Il sito Unesco non si può visitare. Impossibile da raggiungere. Non siamo nella zona archeologica di Pompei, in Campania, al centro di critiche feroci e una gestione fallimentare della più importante città romana sepolta dall’eruzione del Vesuvio, diventata quasi sinonimo di sprechi e incurie.
No, siamo sul lago di Varese, estremo Nord a una manciata di chilometri dal confine tra la Lombardia e la Svizzera. Qui c’è una piccola isola di appena 9 mila metri quadri, una vegetazione di canneti e alcuni esemplari rari come il cipresso calvo delle paludi e le castagne d’acqua che crescono solo negli specchi d’acqua delle Prealpi.
Tutta l’area dell’isolino Virginia è sottoposta a vincolo perché è uno dei luoghi più famosi della preistoria europea. Nella seconda metà dell'Ottocento studi compiuti dall'abate Antonio Stoppani hanno portato alla luce uno dei più importanti siti palafitticoli del Neolitico, risalente all'incirca al 5.000 avanti Cristo.
Durante gli scavi furono recuperati manufatti in quarzo, lamine in selce e ossidiana, cuspidi di freccia.
È uno dei 111 villaggi palafitticoli dell’arco alpino e la sua bellezza è conosciuta in tutta la zona soprattutto dopo il prestigioso riconoscimento di World Heritage Fund arrivato nel 2011.
Una meta per migliaia di visitatori ogni anno? Sbagliato, qui da mesi è impossibile approdare con la barca e quindi rimane una zona off limits. Solo dieci minuti di navigazione eppure una causa legale blocca ogni accesso.
Il piccolo servizio di traghetti era gestito da un ex autore Tv che aveva lavorato con Mike Bongiorno e aveva preso il pacchetto completo: gestione dell’unico bar-ristorante dell’isolotto e collegamento con la terraferma. Bastava una telefonata per prenotare e Antonio Longo si occupava di tutto: pranzo e visita turistica.
È stato così fin dal 2002 quando la sua famiglia approda e rimette in piedi il tesoro del lago.
Un mese fa tutto si complica: il barcaiolo muore e i figli ereditano la causa contro il Comune di Varese, proprietario unico dell’isola.
Oggi ogni collegamento è bloccato per cinque giorni alle settimane e la sola soluzione per arrivare è prenotare una crociera tutto compreso sul lago, che però è attiva solo durante i tre mesi d’estate.
«Il comune ci ha trattato malissimo – dice il figlio Alessio Longo - e quando siamo arrivati era tutto in stato di abbandono. Siamo stati noi a prendercene cura prima che diventasse sito dell’Unesco: quando è arrivato il riconoscimento siamo stati boicottati con lo sfratto. Ma abbiamo fatto ricorso e vinto. Per mandarci via hanno ritardato le operazioni di ripristino del pontile di Biandronno, danneggiato da una tempesta ad ottobre. Da allora il servizio di taxi con la barca è rimasto bloccato».
Non la pensano allo stesso modo dal Comune che replica:«Il bando per la gestione è scaduto da due anni - sostiene il segretario comunale Filippo Ciminelli – e la famiglia Longo non l’ha rinnovato. In realtà sono loro che non ci hanno restituito le chiavi del bar e del ristorante e per questo abbiamo avviato una causa legale. Impossibile affidare l’isolino ad un altro gestore se dentro ci sono loro».
Nessun procedimento d’urgenza per il giudice chiamato a trovare una soluzione e intanto nessuno arriva e nessuno si prende cura del piccolo museo e del pontile di attracco sulla terraferma, fuori uso da mesi.
Il risultato è sconsolate: il patrimonio dell’umanità rimane irraggiungibile per un braccio di ferro tra due litiganti e gli scavi «gioiello» dell’Unesco terra di nessuno.