Con la bocciatura del terzo mandato per De Luca si apre ufficialmente la partita in Campania (ma anche in Veneto)

Dopo la sentenza della Corte costituzionale la regione diventa contendibile. Per il centrosinistra in pole ci sarebbe Roberto Fico. La pronuncia della Consulta apre le porte anche al dopo-Zaia, con Fdi che proverà a imporre un proprio candidato

Vincenzo De Luca non potrà più candidarsi a guidare la Campania, dopo che la Corte costituzionale ha bocciato la legge regionale approvata nel 2024 che, tra gli effetti, aveva la ricandidabilità del presidente per un terzo mandato. Nella sua sentenza la Consulta ha spiegato che la legge della Regione Campania non può sovrastare quella nazionale: "Il legislatore campano ha reso inapplicabile, per la prossima tornata elettorale, il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo posto dal legislatore statale con la legge numero 165 del 2004, così violando l'articolo 122, primo comma, della Costituzione", si legge nel comunicato della Corte. È stato così accolto il ricorso della presidenza del Consiglio - che ha scelto di impugnare la legge per conflitto d’attribuzione - contro la misura campana che prevedeva che “il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di vigore della presente legge”, permettendo quindi a De Luca di ricandidarsi. Fin qui la stretta cronaca.

Le due partite

Ma al di là delle ragioni giuridico-costituzionali, la decisione della Consulta spalanca le porte a una serie di questioni politiche che attraversano, intrecciandosi, entrambi gli schieramenti di centrosinistra e centrodestra e aprono ufficialmente, per la Campania ma non solo, il primo tempo di una lunga campagna elettorale che finirà nell’autunno del 2025. La segretaria del Pd Elly Schlein ha probabilmente accolto con un sospiro di sollievo la sentenza della Corte costituzionale, che le permette così di iniziare a ragionare sul futuro candidato senza doversi mettere nella scomoda situazione di dover dire un “no” all’“ingombrante” De Luca. Ma la bocciatura del terzo mandato parla anche al Veneto e spegne le velleità della Lega che da tempo spinge per permettere a Luca Zaia di poter restare in carica per altri cinque anni (per lui sarebbe tecnicamente il quarto mandato, visto che governa ininterrottamente dal 2010). Ora, anche nella storica regione leghista, si apre la corsa al post-Zaia, con Fratelli d’Italia che da mesi rivendica il proprio diritto a esprimere il candidato.

Il dopo De Luca

A qualche minuto dalla sentenza della Consulta, il Pd nazionale è uscito con una nota: “Ora abbiamo al responsabilità di aprire tutti insieme, anche con chi ha guidato la regione Campania in questi anno e con il partito campano, una pagina nuova, lavorando al progetto e alla coalizione di governo per la prossima legislatura, nella consapevolezza che quella campana sarà la sfida più importante della prossima tornata di elezioni regionali”, ha scritto il commissario dem campano, il senatore Antonio Misiani. Ma è la seconda parte del comunicato che dà l’idea di quel che succederà da oggi fino a novembre: “Il nostro obiettivo è la costruzione di una coalizione progressista che unisca tutte le forze politiche e civiche alternative alla destra, sul modello dell’alleanza che nel 2021 ha portato alla vittoria a Napoli e sulla base della condivisione di un programma di governo per la Campania”. Di nomi forti  nel Pd per il dopo-De Luca ancora non se ne vedono. E non è un mistero che, nell’unica regione in cui il Movimento 5 stelle è realmente competitivo, i dem guardano a un nome che possa mettere d’accordo il proprio elettorato con il partito di Giuseppe Conte. Gaetano Manfredi a Napoli c’è riuscito: ex ministro in quota 5 stelle, oggi primo cittadino partenopeo e presidente dell’Anci, è stato digerito dal Pd senza malumori apparenti.

Il centrosinistra

Sarà la stessa cosa per l’ex presidente della Camera Roberto Fico? Il suo nome circola ormai da mesi e  la sentenza della Consulta può permettere a Schlein di iniziare a giocare a carte scoperte. Anche perché - è questo il ragionamento della segreteria dem - Fico, esponente della “sinistra pentastellata”, è il nome che più di altri riuscirebbe a tenere insieme l’elettorato 5 Stelle e parte del Pd. Un primo segnale in questa direzione c’è già stato ieri - 9 aprile -, poco prima della pronuncia della Corte costituzionale quando la leader Pd e Fico si sono fatti vedere insieme, come raccontato i cronisti parlamentari, lungo il transatlantico di Montecitorio. Quella campana è la prima partita forse più complicata nella prossima tornata elettorale, dove il centrosinistra deve ottenere una riconferma. Adesso, senza De Luca, la regione sembra più contendibile dal centrodestra.

 

Nelle Marche la sfida è strappare la regione guidata da Francesco Acquaroli, candidato probabile sarà l’ex sindaco di Pesaro ed ex presidente dei primi cittadini Pd Matteo Ricci, ora a Bruxelles al Parlamento europeo. La Toscana è tra le regioni che il Pd dà più per certe: qui tutto fa pensare che il presidente uscente Eugenio Giani sarà riconfermato. Invece, un'altra sfida complicata, per lo meno per le geometrie interne al partito, è la Puglia. Michele Emiliano è in scadenza e neanche lui potrà ricandidarsi. In pole position c’è l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, ma negli ultimi giorni ha iniziato a circolare con forza un altro nome - quello dell’ex presidente Nichi Vendola - che ha ammesso che un’eventuale candidatura “è una cosa che interroga la mia coscienza, perché non è solo il partito che me lo chiede. Sto ricevendo - ha aggiunto - una sollecitazione continua anche per strada, dalle associazioni, dal mondo del volontariato”.

Il centrodestra

La bocciatura del terzo mandato per De Luca agita le acque anche nel campo opposto, quello del centrodestra. Innanzitutto perché con la sentenza della Consulta la Campania diventa, appunto, regione contenibile. Il nome che circolava come possibile candidato in quota Forza Italia era quello dell’eurodeputato Antonio Martusciello ma, dopo il suo coinvolgimento nel Huawei gate, è stato lui stesso a fare un passo indietro. Dal congresso della Lega è emersa la possibilità di candidare l’attuale ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, la scelta apparentemente migliore per la Lega, per due motivi: perché il titolare del Viminale è un civico, perché non è iscritto a nessun partito, ma è anche un nome di area leghista; e perché con Piantedosi in Campania si aprirebbe per Matteo Salvini - ora nessuno ne fa più mistero - la possibilità di tornare al ministero che ha guidato durante il governo Conte I.

 

La pronuncia della Consulta mostra gli effettipiù dirompenti  anche a centinaia di chilometri di distanza dalla Campania, in Veneto, dove da mesi è in corso un braccio di ferro tra Lega e Fratelli d’Italia per il dopo-Zaia, che ora vede sfumare la possibilità di ricandidarsi. E dà la possibilità, al partito di Meloni, di imporre un proprio uomo. Possibilità bocciata subito la capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari, secondo cui “il Veneto” deve “andare alla Lega”. Per Zaia “siamo di fronte a un Paese che, in alcune delle proprie norme, vive nell’ipocrisia”. Fatto sta che la bocciatura del terzo mandato per De Luca apre ufficialmente anche la partita veneta, regione da cui Meloni vorrebbe far partire la propria scalata al Nord dove, nonostante sia il partito di maggioranza relativa, non governa da nessuna parte.

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