Le elezioni comunali del 2016 si avvicinano e Matteo Salvini ha annunciato che non si candiderà sindaco. Non è ancora stato stabilito chi correrà per Palazzo Marino ma a volerlo fare sono in tanti. Per questo la destra cittadina si prepara a scendere in campo, creando un grande contenitore elettorale che ospiti tutte le sue anime: da quella di estrema destra fino a quella ultra-liberale.
Oltre alle schiere leghiste, infatti, la coalizione di Centrodestra sarà composta da due correnti provenienti dall'ormai defunto mondo missino.
La prima è Sovranità, sigla in cui si riconoscono, a Milano come in tutta Italia, quasi tutte le organizzazioni della destra radicale. Fondata a Roma dai leader di Casapound, è il tentativo da parte dei fascisti del terzo millennio di aprirsi alla politica istituzionale, inglobando al suo interno anche altri gruppi di estrema destra ed esponenti politici provenienti da Alleanza Nazionale. Questa apertura ha comportato uno spostamento verso Nord del baricentro del movimento, evadendo dalla dimensione romana che lo ha finora caratterizzato. Se prima era la capitale l'unica grande città in cui Casapound avesse peso, oggi essa sta tentando di radicarsi sotto la madonnina.
Il suo esponente di punta nazionale è infatti la milanese Roberta Capotosti, fedelissima di Ignazio La Russa, che l'ha difesa in un processo che la vedeva accusata di apologia di fascismo, dal quale è stata assolta. Sarà lei a candidarsi per Sovranità al consiglio comunale sostenendo il candidato di Centrodestra. La Capotosti sarà dunque il volto di Sovranità, quindi di tutti i movimenti e gruppi di estrema destra che ne compongono il nucleo cittadino: da Casapound alla Fiamma Tricolore fino agli skinhead di Lealtà e Azione, che di recente hanno aderito al movimento.
L'altra corrente del Centrodestra, invece, punta all'elettorato moderato. Da quando sia Forza Italia che Ncd che Fratelli d'Italia sono entrati in crisi, lo spazio dal loro lasciato è stato occupato da Noi per Milano, una nuova sigla che punta a raccogliere i tanti fuoriusciti milanesi dei vecchi partiti, inquadrandoli in un progetto liberale e filo-americano che sfidi il Centro Sinistra.
Il suo fondatore è Nicolò Mardegan, ex coordinatore cittadino del Nuovo Centro Destra e nipote di Michele Mardegan, ex capogruppo comunale del Pdl sotto la giunta Moratti. Il suo obiettivo è quello di dare un taglio netto con il passato del Centrodestra, creando una lista civica su modello di quella di Flavio Tosi a Verona e di Luigi Brugnaro a Venezia. Pochi politici professionisti candidati, rimpiazzati da imprenditori e dirigenti che non vivono di politica. Questa nuova prospettiva è una necessità dettata dalla fine del finanziamento pubblico, che ha reso necessario trovare dei finanziatori privati, che in cambio del proprio contributo economico possano richiedere dei posti in lista o dettare la linea politica del candidato sindaco.
Non si tratta dunque di un partito tradizionale, bensì di un movimento civico all'americana, cioè con un contenuto apparentemente light che tenta di prendere elettori moderati tramite campagne elettorali convincenti e il carisma del proprio leader. Che siano gli Stati Uniti il modello di questo Centrodestra è confermato dagli uomini di cui Mardegan si sta circondando. Recentemente si è infatti incontrato con Corrado Passera, col presidente della Triennale Claudio De Albertis (fino a poco tempo fa vicino al Pd), col presidente dell’Accademia di Brera Salvatore Carrubba e con il deputato di Scelta Civica Stefano Dambruoso. Tutte persone convinte che le privatizzazioni del settore pubblico siano necessarie per la ripartenza del paese e che vedono nel modello di Stato americano un punto di riferimento.
Inoltre già da diverso tempo Mardegan frequenta e si fa consigliare da Simone Crolla, consigliere delegato di American Chamber of Commerce, l’associazione che riunisce le più grandi multinazionali statunitensi e cura le loro relazioni con l’Italia. Crolla è uno dei più importanti lobbisti italiani a promuovere gli interessi degli Stati Uniti e uno dei più attivi sostenitori del TTIP, l'accordo commerciale con gli USA che vincolerebbe definitivamente l'economia europea a quella americana.
Noi per Milano non è dunque privo di contenuti ideologici, ma invece fortemente influenzato da una visione del mondo calvinista-liberale di stampo americano. I principi materialisti tipici del liberalismo, infatti, si esprimono anche nella visione della famiglia tradizionale di Mardegan. Intervistato dall'Espresso spiega che la "famiglia fondata sull'unione tra uomo e donna va difesa perché, producendo figli, è il motore economico della società. I bambini sono prima di tutto dei consumatori e dei contribuenti che possono permetterci di rilanciare l'economia e i consumi. Dal punto di vista fiscale la famiglia è quindi conveniente". Dunque una famiglia 'all'americana' non come la concepisce Renzi, cioè in cui unirsi e lasciarsi è più semplice e dove i diritti sono estesi a tutti a prescindere dal sesso, ma intesa come mezzo di crescita economica.
Il nome del prossimo candidato sindaco non c'è ancora, ma Mardegan non esclude di poter essere lui stesso e invoca le primarie del Centrodestra perché "siano i milanesi a potere scegliere". Forte dei suoi consensi personali (nel 2011 venne rieletto consigliere della Circoscrizione con il maggior numero di preferenze rispetto a tutti i candidati della sua coalizione) vorrebbe sfidare i suoi concorrenti. Alle primarie potrebbe trovarsi a competere con Sovranità, che però non lo preoccupa e con cui rifiuta ogni forma di collaborazione. "I fascisti sono anti-storici" ci dice "si ispirano ad una dittatura che non deve più esistere, sono più goliardici che reali e non sono compatibili con il mio contenitore politico in cui per loro non c'è spazio".
Entro settembre dovranno essere fatti i nomi di coloro che vogliono concorrere ad essere i candidati sindaci del Centrodestra. Qualora fossero in troppi si potrebbe andare alle primarie. Per adesso la destra sembra essere ancora molto divisa.