Innovazione
28 novembre, 2025La due giorni di Brema rilancia l’Europa dello Spazio: il direttore dell’Esa Josef Aschbacher annuncia il budget da 22 miliardi per tre anni. L’Italia è al timone con un contributo da 3,5 miliardi e la certezza di mandare un astronauta sulla Luna
L’Italia incassa la Presidenza del Consiglio Ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea (CM25), e torna a casa vincente ma non pienamente soddisfatta: resta terzo contributore dell’Esa, esattamente come alla Ministeriale 2023, nonostante il finanziamento sia il più alto di sempre, con 3,49 miliardi di euro pari al 15,79% dell’intero budget. Il podio dei Paesi con un maggior impegno economico nelle attività dell’Esa vede salda in testa la Germania con 5,067 miliardi di contributo - 23,11% del totale - mentre la Francia resta al secondo posto per un pugno di euro di scarto rispetto all’Italia. Il contributo francese è di 3,59 miliardi (il 16,42%), “solo” 100 milioni in più dell’Italia.
Il budget dei record
Il pacchetto dei finanziamenti approvati è il più importante mai raggiunto, con un più 30% sul precedente, e non si distanzia molto dall’obiettivo dei 22, 5 che Ashnbacher aveva posto prima dell’inizio dei lavori. La misura precedente – in occasione della Ministeriale di Parigi del 2023 – si era fermata a 16,9 miliardi: l’incremento dopo tre anni definisce una nuova soglia per gli investimenti congiunti dell’Europa nello Spazio.
La spesa pubblica europea per lo Spazio si attesta intorno allo 0,07% del PIL – come ha ricordato Ashenbacher - circa 15 euro l’anno per cittadino, contro i quasi 220 euro pro capite degli Stati Uniti. Un disequilibrio da correggere per non confinare l’Europa a un ruolo subordinato alle infrastrutture e servizi messi in campo da attori privati e statali non europei.
L'Italia fra i grandi
In questo scenario da record, l’Italia conquista una nuova centralità politica e mette sul piatto - per la contribuzione al bilancio complessivo Esa - circa 500 milioni in più rispetto alla Ministeriale del 2023. Vero è che non centra l’obiettivo - non dichiarato ma nemmeno mai celato – di scalzare la Francia, che invece non si sposta dal secondo gradino del podio per uno scarto davvero minimo.
Ma piazzandosi fra i primi tre paesi contribuenti, l’Italia si aggiudica una serie di vantaggi, fra cui un “posto a bordo” della missione Artemis, e la garanzia che un o una astronauta italiana saranno parte dell’equipaggio europeo che farà rotta sulla Luna.
Dal canto suo, il ministro Adolfo Urso – che detiene la delega del governo allo Spazio - torna a Roma con una vittoria che porta la sua firma: la Ministeriale di Brema lo ha eletto all’unanimità presidente del Consiglio a livello ministeriale dell’ESA, facendolo subentrare alla titolare tedesca Dorothee Baer.
La presidenza italiana coprirà il triennio fino al 2028, quando la prossima Ministeriale sarà ospitata in Italia. Il ministro ha valorizzato l’importanza della copertura integrale dei programmi prioritari per il Paese, a cui corrisponderanno ritorni industriali diffusi: dal comparto dei lanciatori – con il ruolo di Avio su Vega e la partecipazione alle attività legate ad Ariane – alla filiera dell’osservazione della Terra, passando per navigazione, comunicazioni sicure e sperimentazione scientifica in orbita.
Deep Space
Bisognerà attendere il primo dicembre per sapere come saranno ripartite le risorse in relazione ai singoli programmi e linee di attività, ma il quadro politico e finanziario è già tracciato.
Tornano in auge le missioni scientifiche a cui sarà destinato il 17% del budget complessivo. Fra i progetti annunciati, la missione verso Encelado, la luna ghiacciata di Saturno: nessuna agenzia si era ancora impegnata per portare un veicolo sulla sua crosta, e l’Esa punta a colmare questo vuoto scientifico.
Confermati anche i finanziamenti alle grandi missioni osservative: il telescopio a raggi X Athena e l’osservatorio spaziale LISA, basato su interferometria laser per la rivelazione di onde gravitazionali direttamente dallo spazio. Entrambe rappresentano ambiti in cui l’Europa procede su strade tecnologicamente originali, senza equivalenti operativi presso altre grandi agenzie.
Sovranità spaziale
Con un budget stimato di 21,1 miliardi – circa il 20% delle risorse - l’accesso autonomo allo Spazio viene trattato come componente essenziale della sovranità tecnologica europea, che punta a recuperare lo iato che ci separa dalla concorrenza internazionale: gli operatori privati come SpaceX, Blue Origin o Rocket Lab e le potenze emergenti di Cina e India.
La “crisi dei lanciatori” che l’Europa ha registrato tra il 2023 e il 2024 – segnata dalla difficoltà europea di disporre di vettori propri in maniera continuativa – ha evidenziato come la mancanza di accesso indipendente alle orbite penalizzi non solo il settore spaziale, ma l’intero sistema economico e di sicurezza del Paese.
Con il programma European Launcher Challenge (Elc) l’Esa sostiene una nuova generazione di operatori commerciali, attraverso il cofinanziamento dello sviluppo dei primi lanciatori da parte di startup europee, ed il successivo acquisto anticipato di servizi di trasporto spaziale, a garanzia di un mercato minimo. Il programma riceverà 900 milioni di euro, circa il doppio rispetto a quanto previsto prima della Ministeriale: una scelta che testimonia la volontà di puntare su soluzioni innovative – riutilizzabilità, propulsione a costi contenuti, motori ad alta spinta – per integrare e potenziare la capacità dei lanciatori tradizionali Ariane 6 e Vega (nelle versioni C e, in prospettiva, E).
Marte torna in corsa
A sorpresa viene confermato il finanziamento della missione ExoMars “Rosalind Franklin”, il lander di esplorazione del pianeta rosso, con obiettivo di lancio nel 2028.
Il progetto era stato messo in stand by dopo il taglio di budget che aveva interessato la Nasa all’inizio del 2025. Ma a ribaltare la vicenda è bastata una lettera della Nasa, a data 25 novembre, che ha formalizzato l’impegno americano a fornire alcuni elementi essenziali mancanti dopo la fine della cooperazione con l’agenzia russa Roscosmos, interrotta a seguito dell’invasione dell’Ucraina.
L’Europa non dispone di generatori a radioisotopi necessari ad alimentare il rover in condizioni ambientali estreme, né aveva un vettore disponibile per il trasferimento verso Marte. Entrambi questi tasselli saranno assicurati dagli Stati Uniti, rendendo nuovamente concreto l’obiettivo di un lancio verso il Pianeta rosso nel 2028. Per l’Esa, si tratta di salvare un programma scientifico di punta e anni di investimenti tecnologici; per l’Europa nel suo complesso, è anche un segnale della capacità di ricostruire partnership strategiche su base nuova. Un rover europeo, completamente autonomo, dovrà dimostrare le capacità di atterraggio e di esplorazione in superficie, cercando eventuali tracce di vita passata nel sottosuolo marziano.
Dual Use
L’Esa aveva annunciato l’accordo con la Commissione Europea per un supporto operativo relativo all’ambito della Difesa. E fra le discussioni centrali della Ministeriale non poteva quindi mancare il tema della difesa e delle applicazioni spaziali a duplice uso, civile e militare. L’European Resilience from Space (Ers) è la voce di bilancio Esa con una previsione di spesa superiore a 1,3 miliardi di euro. L’Agenzia per statuto non può farsi carico di programmi che abbiano la difesa militare come obiettivo primario. Entra però attivamente nel campo delle applicazioni dual use, rivendicandone la natura non aggressiva e “stressandone” la dimensione di sicurezza – cibernetica, infrastrutturale, strategica – che non può più essere esclusa dalle politiche spaziali. Il programma rimarrà aperto a nuove sottoscrizioni da parte degli Stati fino alla metà del 2026, ma ha già raccolto un sostegno consistente in questa prima fase.
Earth Observation
Le applicazioni spaziali – osservazione della Terra, navigazione e telecomunicazioni – saranno rafforzate con l’ “European Resilience from Space” (ERS) l’iniziativa pensata per aumentare la resilienza del continente alle crisi, integrando esigenze civili e di sicurezza. Con un budget di circa 1,35 miliardi, il programma punta a fornire servizi di uso “civile” con immagini ad alta frequenza temporale e spaziale in caso di emergenze, servizi di connettività sicura e nuove capacità di navigazione in orbita bassa come “backup” del sistema Galileo.
Per l’Italia questo programma rappresenta un’opportunità industriale e tecnologica: la sola navigazione satellitare sostiene, secondo le stime presentate, circa il 10% del PIL dell’Unione europea: un settore, quindi, altamente sensibile dal punto di vista economico. L’obiettivo di questo sforzo finanziario è ridurre il divario con le altre grandi potenze spaziali.
Strategie di lungo periodo
Il CM25 è stata anche il primo banco di prova operativo della “Strategy 2040”, il documento che definisce la visione di lungo periodo dell’ESA: protezione della Terra e del clima, esplorazione dello spazio profondo, autonomia e resilienza strategica, rafforzamento della competitività industriale. Il nuovo budget è costruito per tradurre quei pilastri in programmi concreti, con un forte accento sulle applicazioni operative (osservazione della Terra, navigazione, telecomunicazioni) e sulle tecnologie abilitanti.
Moon project
L’ESA proseguirà la collaborazione con la NASA per il programma Artemis – che riporterà l’essere umano sulla Luna entro il 2028 - fornendo tra l’altro il modulo di servizio della capsula Orion e partecipando ai moduli del Gateway. Partirà anche lo sviluppo del lander Argonaut, un programma logistico europeo pensato per trasportare sul suolo lunare una tonnellata e mezza di carico, con un lancio previsto nel 2030. Argonaut, insieme al programma Moonlight – una costellazione di satelliti per navigazione e comunicazioni a supporto delle attività sulla superficie lunare – è uno dei pilastri della futura “infrastruttura” europea sulla Luna.
Le voci italiane
Per il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Teodoro Valente, la Ministeriale di Brema rappresenta un “punto di passaggio” decisivo per il futuro dello spazio europeo e per il posizionamento dell’Italia. Valente ha rimarcato come gli investimenti nazionali – sia in ambito ESA sia a livello europeo e internazionale – siano aumentati in modo significativo negli ultimi anni, grazie a un’azione coordinata tra governo, Comitato interministeriale per le politiche spaziali e aerospaziali (Comint) e ASI.
In quest’ottica, la roadmap tracciata dal CM25 è vista come un’occasione per consolidare una base solida per lo sviluppo istituzionale e commerciale del settore, aprendo lo spazio anche a nuovi attori industriali e a ecosistemi di ricerca emergenti, con l’obiettivo condiviso di accrescere l’autonomia e la resilienza europee.
Il risultato di Brema consegna un’Europa più determinata a colmare il gap con gli altri grandi attori globali e un’Italia che, almeno per questo triennio, si presenta non più come comprimaria, ma come uno dei motori principali della politica spaziale del continente, con ricadute industriali, tecnologiche e scientifiche che si giocheranno sulla Luna e su Marte, ma anche nell’economia e nella sicurezza di ogni giorno.
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