Nomine

La Destra ha una poltrona per tutti: la carica di amici e trombati continua

di Sergio Rizzo   5 settembre 2023

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Matteo Salvini e Giorgia Meloni

Enti pubblici, società partecipate, commissariati di governo. Una carica ai posti senza precedenti. E Fratelli d’Italia fa la parte del leone

Per dire quanto la nomina risulti indigesta, è andata di traverso anche a Renato Schifani. Che pure è siciliano come Fabio Fatuzzo (la sua replica in coda all'articolo) e condivide con il suo partito, cioè Fratelli d’Italia, la giunta della Regione siciliana. Ma si è detto comunque sbalordito per il fatto di passare per quell’incarico da una figura «di altissima competenza a un ex parlamentare senza alcuna preparazione specifica». Folgorante la sintesi del giornale online Fanpage.it, che ha titolato: “Il governo si prende anche le fogne”. Perché è andata proprio così. Hanno fatto perfino sloggiare il commissario governativo per gli interventi di depurazione delle acque reflue, il professore di costruzioni idrauliche ingegner Maurizio Giugni nominato a maggio del 2020, per consegnare il suo posto all’ex deputato di An, già finiano prontamente ripassato alla destra con l’attuale ministro Adolfo Urso, e ora meloniano a trazione integrale, Fatuzzo. Per l’anagrafe, anni 72 suonati. Non bastasse, gli hanno pure affiancato due vice, nelle persone dell’ex assessore della precedente giunta siciliana del Fratello d’Italia Nello Musumeci, Salvatore Cordaro (avvocato), e del dirigente calabrese di Forza Italia Antonino Daffinà (commercialista), trombato fra il 2018 e il 2020 alle elezioni politiche e regionali.

 

Per completezza d’informazione Fanpage.it ricorda che fra i due predecessori dei vice c’era anche un ex onorevole del Pd, Stefano Vaccari. Così fan tutti. Ma stavolta la sensazione è che si stia passando ogni limite.

 

L’invasione non risparmia nulla. Enti pubblici, società partecipate, commissariati di governo. Ogni buco è buono per sistemare trombati, amici, anche parenti. Come forse mai accaduto prima. Siamo tornati agli anni ruggenti, senza nemmeno più il rispetto della forma, se non di un barlume di competenza.

 

Le avvisaglie, va detto, c’erano già state con la prima ondata di nomine nelle grandi aziende di Stato. Ma ora l’occupazione delle poltrone pubbliche procede inarrestabile, come un fiume carsico. Qualche volta non orchestrata solo dai partiti, ma sempre ben oltre i confini dell’opportunità istituzionale.

 

Se con un governo simile era forse logico attendersi la sostituzione del commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini, ex onorevole del Pd, con il senatore meloniano Guido Castelli, e la nomina a commissario di governo per la Fiera del libro di Francoforte dell’ex direttore del Tg2 fedele alla destra Mauro Mazza, la sorpresa è la commissaria dell’Inps Micaela Gelera. Una sorpresa, ovviamente, per chi non sa che è stata per anni consulente della Enpacl, la Cassa di Previdenza dei Consulenti del Lavoro. E che la ministra che l’ha nominata è stata a sua volta per 17 anni, fino a quando ha assunto l’incarico di governo, presidente e suprema guida dei Consulenti del Lavoro: ora rilevata ai vertici della potente lobby dal suo marito e socio, già consigliere dell’Inps.

 

Così anche la nomina di Marco Mezzaroma alla presidenza di Sport e Salute, voluta dal ministro dello Sport Andrea Abodi già presidente della Lega calcistica di serie B e componente della Federcalcio, non può essere ridotta a una banale questione politica. Anche se il prescelto è cognato di un pezzo da novanta di palazzo Madama qual è il senatore di Forza Italia Claudio Lotito. Il cui peso politico però non è minimamente paragonabile a quello che il presidente della Lazio ha sul mondo dello sport.

 

Ma di posti di sottogoverno ce ne sono così tanti, e disseminati ovunque, che si possono apprezzare anche curiose ricomparse. Tipo quella di Ferruccio Ferranti, che negli anni berlusconiani ruggenti la destra del centrodestra piazzava ovunque, dal Poligrafico dello Stato a Sviluppo Italia, alla Consip. Ex socio in affari dell’ex ministro di An Andrea Ronchi, riappare adesso alla presidenza del Mediocredito Centrale, banca del gruppo ex Sviluppo Italia di cui Ferranti era stato amministratore delegato durante una breve e non indimenticabile stagione. Ma a volte, com’è noto, ritornano. Per ragioni imperscrutabili, come quella che ha condotto insieme a Ferranti, nel cda del Mediocredito, l’ex sindaco di Anzio Stefano Bertollini, in passato consulente di Urso.

 

Decisamente imperscrutabile è anche il motivo che ha portato nel consiglio di amministrazione di Cinecittà spa, ad occupare l’unico posto disponibile, l’ex deputato Udc Giuseppe De Mita: il nipote dell’ex segretario Dc e sindaco di Nusco fino alla morte, Ciriaco De Mita.

 

Invece una ragione per la svolta di Sestino Giacomoni c’è eccome. A lungo ombra di Silvio Berlusconi, non ha superato l’ennesimo esame delle urne. Né poteva bastargli, evidentemente, la consulenza alla Farnesina di Antonio Tajani. Eccolo allora, a fine giugno, presidente della Consap. Un dignitoso parcheggio, prima occupato dall’ex direttore generale della Rai berlusconiana, Mauro Masi. Comodamente parcheggiati con Giacomoni nel cda della società assicurativa pubblica che indennizza le vittime di incidenti non coperti da polizze anche l’ex deputato abruzzese della Lega Antonio Zennaro e l’ex consigliera regionale leghista della Lombardia Francesca Ceruti.

 

Per restare nel popoloso campo dei salviniani, ecco l’ex vicepresidente del consiglio regionale lombardo Francesca Attilia Brianza alla presidenza di Equitalia giustizia. Ed ecco Jacopo Vignati, ex segretario del partito di Matteo Salvini a Pavia, nel consiglio di amministrazione della Sogin. In compagnia, nella società che da anni generosamente foraggiata con le bollette elettriche non riesce a smaltire come si deve le scorie nucleari, dell’avvocata Fiammetta Modena: senatrice di Forza Italia bocciata alle ultime politiche.

 

Ma le società pubbliche spesso funzionano anche da paracadute per chi dovrà liberare una poltrona delicata. Per esempio quella di vicedirettore dei servizi segreti per l’estero (Aise) incarico affidato dal secondo governo Conte all’ammiraglio Carlo Massagli. Ora nominato presidente della Sogin. L’altro vicedirettore, Luigi Della Volpe, generale della Finanza, ha avuto invece a giugno un posticino da consigliere di amministrazione dell’Acquirente Unico, la società pubblica per il mercato tutelato dell’energia. Di cui è stato nominato nella stessa tornata amministratore delegato Giuseppe Moles, già senatore di Forza Italia, ex assistente di Antonio Martino e nel governo di Mario Draghi sottosegretario per l’editoria. Non ricandidato alle elezioni del 2022. E per la serie che la seggiola non si nega a nessuno, ne spetta una nel cda dell’Acquirente Unico anche a Noi moderati, il partitino governativo di Maurizio Lupi. Ma non per un onorevole trombato, bensì per una funzionaria del gruppo parlamentare. Si chiama Maria Chiara Fazio, ed è nientemeno che la figlia dell’ex cattolicissimo governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio. Esperta in diritto tributario.

 

I vertici di una società energetica pubblica te li aspetteresti esperti di energia. Così come i consiglieri di una società ambientale pubblica dovrebbero capire qualcosa di ambiente. Ma tant’è. La società in questione si chiama Sogesid e dipende, appunto, dal ministero dell’Ambiente, ed è stata rinnovata qualche settimana fa. Con l’innesto nel cda di un ingegnere esperto di trasporti del Comune di Roma, Errico Stravato, considerato vicino a Fratelli d’Italia e al suo capogruppo alla Camera Tommaso Foti. Dell’avvocata Ernestina Sicilia, dirigente brindisina di Forza Italia. E del giornalista Massimiliano Panero, duramente attaccato dal Pd per la sua presunta vicinanza a Casapound. Mancava solo questo. Il seguito, temiamo, alla prossima puntata.

 

 

La replica di Fabio Fatuzzo

Gentile direttore, 
vorrei precisare: il commissariamento di cui sono stato investito è il quarto in ordine di tempo. Il primo assegnato all'allora Assessore della Regione Siciliana Dott.ssa Vania Contraffatto nel 2015, il secondo assegnato nel 2017 al Prof. Enrico Rolle, illustre cattedratico delle materie oggetto del provvedimento, il terzo assegnato nel 2020 al Prof. Maurizio Giungi, anche quest'ultimo cattedratico. Purtroppo i provvedimenti, oggetto del commissariamento, finalizzati al superamento della infrazione comunitaria in tema di depurazione, non sono ancora in dirittura d'arrivo nonostante l'indubbia competenza tecnica dei miei predecessori. Tutto ciò comporta ulteriori costi, alla finanza pubblica, per ammende ancora vigenti. Spero di dare una accelerazione superando le pastoie burocratiche che ne hanno ritardato l'attuazione. Per quel che riguarda la competenza del sottoscritto è prevalentemente di natura amministrativa, acquisita, non solo nella Presidenza e Direzione dei due maggiori acquedotti della provincia di Catania (2010 ad oggi), ma anche nell'attività svolta in più di 10 anni di amministrazione attiva nel Comune di Catania.
 

Tanto le dovevo e le porgo distinti saluti.
Il Commissario Straordinario Unico per la Depurazione