Abel Okubor, 37 anni, bracciante, è morto nel Cpr di Brindisi mentre cercava di regolarizzare la sua posizione. Nello stesso giorno aveva trovato lavoro, ma la notizia non gli arriverà mai

Dal 2013 lavorava nelle campagne italiane, poi ha perso l’impiego ed è stato rinchiuso nella struttura. La sua richiesta di protezione internazionale era stata bloccata per un difetto di notifica. Ilaria Cucchi: "È morto poco dopo il primo maggio, che in un mondo giusto sarebbe stata la sua giornata. Ma l'Italia di oggi non è quel mondo"

Abel Okubor, 37enne di origini nigeriane, è stato trovato morto nel suo letto, all'interno del Cpr di Brindisi-Restinco nella notte tra giovedì e venerdì scorso, a poche ore dalla fine del primo maggio. Nello stesso giorno, aveva ricevuto un'offerta di lavoro. Una notizia che non gli arriverà mai. 

 

Domani, 7 maggio, sarà eseguita l’autopsia sul corpo di Okubor da parte del medico legale Domenico Urso, per fare chiarezza su quanto avvenuto. Misura che servirà per capire se ci siano state cause scatenanti di quello che sembrerebbe essere stato un infarto fulminante. “Si faceva chiamare Mimmo, è morto nella notte tra l’uno e il due maggio con la schiuma alla bocca e le convulsioni, noi presumiamo a causa di un’overdose da farmaci”, hanno dichiarato gli attivisti della rete No Cpr Puglia a Fanpage.it. Ieri, 5 maggio, è stato organizzato un presidio fuori dalla struttura per denunciare le condizioni critiche all'interno del Cpr di Brindisi-Restinco.

 

Okubor era arrivato in Italia nel 2013 e aveva lavorato come bracciante agricolo, una mansione stagionale, tra Foggia e Lucera. Aveva già fatto richiesta di protezione internazionale, però il tribunale di Bari l'aveva rigettata. La procedura era stata chiusa nel 2023, ma per via di un dettaglio era rimasta pendente: la morte del precedente legale aveva comportato un difetto di notifica. Ovvero, il tribunale non era riuscito a rintracciare l'avvocato e, quindi, non aveva comunicato la chiusura del procedimento. Di conseguenza, venivano dichiarate inammissibili anche le nuove richieste di protezione internazionale speciale effettuate dal nuovo legale di Abel, Bartolo Gagliani, che aveva preso in carico il suo caso da un paio di mesi. 

 

"Questa burocrazia ha giocato un ruolo importante rispetto a una pratica che poteva andare in una certa maniera e non è andata a buon fine per un cavillo, ossia un ricorso che si era definito nel 2023 e non è mai stato notificato", ha spiegato l'avvocato Gagliani. "Era dovere della commissione prendere questa domanda in carico e invece la domanda di protezione non è mai stata presa in considerazione”. Nel frattempo, Okubor, per via di un permesso di soggiorno scaduto, è rimasto a Restinco, dove era finito a causa del decreto di espulsione emesso dal prefetto di Campobasso. Aveva un contratto di locazione, un lavoro stagionale. Continuava a chiedere di uscire da lì, per regolarizzare la sua posizione. 

 

La senatrice di Alleanza verdi sinistra, Ilaria Cucchi, ha commentato la vicenda in un post su Facebook: "Abel Okubor è morto di Cpr, nella prima mattina di venerdì scorso, una manciata di ore dalla fine del Primo maggio. La giornata del lavoro. La giornata dei lavoratori. In un mondo giusto, la giornata di Abel. Ma l'Italia di oggi non è quel mondo".

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