Altan, omaggio alle donne

Longanesi ha appena mandato sugli scaffali le tavole dell'artista veneto sull'universo femminile. Facendo parlare l'inconscio

Scrive nella prefazione a "Donne nude" (Longanesi, pp. 207, E 12,90) Massimo Gramellini: "Altan è un genio e davanti ai geni è saggio mettersi in ascolto". La frase fa sorgere una domanda: ma cosa mai ascolterà Altan per scrivere le battute che pronunciano le sue donne? E non solo le donne, ma tutti gli altri personaggi delle sue vignette satiriche? Una volta, qualche decennio fa, Altan ha detto di ascoltare spesso la radio, e di trovare lì ispirazione. In quell'epoca i microfoni erano aperti e dall'etere si udivano le voci profonde dell'Italia: sogni, desideri, immaginazioni, bizzarrie, sconcezza, volgarità, fantasie, follie, rancori.

Nell'aria volavano (e ancora volano) i pensieri segreti detti in pubblico dagli abitanti del Belpaese. Altan ascolta le voci che parlano intorno a lui, ma anche dentro di lui (tra le due cose è difficile differenziare). Così che, quando, come in questo caso, girando le pagine del libro si è colpiti, e trafitti, dalle frasi che escono dalle pagine, s'intuisce che fa parlare l'inconscio.

Non solo il suo, ma il nostro; meglio l'Inconscio, in generale. Le sue donne dicono cose vere, verissime. Esprimono la malinconia, il dolore, l'afflizione, il sarcasmo, il cinismo, l'assoluta voce che giace nel profondo di noi stessi e che spesso stentiamo a far emergere. Ci si sdraia come sul lettino dello psicoanalista, non per parlare, ma far parlare Lui: l'inconscio del Paese. Sono quasi tutte sedute le donne, e nude, perché inermi, e insieme naturali, naturalissime, come le frasi che pronunciano. La nudità come fatto dell'anima, prima che del corpo. Altan ascolta voci e ce le trasmette col suo segno inconfondibile: leggero, veloce, aereo, sottile.

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