni di periferia, nelle scuole e negli uffici, in negozi, ristoranti, pizzerie, ospedali, industrie.
«Nei nostri centri, a chiedere aiuto, arrivano camerieri da mille euro al mese, studenti del liceo, impiegati di banca, manovali che di giorno si ammazzano di fatica nei cantieri edili e la sera abusano di cocaina, professionisti che non sniffano più per sballarsi, ma per lavorare», testimonia Achille Saletti, l’esperto che trent’anni fa fece rinascere Saman, la comunità antidroga fondata da Mauro Rostagno che ora fa parte del gruppo Anteo. «C’è un consumo abnorme, inarrestabile. L’Italia è inondata di cocaina, anche nei paesi della provincia profonda».
Secondo Saletti, è la droga dei nostri tempi. «Una volta, negli anni del disastro dell’eroina, i mercati erano separati: spaccio in strada per i tossici, cocaina per l’élite con fornitori fidati e clienti pieni di soldi. Allora era molto costosa e si vendeva a grammi. Ora c’è un pusher unico che spaccia per strada o consegna a domicilio anche bustine da 10 o 20 euro. L’eroina era un problema vistoso, con le siringhe sotto casa e i morti per overdose che creavano allarme sociale. Quell’emergenza è finita con l’Aids. Ed è iniziata la nuova strategia: cocaina per tutti, a prezzi ridotti, senza più tossici nelle strade. Anche le vittime sono meno visibili, perché spesso in apparenza muoiono per altre cause, dall’infarto all’incidente stradale. È la normalizzazione dell’abuso. Con una droga perfetta per le personalità narcisistiche: il disturbo tipico dei nostri tempi, assieme alla depressione».
Il livello di contagio è confermato dai dati del ministero dell’Interno: «La diffusione della cocaina continua a crescere», si legge nell’ultima relazione al Parlamento, da poco pubblicata. In cinque anni i sequestri di carichi provenienti dal Sudamerica sono quasi decuplicati: tre tonnellate nel 2018, più di 26 nel 2022. Al trafficante la coca raffinata (con una purezza del 70 per cento) costa circa 38 mila euro al chilo. Lo spacciatore la taglia con altre sostanze e la rivende, in media, a 83 euro al grammo, in dosi frazionate. Solo nel 2022 gli italiani, secondo le stime del ministero, hanno pagato per la cocaina «intorno ai cinque miliardi di euro»: quasi un terzo della spesa nazionale per tutte le droghe.
I consumatori adulti («dai 18 agli 84 anni»), sempre stando ai dati ufficiali, sono almeno mezzo milione, con una crescita del 10,8 per cento rispetto al 2021: un aumento dieci volte superiore a qualsiasi altro stupefacente. Il contagio ha una diffusione ancora più rapida e preoccupante tra i giovanissimi (più 23,7 per cento in un anno): oggi consumano cocaina, secondo la relazione del ministero, «circa 44 mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni, pari al 2 per cento della popolazione scolastica».
Il comando generale dei carabinieri conferma che la cocaina è un problema grave, cronico, in quasi tutto il territorio nazionale e per le più disparate categorie sociali e fasce d’età. Anche lo spaccio è sempre più diffuso. Nelle dosi sequestrate i laboratori dell’Arma evidenziano, oltre alle sostanze da taglio professionale come la mannite, miscugli improvvisati con calce, zucchero, farina. La mafia resta nell’ombra: spesso è ancora al livello più alto del narcotraffico internazionale, ma è lontana dagli occhi dei consumatori. Molti non vedono neppure lo spacciatore: in strada, a rischiare la denuncia, ci va il ragazzino che compra anche per gli amici, la minorenne mandata a fare la spesa per il fidanzato e la sua compagnia.
Il mercato della cocaina sta trasformando città e paesi. Genova è diventata il secondo porto italiano della droga dopo Gioia Tauro. E molte viuzze del centro storico sono invase dagli spacciatori. Quasi tutti giovanissimi: minorenni magrebini o centrafricani, senza lavoro, casa e famiglia, reclutati come manovalanza da trafficanti albanesi o slavi, gli unici ad avere rapporti con organizzazioni mafiose. I consumatori finali identificati dai carabinieri sono migliaia di italiani di ogni livello sociale: il professionista, l’artigiano, l’operaio, lo studente, l’impiegato cinquantenne. Il mercato nero è sostenuto da questa grandissima domanda trasversale.
In molte città l’insediamento degli spacciatori è un effetto del degrado e dell’abbandono dei centri storici. Proprio a Genova, secondo le indagini giudiziarie, lo sbarco della cocaina è stato favorito anche da alcuni «camalli» italiani: scaricatori di porto, spesso collegati o imparentati con famiglie mafiose, che gestivano i container con la droga, nascosta tra carichi di caffè, banane o lana grezza. L’attività degli investigatori mostra anche qui un costante aumento dei cocainomani giovani. Ci sono minorenni che si prostituiscono per una dose, come succedeva per l’eroina. I carabinieri continuano a fare controlli e retate, ma gli spacciatori arrestati vengono facilmente sostituiti da altri sbandati. E il mercato non si ferma, giorno e notte. Al massimo, trasloca: d’estate si sposta nei centri turistici della Liguria. Anche gli spacciatori vanno al mare.
Pescara è un’altra città devastata dalla cocaina, tanto da essere diventata il più importante centro di spaccio della costa adriatica. Un complesso edilizio chiamato «Ferro di cavallo», in particolare, è stato per anni un fortino della coca, controllato da due clan di zingari stanziali, secondo le indagini antimafia, sul modello dei Casamonica a Roma. Le telecamere nascoste dai carabinieri hanno identificato una media giornaliera di oltre 1.600 clienti che andavano a rifornirsi in uno dei tanti appartamenti trasformati in covi: un numero di cocainomani che supera la somma di tutti i vecchi e nuovi tossicodipendenti censiti e assistiti dai servizi pubblici territoriali (Serd). Venti persone sono state arrestate per traffico di cocaina e associazione di stampo mafioso: per l’accusa, controllavano un dedalo di appartamenti trasformati in centrali di spaccio 24 ore su 24. Con sentinelle che smistavano i consumatori da una casa-covo all’altra, spiavano le forze di polizia e imponevano l’omertà ai clienti stessi. L’indagine era nata nel gennaio 2020 dall’omicidio di un ragazzo di Pescara, picchiato a sangue. Dopo gli arresti, nel luglio scorso è iniziato l’abbattimento dell’ex fortino.
La cocaina, oggi, è la droga regina anche nelle carceri, usata da oltre metà dei detenuti tossicodipendenti. Tra i carcerati con disturbi collegati agli stupefacenti, i cocainomani sono 10.047, quasi il doppio dei consumatori di eroina (5.323). Nelle comunità di recupero, sono ormai quattro su dieci. E tra gli oltre seimila ricoverati negli ospedali per crisi da droghe, quasi un quarto sono cocainomani. Nel 2022 il ministero ha registrato 66 decessi per overdose di polvere bianca o derivati (come il crack): il 22 per cento del totale. Ma moltissimi casi sfuggono alle statistiche.
«La cocaina crea complicanze fisiche e psichiche difficili da riconoscere e curare», spiega Saletti: «A differenza dell’eroinomane, il cocainomane si sente efficiente, integrato, vincente. La crisi arriva tardi, dopo anni di abuso». Saman aveva creato a Milano, già negli anni Novanta, il primo centro per consumatori non ancora cronici. «Oggi abbiamo 160 assistiti, con un’età media di 38 anni. Con il gruppo Anteo, fondato da uno psichiatra, siamo stati i primi ad aprire comunità con doppie diagnosi: abuso di sostanze e disturbi della personalità. Siamo in Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Puglia, Campania, Sicilia. La tendenza è preoccupante ovunque: vediamo ragazzi con dipendenze e patologie psichiche sempre più gravi. Con la cocaina, arriva in comunità solo chi è alla disperazione».