Cyprus Confidential

Gli oligarchi russi controllano in segreto due alberghi nel centro di Firenze

di Paolo Biondani e Gloria Riva   3 aprile 2024

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Sulla carta sarebbero due studentati. In realtà sono hotel di lusso, situati nel centro storico, di proprietà di miliardari di Mosca che li gestiscono tramite Cipro, come può rivelare l'inchiesta del consorzio giornalistico Icij

La stazione di Santa Maria Novella è a pochi minuti a piedi dal polmone verde di piazza dell’Indipendenza. E da qui, in un quarto d’ora di cammino, si arriva al Duomo di Firenze. Scorrendo le recensioni sui siti turistici, proprio la «posizione eccellente», assieme alla «cordialità del personale» e alla «pulizia delle stanze», è il punto di forza dei due grandi alberghi che si affacciano su quella piazza alberata. Si chiamano «Il Santo» e «S4 Stays». Freschi di ristrutturazione, hanno aperto un anno fa e sembrano andare a gonfie vele, vista la quantità di camere occupate e prenotate. Sono hotel molto particolari soprattutto come struttura di controllo: è come se indossassero una triplice maschera, per coprire una proprietà che L’Espresso può ora svelare, grazie alle carte riservate dell’inchiesta Cyprus Confidential.

 

Negli atti societari, i due edifici vengono indicati come «immobili a uso alloggio per studenti». Ma i siti turistici li descrivono come «hotel di lusso e grande comfort», con camere da 250 euro a notte. Gli immobili sono intestati a due società italiane con nomi da studentati, Alunno Uno e Alunno Due, controllate da una capogruppo di Cipro, Alunno Ltd, che è totalmente anonima: gli azionisti sono infatti schermati da un fiduciario, un professionista che fa da prestanome legale. La loro identità, finora rimasta segreta, è scritta nero su bianco in una serie di documenti ottenuti dal consorzio internazionale dei giornalisti d’inchiesta (Icij), rappresentato in Italia da L’Espresso: sono due ricchissimi oligarchi russi, Alexander Grigorievich Abramov e Alexander Vladimorovich Frolov, noti come i re dell’acciaio.

 

Dario Nardella

 

Il primo albergo-studentato ha sede in piazza dell’Indipendenza 11, nel palazzo che in passato ospitava la clinica privata Santa Chiara, creata come maternità, poi convertita in un piccolo ospedale di lusso, dove nel 2006 si spense Oriana Fallaci. La società italiana Alunno Uno srl possiede l’intero immobile di sei piani, dai sotterranei alla terrazza panoramica, totalmente ristrutturato in due anni di lavori appaltati a un’azienda toscana, costati oltre 10 milioni e conclusi nel 2023. Così è nato l’hotel «Il Santo», che si pubblicizza per «le splendide camere con affacci sulla piazza verdissima, finestre con viste memorabili sullo skyline di Firenze, cortile con giardino interno, salottini privati, palestra, sala giochi e servizi di alta qualità».

 

Alunno Due srl è proprietaria di un altro palazzo, che in origine era di proprietà dell’Enel, situato a un centinaio di metri dal primo, all’incrocio tra le vie Poggi e Salvagnoli, che si affaccia sulla stessa piazza dell’Indipendenza. È un immobile di quattro piani, più uno interrato, tutti ristrutturati e trasformati nell’hotel «4S Stays», che offre «camere dal moderno design minimalista con salottini privati, cortile esterno con giardino, terrazza, palestra e una spaziosa lounge alla moda». Quando iniziarono i lavori, la cronaca di Firenze di Repubblica scrisse che la proprietà era russa, ma la holding cipriota mandò una smentita, senza precisare chi fossero i titolari. L’inchiesta Cyprus Confidential ora dimostra che avevano ragione i giornalisti.

 

Tra migliaia di carte dei fiduciari di Cipro, infatti, c’è una serie di atti, con il timbro «strettamente confidenziale», che svelano la catena di controllo dei due alberghi di Firenze e di molte altre proprietà, dall’Europa al Sudamerica. La misteriosa Alunno Ltd di Nicosia risulta posseduta da una catena di tre società delle Isole Vergini Britanniche, che a loro volta fanno capo a due «trust di natura riservata»: il primo si chiama The Dapore e ha come beneficiario Abramov, che controlla due terzi delle azioni; il restante 33,3 per cento è intestato a The Elpins, che appartiene a Frolov.

 

Alexander Frolov

 

Per aumentare l’impenetrabilità della struttura, entrambi i trust sono affidati a un fiduciario svizzero, mentre le società cipriote vengono gestite dalla filiale locale del colosso delle consulenze Pwc. Per le pratiche legali e fiscali, i due oligarchi sono assistiti dallo studio più importate dell’isola, fondato dall’avvocato e politico Nicos Anastasiades, che è stato fino al 2023 il presidente della Repubblica di Cipro.

 

Abramov è uno scienziato, diventato manager e imprenditore privato alla fine degli anni Novanta, quando ha fondato il gruppo Evraz, che è il più grande produttore russo di acciaio e possiede anche miniere di metalli e carbone in diversi Paesi dell’ex Urss. Frolov è il suo braccio destro e socio dal 2005. Prima della guerra con l’Ucraina, il gruppo Evraz aveva un giro d’affari di oltre 14 miliardi di euro l’anno.

 

Dalla primavera del 2022 i due miliardari sono stati colpiti dalle sanzioni britanniche, statunitensi e di altri Paesi occidentali, ma non sono entrati nella lista nera dell’Unione europea. La Ue ha sanzionato solo il loro socio storico, Roman Abramovich, l’ex patron del Chelsea, che fino a due anni fa era il principale azionista del gruppo Evraz. Le autorità di Londra hanno colpito anche l’azienda: hanno vietato a tutti i cittadini britannici di avere qualsiasi rapporto d’affari con l’industria dell’acciaio, qualificata come «società strategica per il regime di Mosca», in quanto controllata «da una selezionata élite fedele al presidente Vladimir Putin».

 

Le carte di Cipro mostrano che Abramov e Frolov, anche dopo l’attacco russo all’Ucraina, hanno continuato a trasferire ingenti capitali nei paradisi fiscali, attraverso le loro offshore. Diverse operazioni hanno date assai sospette: la filiale cipriota della Pwc, in particolare, ha fatto uscire da un conto svizzero cento milioni di dollari, in blocco, il primo marzo 2022, una settimana dopo l’inizio della guerra.

 

Alexander Abramov

 

L’inchiesta giornalistica Cyprus Confidential collega ai due oligarchi ben 62 società offshore, che custodiscono la parte finora rimasta segreta delle loro ricchezze. Oltre agli alberghi-studentati di Firenze, Abramov e Frolov possiedono palazzi con uffici e negozi in Gran Bretagna, aziende tedesche di logistica, una società telefonica americana (che fu sanzionata negli Usa per non aver indicato i nomi dei titolari effettivi) e diversi resort turistici di lusso, dal Brasile all’isola greca di Mykonos. Dunque, mentre negli Stati Uniti una compagnia può essere obbligata a rivelare l’identità dei propri azionisti, in Italia una società cipriota è libera di restare anonima e investire nel centro storico di Firenze una massa di denaro di provenienza ignota. In totale, le offshore di Abramov e Frolov hanno gestito fondi riservati per circa tre miliardi.

 

Contattati dai giornalisti del Guardian a nome di tutto il consorzio Icij con domande dettagliate, anche su Firenze, i due oligarchi non hanno risposto. Nel fascicolo visionato da L’Espresso, balza agli occhi un documento del 2020. È la replica alla richiesta di una piccola banca privata italiana di chiarire la provenienza dei fondi utilizzati per acquistare il palazzo dell’ex clinica Santa Chiara. I gestori di Alunno Ltd scrivono che quei «15 milioni» provengono da altre due società cipriote (Belgador e Domitia Cyprus Ltd), che li hanno ricevuti da una offshore delle Isole Vergini (Vollin Holdings Ltd) che a sua volta li ha avuti dalla propria controllante (Whiteclif Enterprises Limited), che ha sede nello stesso paradiso fiscale e ovviamente è l’ennesima entità anonima. Detto questo, i fiduciari ciprioti assicurano: «Per quanto a nostra conoscenza, quei fondi non derivano da fonte illecita». Su Abramov, Frolov e i loro trust, nulla.

 

In un altro documento esaminato da L’Espresso, è una grande banca svizzera a chiedere di identificare il titolare di Alunno Ltd. E in questo caso i fiduciari ciprioti si sentono in dovere di fare il nome di Abramov, che in effetti risulta l’azionista principale. Insomma, due pesi e due misure. Per l’Italia c’è un dato ancora più assurdo: la società Alunno Uno non ha dovuto rivelare il suo proprietario neppure nel 2021, quando lo Stato italiano le ha concesso un contributo a fondo perduto da cinquemila euro. Una somma modesta, collegata all’emergenza Covid, ma non si capisce come sia stato possibile elargirla a una società anonima di due miliardari russi.

 

In questi stessi anni, mentre gli oligarchi fanno piovere soldi offshore su Firenze, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Dario Nardella deve fronteggiare la forza centrifuga innescata dal boom di vacanze, bed&breakfast e affittacamere. Molti ricchi investitori stranieri, già prima del Covid, si erano scatenati in acquisti di palazzi e appartamenti per farne alberghi e residenze di lusso. E nei mesi più bui del lockdown i fiorentini si sono resi conto che nel centro storico ci vivevano ormai pochissime famiglie. Ne è nata una polemica contro le politiche urbanistiche delle giunte di Nardella e, prima di lui, di Matteo Renzi: Firenze è diventata una città per turisti, sempre più cara, con prezzi che costringono i residenti storici a spostarsi nei Comuni limitrofi.

 

Per arginare il malcontento, il sindaco Nardella vara una delibera che stoppa il cambio di destinazione d’uso degli immobili in strutture alberghiere, consentendo solo di aprire uffici o studentati. Ecco perché i due oligarchi, nel 2020, chiedono di trasformare i loro palazzi in residenze per studenti. È la stessa strategia adottata da tutti gli altri fondi internazionali che negli ultimi tre anni hanno realizzato ben undici studentati nel cuore di Firenze, con camere dai 200 euro in su. Studentati sulla carta, ovviamente, perché di universitari non c’è neanche l’ombra: non rientrano neppure nell’elenco ufficiale degli alloggi per studenti stilato dalla Regione Toscana.

 

Studentato S4 di proprietà di Alunno Ltd

 

Nel 2023, sull’onda delle critiche contro l’overdose di turismo, parte anche una campagna referendaria, sostenuta dalle firme di 11.283 cittadini, dal titolo «Salviamo Firenze». Tra le proposte, spicca proprio l’abolizione delle norme che legittimano gli studentati di lusso, permettendo di svolgere anche attività alberghiera. «Nonostante le firme raccolte fossero sufficienti a indire un referendum, il sindaco ha annacquato l’iniziativa promettendo di accogliere le richieste dei cittadini», racconta a L’Espresso Francesca Conti, architetta e attivista fiorentina, che precisa: «Proprio in questi giorni, tuttavia, apprendiamo che la giunta non intende cancellare la possibilità per gli studentati di svolgere attività alberghiera». Anche gli oligarchi quindi possono continuare a contare i soldi che arrivano da Firenze nelle loro offshore.

 

Il tema del ritorno a «una città a misura di cittadino» ora è al centro della campagna elettorale: in giugno si vota per il nuovo sindaco. Dopo due mandati, Nardella non può ricandidarsi, quindi appoggia l’uscente assessora al Sociale, Sara Funaro, psicologa e nipote di Piero Bargellini, che fu sindaco durante l’alluvione del 1966. La destra, invece, vorrebbe schierare l’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, sperando di far dimenticare che nel 2018 proprio Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia avevano proposto di cacciare i direttori stranieri dai musei italici. A complicare il quadro c’è l’evoluzione politica di Matteo Renzi; il possibile riposizionamento di Cecilia Del Re, ex assessora della giunta Nardella, che potrebbe correre da sola; e la scelta del M5S, che potrebbe sostenere la candidatura di Tomaso Montanari, professore di Storia dell’arte e rettore dell’Università per stranieri di Siena, che è stato uno dei sostenitori del referendum «Salviamo Firenze».