JD Vance a Palazzo Chigi per l'incontro con Meloni: "Con l'Italia parleremo di un negoziato sui dazi con l'Ue"

L'obiettivo della premier è (ancora) fare da "ponte" tra Usa e Ue: "Tra noi rapporto privilegiato". Il vicepresidente, tra i più critici dell'Unione europea, incontrerà anche il segretario di Stato vaticano Parolin. Resta un'incognita la visita a Papa Francesco

Italia-Stati Uniti, secondo atto. Il vicepresidente statunitense JD Vance è arrivato a Roma e alle 13 è arrivato a Palazzo Chigi per il bilaterale con Giorgia Meloni. A qualche ore dall’incontro alla Casa Bianca con Donald Trump, i due si ritrovano ancora faccia a faccia ("Non lo vedo da un sacco di tempo...", ha scherzato Meloni), ma nella cornice di Palazzo Chigi. Prima un bilaterale, poi un pranzo informale a cui parteciperanno anche i due vicepremier italiani Matteo Salvini e Antonio Tajani. In agenda, oltre all’incontro con Meloni, anche quello con il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. Prima dei colloqui a porte chiuse, Vance ha anticipato che con Meloni parlerà dei "rapporti economici molto importanti tra Italia e Stati Uniti". Stiamo "avendo grandi negoziati commerciali anche con l'Unione europea, ne abbiamo già parlato a lungo ieri e ne parleremo ancora oggi". "Sicuramente Italia e Stati Uniti sono determinati a rafforzare la loro cooperazione - è stata la replica della presidente del Consiglio -. Noi crediamo che l'Italia possa essere un partner nell'Europa e nel Mediterraneo per gli Usa, e sicuramente c'è un rapporto privilegiato tra noi del quale vado molto orgogliosa", ha detto Meloni nelle dichiarazioni a favore di telecamere. Come nel caso dell'incontro con Trump, si parlerà di Ucraina anche con Vance: "Aggiornerò Meloni, siamo ottimisti sulla fine di questa guerra brutale".

Ricucire con l'Ue

A metà strada tra una visita ufficiale e un viaggio personale, per Vance è la prima volta in Italia da quando si è insediata la nuova amministrazione americana. Per Meloni, dopo l’incontro con il tycoon, sarà ancora una volta l’occasione per insistere sul ruolo di “ponte” tra Stati Uniti e Unione europea dopo aver incassato, durante il bilaterale alla Casa Bianca, la disponibilità di Trump a venire a Roma dove potrebbe incontrare i leader europei. Ma Vance, all'interno dell'amministrazione Usa, è il più critico nei confronti dell’Unione europea. Alla conferenza di Monaco di febbraio il vicepresidente  aveva attaccato l’Europa accusandola di aver perso la propria bussola, abbandonando i propri valori tradizionali, e di volersi distruggere dall’interno (e Meloni, in un’intervista al Financial Times, le aveva dato ragione). Poi, nelle chat su Signal dove era finito (per sbaglio) anche il direttore dell’Atlantic, aveva espressamente definito gli europei “parassiti”. “Se pensi che dobbiamo procedere, andiamo - aveva commentato Vance, rispondendo al segretario alla Difesa Pete Hegseth sul piano di bombardare gli Houti nello Yemen -. Odio solo dover salvare di nuovo l’Europa”. Tra l’altro, proprio mentre Vance sarà a Roma, nella capitale italiana si svolgerà il secondo round di trattative Usa-Iran sul nucleare.

I rapporti con il Vaticano

Ma uno degli obiettivi del vicepresidente Usa era anche l’incontro con Papa Francesco, ora fortemente in dubbio per le difficili condizioni di salute del Pontefice. Vance è un cattolico che si è convertito, secondo il suo racconto, nel 2019 di ritorno dall’Iraq. Raccontò di essersi unito alla “Chiesa della Resistenza” di cui faceva parte l’arcinemico di Bergoglio, l’ex nunzio papale negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò, tra i principali esponenti del conservatorismo della Chiesa, una delle basi ideologiche trumpismo, poi scomunicato dopo un lungo braccio di ferro all’interno del Vaticano. Negli anni Vance era stato fortemente critico nei confronti di Papa Francesco, arrivando ad attaccarlo sulla decisione di limitare l’uso del latino durante le celebrazioni. Dopo la tre giorni romana, Vance partirà alla volta dell’India, Paese cruciale nella costruzione della “via del cotone” - altenlrativa alla “via della seta” cinese - con cui il premier indiano Narendra Modi vuole unire il proprio Paese all’Europa. E in cui l’Italia si candida a diventarne uno dei principali terminali, con l’obiettivo di recidere l’influenza di Pechino sul Vecchio Continente.

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