Serbi, croati e musulmani, hanno convissuto per 16 anni, dopo la fine della guerra nel 1995, senza mai amarsi. E ora rischiano il divorzio. Che avrebbe delle conseguenze catastrofiche in tutta la regione.
La Bosnia-Erzegovina, nel disinteresse pressoché generale, sta vivendo la più grave crisi dagli accordi di Dayton che posero fine al conflitto degli anni Novanta e che hanno creato uno Stato composto da due entità, la Federazione croato-musulmana e la Repubblica serba di Bosnia.
Proprio il presidente della Repubblica serba, Milorad Dodik, minaccia un referendum per la secessione e ha appena deciso di congelare, su pressione dell'Europa, un'altra consultazione, votata dal suo Parlamento, per abrogare due istituzioni giudiziarie unitarie.
Dal canto loro i due maggiori partiti croati, sententosi sottorappresentati nelle istituzioni federali, hanno boicottato le elezioni cantonali e dato viva a una sedicente Assemblea nazionale croata. Due fughe centrifughe di segno opposto che minacciano l'unità nazionale. Proprio come era successo prima dell'ultima guerra (1992, 250 mila morti).