Siamo ufficialmente entrati in una nuova era in cui la realtà non è più soltanto quella che viviamo con i sensi, ma anche quella che possiamo creare con qualche click e un prompt scritto bene. Non parliamo della realtà virtuale con i visori che fanno venire il mal di testa dopo venti minuti, ma di video, contenuti visivi, facce che parlano, scene che sembrano uscite da un film di Hollywood. Solo che nessuno le ha mai girate davvero. Se fino a ieri l’intelligenza artificiale era brava a scrivere testi, fare qualche immagine che faceva dire «wow» ma poi lasciava sempre qualche mano con sei dita, oggi siamo arrivati a un livello in cui devi guardare tre volte un video per capire se è reale. Rimanendo comunque con qualche dubbio.
Faccio qualche nome giusto per capirci: Heygen sta trasformando la comunicazione video aziendale e personale in qualcosa di totalmente automatizzato. Basta caricare uno script, scegliere un avatar realistico e il software si mette a parlare in modo naturale. Stessa voce, stesse inflessioni, la bocca che si muove in sincronia.
Kling, dal canto suo, ha deciso di portare la generazione video a un livello cinematografico. Oggi non parliamo più soltanto di avatar che leggono un testo su uno sfondo anonimo, ma di sequenze visive con ambientazioni realistiche, giochi di luce sofisticati e movimenti di camera degni di una produzione cinematografica. Tutto ciò che fino a ieri richiedeva registi, troupe, attori, mesi di post-produzione e budget milionari, si può realizzare con il prompt giusto. Il nuovo talento non è più saper stare dietro alla camera o recitare bene, ma saper parlare all’Ia. E quando questa tecnologia finisce nelle mani di chiunque l’asticella si alza vertiginosamente: perché a parità di costo (vicino allo zero), vince chi ha la fantasia più potente, l’idea più originale, l’intuizione più efficace.
In questo scenario si inserisce anche Runway Ml, una realtà nota per aver portato l’intelligenza artificiale all’interno dei processi di post-produzione video. Oggi, tuttavia, il suo contributo va oltre: è possibile generare interi video a partire da un’immagine o da un semplice concept testuale, animare contenuti statici, alterare l’età dei soggetti, trasformare l’atmosfera di una scena e molto altro, il tutto con estrema facilità e rapidità. Da una color correction seria all’effetto di transizione da urlo, ci pensa Runway Ml.
A completare questo scenario c’è Higgsfield, che ha scelto di rendere la generazione di video tramite intelligenza artificiale ancora più accessibile, portandola direttamente sui dispositivi mobili e abilitandone l’uso in tempo reale. Questo significa che non si parla più soltanto di grandi produzioni o studi specializzati, ma che chiunque, con uno smartphone, può trasformarsi in uno studio creativo tascabile. La creatività, dunque, non è più limitata dalle competenze tecniche o dai soldi, ma solo dalla capacità di immaginare qualcosa che valga davvero la pena di essere visto.
Ma attenzione, perché tutto questo porta con sé anche un enorme cortocircuito sociale e culturale. Se già oggi facciamo fatica a distinguere una notizia vera da una fake news, come andrà a finire quando inizieranno a circolare video ultra-realistici? Qui non si parla solo di deepfake: parliamo di una ridefinizione totale del concetto di verità visiva. Questo porterà a un nuovo tipo di analfabetismo: quello della realtà digitale. Sapremo leggere i video? Sapremo davvero capire da dove vengono, chi li ha creati, con quale scopo? O ci limiteremo a prendere per buono tutto quello che ci scorre davanti sugli schermi?
E c’è anche un altro tema non da poco: cosa succederà ai lavori creativi. Se un brand può fare la nuova campagna senza chiamare un’agenzia, senza pagare fotografi, videomaker, attori, grafici, ma generando tutto via Ia, si salverà solo chi saprà usare queste tecnologie come estensione del proprio talento, chi smetterà di pensare in termini di «so fare foto» o «so fare video», e inizierà a dire «so immaginare mondi che nessuno ha mai visto e so spiegare alle macchine come crearli». Un ritorno clamoroso all’essenza della creatività pura: l’idea conta più della tecnica. Stiamo entrando in un’era in cui i video non sono più una rappresentazione del reale, ma una realtà alternativa a tutti gli effetti.