Lavori pubblici
Inchiesta Anas: tutte le strade portano a Tommaso Verdini, il cognato di Salvini
L’ennesima cricca dei lavori pubblici si è data da fare con appalti e nomine. Anche se il ministro era all’oscuro, non ha mai sconfessato Verdini e compagni. Una leggerezza che pagherà presto nella partita delle nomine del gruppo Fs
Quando Giulio Andreotti distinse i pazzi fra chi si crede Napoleone e chi vuole risanare le Ferrovie dello Stato, escludeva un malato così grave da immaginare un’Anas senza imbrogli. Nemmeno il divo Giulio nella sua veggenza poteva prevedere che dal Natale 2017 Anas sarebbe stata incorporata dalle Fs ma questo cambia poco sotto il profilo dell’inchiesta romana sull’ultima cricca dei lavori pubblici manovrata dalla famiglia Verdini. A meno che non cambi tutto. Nell’improvviso revival a mezzo stampa di verbali di interrogatorio in stile Tangentopoli 1992 – ma non era il governo del bavaglio? – una voce si fa strada per i corridoi di via Monzambano, sede dell’azienda delle strade. E poiché il cronista non porta pena, questa voce parla di giustizia a orologeria.
Stanno arrivando a scadenza i vertici della controllante Fs e della stessa Anas, guidata da Aldo Isi, un tecnico di provenienza Italferr, la società di ingegneria del gruppo Ferrovie. Sono dirigenti messi lì dall’ex premier Mario Draghi che si stanno giocando una riconferma problematica. Le nuove nomine arriveranno a marzo, aprile al massimo. Il fondatore della Inver Tommaso Verdini, numero uno e non per ordine alfabetico nell’ordinanza che dispone gli arresti per lui e altri sette, è il first cognato del vicepremier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini. Il padre Denis, condannato in giudicato e di nuovo indagato, è un suocero che ne ha fatte più di Bertoldo. Il ministro, benché lontano dal mondo Anas e tutto preso a evitare l’ennesima, forse fatale sconfitta alle prossime regionali ed europee, era la carta vincente dei lobbisti. Un asso pigliatutto a sua insaputa ma politicamente responsabile, dunque meritevole di essere tagliato fuori dalle nomine che riguardano il suo ministero. Insomma, sembra un’ottima occasione per presentargli il conto di quindici mesi trascorsi più da oppositore che da governante e fargli capire chi comanda a palazzo Chigi. Anche se dall’interno dell’Anas segnalano la possibile designazione al vertice di Calogero Mauceri, capo dipartimento opere pubbliche del Mit, per il ministero di Salvini e del suo vice, il leghista genovese Edoardo Rixi, tira una brutta aria. Inoltre la sostanza dell’inchiesta, coordinata dalla Guardia di finanza si svolge durante l’esecutivo Draghi, quando Giorgia Meloni era all’opposizione ma Salvini no.
Dall’intervallo dei fatti (luglio 2021-novembre 2022) fino agli arresti del 28 dicembre 2023 è cambiato parecchio sia in Anas sia in Ferrovie. Alcuni dirigenti coinvolti si sono spostati nella Stretto di Messina (Sdm) rigenerata da Salvini e affidata al lettiano di ferro Piero Ciucci che ha comandato in Anas per nove anni. (in fondo al pezzo la replica di Sdm)
Massimo Simonini, ex ad, che al momento non sarebbe indagato. Lo stesso vale per il direttore degli affari societari in Fs Massimo Bruno, proconsole dell'ad Luigi Ferraris all’Anas, e per Diego Giacchetti, direttore del personale arrivato da Italferr nel gennaio 2022 su chiamata diretta di Isi. Idem per Omar Mandosi, manager passato dal pantano di sprechi milionari chiamato Anas international enterprise (Aie) alla Sdm dopo avere tentato di piazzarsi alla Quadrilatero Umbria-Marche, società del circuito Anas dove si poteva giocare di rimessa per sistemare gli amici di Verdini e del socio Fabio Pileri. La Quadrilatero era ed è una meta ambitissima per il suo budget di 3 miliardi di lavori che comprendono la Pedemontana delle Marche, la nuova tangenziale di Foligno, lo svincolo della Val Menotre e il completamento della Perugia-Ancona affidato a Webuild. Un secondo fronte lucroso vedeva impegnato l’eterno Vito Bonsignore, 80 anni, sempre pronto a bussare a denari per la sua Ragusa-Catania e per la Orte-Mestre, il sogno della sua vita che anni fa era stimato oltre 10 miliardi di investimento, più o meno quanto il ponte fra Sicilia e Calabria. Infine c’era la Cav (Concessioni autostradali venete), l’azienda mista con la regione Veneto.
Il punto di equilibrio dell’indagine romana è in una domanda. Le riunioni da Pastation, il ristorante di Verdini jr in via Barberini a Roma, sono la versione romana del Satriale’s Pork Store, la salumeria dei mafiosi del New Jersey immortalata da una storica serie tv, con i Verdinis al posto dei Sopranos, o era millanteria? Tertium datur: non c’è lobbying senza un pizzico, anche robusto, di millantato credito. Lo insegna il maggiore lobbista italiano del dopoguerra, Licio Gelli. Del resto, Inver praticava prezzi tutto sommato modici per le sue intermediazioni. Dall’ad della vicentina Gemmo, l’indagato Giuseppe Tomarchio, sono arrivati pagamenti per 51 mila euro totali dall’agosto 2021 al maggio 2022 per un accordo quadro su 16 milioni di euro di gallerie in Umbria, vinto grazie alle anticipazioni sui capitolati fornite a Inver dentro l’Anas a mezzo di una chiavetta Usb denominata Porsche. Dal luglio 2021 all’aprile 2023 altri 112 mila euro più Iva sono stati versati dalla Phos dell’imprenditore indagato Antonio Veneziano e 93 mila euro dal consorzio Aurora.
Il moto perpetuo di manager nel mondo delle partecipate Anas, dove Pileri si vantava di avere capacità di indirizzo anche grazie ai rapporti con il sottosegretario del Mef leghista Federico Freni, è interessante quanto i bonifici da consulenze perché gli appalti si ottengono con gli uomini giusti al posto giusto.
Secondo la Finanza, le quinte colonne in Anas di Pileri e di Verdini, «ragazzo in gambissima» a detta del cognato, erano Simonini, il direttore appalti Paolo Veneri, il responsabile di ponti, viadotti e gallerie Luca Cedrone e Domenico Petruzzelli della direzione operation. I quattro sono stati ricollocati in modo lodevolmente garantista.
Simonini rimane un dipendente Anas. Asceso alla poltrona del capo dai secondi ranghi dell’azienda, oggi lavora per il Mit che lo ha nominato commissario straordinario alla statale 106 Reggio-Taranto, appena funestata da un’altra strage automobilistica.
Veneri non è più direttore e ha subito il dramma della perdita del parcheggio riservato ai manager di prima linea. In compenso, dal giugno 2022 si è ricollocato alla Quadrilatero come cfo al posto di Goffredo Antonucci, andato in pensione dopo avere aiutato il liquidatore di Sdm Vincenzo Fortunato a sbaraccare la società del ponte finché Salvini non ha optato per la resurrezione. Al posto di Veneri, dal novembre 2022 si occupa di acquisti e appalti in Anas Nicola Rubino, ex capo del legale dove è arrivata Eleonora Mariani, già in Todini e in Sdm.
Petruzzelli è stato spostato dalla manutenzione programmata alla meno attraente sicurezza sui cantieri dal luglio 2022 dopo avere guidato Autostrade del Lazio, la società della Roma-Latina messa in liquidazione a gennaio del 2022 e commissariata. Il tentativo di Petruzzelli di farsi appoggiare da Verdini per diventare ad della Cav, la società del Passante di Mestre, ha incontrato l’opposizione di Luca Zaia che, al netto della rivalità con il Capitano, non ama interferenze nel suo feudo.
Mandosi entra nell’indagine per i suoi rapporti con Pileri. Il socio minoritario di Verdini il 31 maggio 2022 gli regala al telefono una perla di saggezza: «Le gare non le vinci con i Simonini, gli Isi, Giacchetti. Le vinci con il marescialletto».
Tre mesi prima, il 22 febbraio 2022, c’era stato l’incontro al Pastation fra Verdini, Freni, Giacchetti e Pileri che il giorno dopo ragguagliava Mandosi sull’andamento delle raccomandazioni nella nuova gestione Isi, in carica dal Natale 2021. In un’altra conversazione, con Veneri, Pileri citava la lista di Gianni Vittorio Armani, l’ex ad Anas prima di Simonini che stava suggerendo a Isi il suo elenco di buoni e cattivi.
Dal maggio del 2023 Mandosi ha partecipato all’esodo di molti ex Anas verso Sdm. Il suo ruolo è responsabile delle risorse umane. Può sembrare una deminutio rispetto alla posizione precedente in Aie, dove Mandosi era stato piazzato come dirigente preposto proprio da Armani. Ma va considerato che Sdm, a differenza dell’Anas, paga come un’azienda privata cioè senza il tetto dei 240 mila euro. Aie è stata messa in liquidazione il mese dopo, a giugno, e affidata a Gianluca Piredda, 61 anni. Il commercialista è un nome di grande peso negli ambienti romani, al di qua e al di là del Tevere dove è stato consultore della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede. Ancora trentenne ha lavorato da consulente dell’Anas, al tempo ente pubblico divorato dai tangentisti della Prima repubblica, ed è intervenuto nella fusione Salini e Impregilo.
Con Aie Piredda deve affrontare un’eredità scomoda. Al momento, la società creata da Ciucci nel 2012 per espandere il fatturato Anas a colpi di appalti esteri ha sprecato decine di milioni. Oggi Aie è una bad company che contiene l’autostrada russa Rostov-Krasnodar, non lontana dal teatro di guerra del Donbass. I pedaggi avrebbero dovuto garantire ritorni finanziari strepitosi. Invece non si vede un rublo. La vendita degli asset russi, deliberata in cda ad aprile 2022, due mesi dopo l’invasione putiniana, non è stata realizzata. La good company, cioè l’area estero dell’Anas affidata a Renzo Iorio, è quasi messa peggio. Iorio deve gestire l’autostrada libica Ras Ejdyer-Emssad promessa da Silvio Berlusconi a Muhammar Gheddafi. L’appalto libico è fermo. Un’altra gallina dalle uova di piombo è la società creata in Qatar per sfruttare gli appalti dei Mondiali di calcio 2022. La joint venture è stata liquidata dalle autorità di Doha. L’unico lavoro in corso è in Algeria con l’autostrada est-ovest (1216 km) e il raccordo Costantina-Batna (62 km). Il lotto est vinto dall’Anas vale a bilancio 140 milioni di euro. Ma gli algerini non stanno pagando e, con la crisi del gas russo che ha portato l’Italia a chiedere forniture nel paese nordafricano, non è il caso di insistere.
I due ex manager di Aie, Stefano Granati e Bernardo Magrì, sono sotto inchiesta penale e hanno subito un sequestro di 7,6 milioni di euro. Nel frattempo, si sono ricollocati nel privato. Magrì è alla Satap di Beniamino Gavio e Granati, ex cfo con Ciucci, è nel cda della Franchetti spa. Ciucci stesso era stato sanzionato dalla Corte dei conti per danno erariale sul terzo macrolotto della Salerno-Reggio Calabria nel quadro dell’inchiesta sulla Dama Nera dell’Anas, Antonella Accroglianò. La magistratura contabile aveva quantificato il rimborso in 26 milioni di euro complessivi per otto manager di via Monzambano. Accroglianò ha patteggiato la condanna ma nessun altro risulta avere pagato il conto. È andata nello stesso modo per i 178 milioni di euro buttati sulla variante autostradale Valdastico Nord, mai realizzata, e per la statale 106 della Jonica. Per tagliare la testa al toro, il meloniano Tommaso Foti ha proposto un intervento governativo per bloccare il danno erariale e depotenziare la Corte dei conti.
Un altro segnale di disagio per l’inchiesta romana è la legge sulle lobby, attesa da quasi mezzo secolo. La maggioranza l’ha promessa entro aprile. Per quel tempo i giochi delle nomine saranno fatti. Solo allora si potranno affrontare questioni non proprio secondarie come la privatizzazione della stessa Anas o di una quota del capitale di Fs per rimpinguare le casse. Ma trovare qualcuno disposto a investire soldi dove comanda da sempre la politica sarà, come minimo, una sfida ardita.
La replica di Sdm
In relazione all’articolo de l’Espresso “La Cricca dei poveri inguaia Salvini” del 12 gennaio 2024, si precisa che nessun indagato nella cosiddetta inchiesta Anas – Verdini è attualmente in forza presso la società Stretto di Messina. Il dirigente Anas Omar Mandosi, distaccato in Stretto di Messina da luglio 2023, non è indagato e il suo trattamento economico è di molto inferiore al cosiddetto “tetto degli stipendi”.
Inoltre si rappresenta che non c’è stata alcuna sanzione a carico di Pietro Ciucci in relazione al Terzo Macrolotto della Salerno - Reggio Calabria. Il relativo procedimento si è estinto, per motivi non connessi alle azioni dei convenuti, il che non ha consentito l’esame finale del merito.
Il procedimento dinnanzi alla Corte dei Conti non ha alcuna connessione con il procedimento penale, cosiddetto caso “dama nera”, nel quale Pietro Ciucci non è mai stato coinvolto.
La risposta dell'Espresso
Ringraziamo Sdm per le precisazioni che, peraltro, non smentiscono quanto scritto.