Ex assessore a Frosinone, l'esponente di FdI è capo di Ales, la società del Mibac che gestisce le biglietterie di siti e Colosseo. Moltiplicherà il suo reddito, ma non molla la sua concessionaria

Più che un avanzamento di carriera, un salto carpiato nel vuoto. Dal suo autonoleggio alla periferia di Frosinone e dallo scranno di assessore ai Servizi sociali e alla Fragilità del capoluogo della Ciociaria, il meloniano di ferro e luogotenente di Fratelli d’Italia, Fabio Tagliaferri, è stato catapultato alla guida di Ales – Arte Lavoro e Servizi spa, la società in house del ministero della Cultura, proprietario al 100 per cento del pacchetto azionario. Dopo oltre un mese la nomina fa discutere: nonostante il curriculum, che poco ha a che fare con arte e cultura, il ministro Gennaro Sangiuliano lo ha messo a capo – presidente e amministratore delegato – della struttura che gestisce musei importanti, tra cui le Scuderie del Quirinale, e aree archeologiche di rilevanza mondiale, come Colosseo e Pompei, dove gli addetti di Ales sono addirittura duecento tra accoglienza, assistenza al pubblico e vigilanza sui beni. E ancora, la società pubblica del Mic guidata da Tagliaferri controlla biglietterie, parchi, edifici storici e decine di musei sparsi in giro per l’Italia. La cassaforte del patrimonio culturale italiano, con 88 milioni di euro annui di ricavi e oltre sette milioni di utili annui. Da quindici anni Ales è uno dei motori fondamentali del Mic, che entro marzo verrà riorganizzato secondo un modello più verticistico, e rappresenta anche una discreta miniera di posti di lavoro: quasi duemila unità tra contratti a tempo indeterminato e determinato o interinali sparsi in tutta la Penisola. Di recente, Ales ha assorbito da Coopculture 110 addetti alla biglietteria e al servizio di visite guidate del Parco archeologico del Colosseo.

 

Malgrado il nuovo impegno, sulla carta non trascurabile, Tagliaferri mantiene saldi rapporti con il suo territorio. E soprattutto con i suoi affari. Nei giorni scorsi L’Espresso lo ha contattato al telefono per due volte nel suo autonoleggio a Frosinone, lui si è detto disponibile a cedere a noleggio un’utilitaria per un fine settimana o per un periodo più lungo. Ma le cariche in Ales sono compatibili con la titolarità delle sue aziende? «Certo, prima di prendere l’incarico ho fatto tutte le dovute verifiche», replica Tagliaferri che afferma di tenere testa a tutti gli impegni. «L’importante è che le due attività non abbiano attinenza merceologica», prosegue. In effetti, tra un autonoleggio e il Parco archeologico del Colosseo ce ne passa. Ma non pensa di togliere qualcosa alla gestione di Ales, per cui riceve una retribuzione da 146 mila euro l’anno? «Qui a Frosinone ho i miei dipendenti. Trascorro quattro giorni a settimana in Ales e un giorno da me».

 

Spesso e volentieri, dunque, si fa vedere dalle sue parti. Tra una riunione e l’altra a Roma, di recente Tagliaferri ha trovato il tempo di organizzare a Frosinone il convegno “La violenza psicologica uccide. Riconoscere e difendersi da una relazione tossica”. Solo qualche giorno fa, ospite sul palco: la criminologa e psicologa Roberta Bruzzone.

 

Il Parco archeologico di Pompei

 

La nomina di Tagliaferri è stata ampiamente criticata, considerate le competenze non coerenti con l’incarico. Vicino ad Arianna Meloni, sorella della presidente del Consiglio, Tagliaferri è stato scelto in nome dell’amichettismo delle nomine di destra (ultimo esempio: Luca Beatrice, nominato alla presidenza della Fondazione Quadriennale di Roma). Quasi un miracolo per l’ex assessore frusinate, che alla soglia dei cinquant’anni ricopre in Ales il ruolo che fino a qualche settimana era fa nelle mani di Mario De Simoni, supermanager culturale con un pedigree pregiato.

 

Quanto al curriculum, Tagliaferri si è fatto da solo o quasi. Soprattutto sui banchi del Consiglio comunale di Frosinone, dove è stato seduto per 26 anni consecutivi. «Sono entrato in questi luoghi poco più che adolescente, forse ignaro di cosa fosse la politica, ma con un profondo desiderio di contribuire al miglioramento e alla crescita della comunità sulla base degli insegnamenti del fondatore degli scout, Robert Baden-Powell, secondo cui ciascuno di noi deve fare del proprio meglio per essere un buon cristiano e un buon cittadino», ha scritto nella lettera di dimissioni indirizzata al sindaco Riccardo Mastrangeli dopo la nomina a capo di Ales. Dopo la maturità classica, la laurea in Economia e Commercio – nel curriculum pubblicato sul sito del Comune di Frosinone non viene specificato in quale università – e una serie di lavori in piccole aziende, ha fondato tre società tra cui Greylease srl, di cui risulta, nel momento in cui questo articolo va in stampa, amministratore e azionista unico con due dipendenti e un capitale sociale modesto, di 106 mila euro. Le altre due, una di autonoleggio in Sardegna e l’altra nel campo delle assicurazioni, hanno un volume d’affari scarso. Greylease nel 2022 ha registrato ricavi per 705 mila euro, con un utile netto di 10 mila e rotti.

 

Poco più di 10 mila euro (lordi) è anche il reddito dichiarato da Tagliaferri per il 2022, non un granché per chi come lui si vanta dello status di imprenditore. Risulta il più povero nel Consiglio comunale di Frosinone: per dire, il sindaco Mastrangeli attesta di guadagnare quasi 250 mila euro. Con Ales, dunque, l’ex assessore del Comune di Frosinone ha fatto il grande balzo. Anche per la mole di affari che oggi si trova a controllare: da una ditta di autonoleggio che ha prodotto al massimo 800 mila euro di ricavi annui, oggi si ritrova a gestire una società pubblica che produce 88 milioni di ricavi ogni dodici mesi. Cento volte di più.