Il policlinico romano di Tor Vergata, che avrebbe dovuto diventare un’eccellenza nel campo sanitario e accademico, è da anni bloccato in un’attesa senza fine per la sua trasformazione in Azienda ospedaliera universitaria. Nonostante proclami, risorse stanziate e protocolli siglati, rimane fermo al palo. Al contrario di chi ci ha lavorato che, grazie alla politica, di strada ne ha fatta tanta.
All’inizio doveva essere un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), ma ha dovuto ridimensionare le sue ambizioni, puntando al modello di Azienda ospedaliera universitaria (Aou). Peccato che neanche questa trasformazione sia mai stata completata. A nulla è servito il protocollo d’intesa firmato nel 2022 dall’ex governatore Nicola Zingaretti e dall’Università di Roma “Tor Vergata”, poi ratificato per il triennio 2022-2025. Prevedeva uno stanziamento di 15 milioni di euro per risolvere le controversie economiche tra le due istituzioni, passo fondamentale per il passaggio del Policlinico ad Aou. A mancare, ancora oggi, è il decreto del presidente del Consiglio dei ministri necessario per formalizzare il processo e, secondo fonti ministeriali, non c’è nemmeno la previsione che arrivi. Così, il Policlinico si trova bloccato in un’impasse giuridica: formalmente è ancora una Fondazione, ma con una gestione in mano alla commissario straordinaria, Isabella Mastrobuono, nominata dal presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Non è possibile nominare un direttore generale perché, se il Policlinico diventasse ufficialmente un’Aou, il commissario decadrebbe.
Altro aspetto paradossale riguarda il ruolo dell’attuale ministro della Salute, Orazio Schillaci, che in passato è stato rettore dell’Università di Tor Vergata. Tra i suoi primi atti di ministro, Schillaci ha firmato nel 2023 un decreto che prevedeva un finanziamento di 8 milioni di euro l’anno per 9 anni destinato proprio alla sua ex università. Questi fondi, vincolati al passaggio del Policlinico ad Azienda ospedaliera universitaria, sono oggi bloccati, senza che il processo di trasformazione abbia mai preso il via. Il decreto è persino finito in Gazzetta Ufficiale, come se tutto fosse in ordine. Nel frattempo però i conti del Policlinico affondano. Solo nel 2023 il deficit ha superato i 58 milioni di euro, rendendolo una delle strutture più indebitate della regione.
Se il Policlinico rimane fermo, le carriere invece si muovono. Orazio Schillaci, diventato ministro, ha portato con sé diversi ex collaboratori. Arnaldo Morace Pinelli, professore di Diritto privato, è diventato capo di gabinetto al ministero, incarico dal quale si è dimesso per passare il testimone al meloniano Marco Mattei, ex direttore sanitario del Policlinico. Mattei, sponsorizzato da Schillaci, era in lizza per ricoprire la carica di commissario di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ma oggi le sue quotazioni sembrano in discesa.
Anche Antonella Tolu, già segretaria particolare di Schillaci all’università, lo ha seguito al ministero, come Giovanni Miele, ex giornalista Rai e docente a Tor Vergata, nominato portavoce e Francesco Saverio Mennini, professore di Economia sanitaria a Tor Vergata, designato capo del Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici e del farmaco.