Anche la magistratura italiana si muove aprendo un fascicolo d'inchiesta dopo le rivelazioni giornalistiche della presenza di 800 italiani inseriti nei files di Panama Papers. Il procuratore di Torino, Armando Spataro, ha delegato le indagini per riciclaggio ai finanzieri del nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Torino.
Le fiamme gialle sono state delegate ad acquisire dati e informazioni in ordine ai contenuti della lista, gran parte della quale sarà pubblicata da l'Espresso nel numero in edicola venerdì. I magistrati, come comunica la Guardia di Finanza, vuole avviare le procedure necessarie per acquisire la lista. La documentazione su cui sta lavorando il pool di giornalisti de l'Espresso è formato da oltre undici milioni di documenti e la lista degli italiani è stata realizzata grazie allo studio di questi files.
L'attività di investigazione della Guardia di finanza di Torino «si inserisce nell'ambito di indagini di polizia giudiziaria, coordinate dalla Procura della Repubblica di Torino e già avviate nel corso del 2015 per il reato di riciclaggio, per il quale sono in corso di approfondimento, da parte del Nucleo Polizia Tributaria di Torino, le posizioni relative a numerose società panamensi riconducibili allo stesso studio legale Mossack & Fonseca», precisano i fiannzieri. I Panama papers «hanno gettato luce sulla cultura e pratica della segretezza a Panama», l'ultima «grossa fortezza che continua a permettere di nascondere fondi offshore alle autorità fiscali e giudiziarie», dice il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, sottolineando che l'organizzazione ha «costantemente e coerentemente avvertito del rischio» rappresentato dai Paesi non in linea con gli standard internazionali di trasparenza.
«Le conseguenze del fallimento di Panama nell'adeguarsi agli standard internazionali è ora emerso, alla vista di tutti Panama deve fare ordine in casa propria, implementando subito queste regole» aggiunge. Fino ad oggi, ricorda l'Ocse, sono 132 le giurisdizioni che si sono impegnate a rispettare gli standard sullo scambio volontario di informazioni in materia fiscale, e 96 quelle che introdurranno lo scambio automatico entro i prossimi 2 anni. «Stabilire standard globali e prendere impegni è però solo il primo passo. Un'implementazione efficace è cruciale per squarciare il velo di segretezza una volta per tutte e sradicare l'evasione fiscale», conclude Gurria.