Troppo tardi, ma meglio anche se tardi. In Serbia è stato arrestato il maggior responsabile dei più efferati crimini di guerra commessi in Europa dopo la Seconda guerra mondiale.
Si chiama Ratko Mladic, ha 69 anni, era il comandante dell'esercito dei serbi di Bosnia durante la guerra del 1992-1995. Ha guidato l'assedio di Sarajevo (diecimila morti) e fu agghiacciante l'intercettazione in cui raccomandava di "stirare la mente" agli abitanti a suon di bombe.
Ha ordinato il massacro di 8.000 musulmani nell'enclave di Srebrenica conquistata dai suoi uomini l'11 luglio del 1995: divenne famosa la fotografia in cui accarezzava il volto di un bambino biondo proprio mentre separava gli uomini dalle donne e dava il via alla carneficina. In totale quel conflitto causò 250 mila morti, in stragrande maggioranza civili. Una vittima collaterale fu la figlia del generale, Ana, trovata morte il 24 marzo 1994 a Belgrado, all'età di 23 anni, probabilmente suicida perché non sopportava l'onta di quel padre definito "macellaio" o forse per vergogna verso il suo miglior amico musulmano.
Ratko Mladic divenne ufficialmente un latitante il 25 luglio del 1995 quando l'allora procuratrice del tribunale internazionale dell'Aja, la svizzera Carla Del Ponte, lo accusà di genocidio, crimini contro l'umanità e violazione delle leggi di guerra nell'urbicidio di Sarajevo.
Non c'è alcun dubbio che l'esercito della Serbia e i suoi leader politici abbiamo protetto a lungo la sua fuga. E' certo che nel 2000 ha assistito sugli spalti dello stadio di Belgrado alla partita di calcio Serbia-Cina. Una leggenda con molti riscontri sostiene che una volta pranzò, per sfida, in un ristorante dove si trovava la stessa Carla Del Ponte.
Nei momenti più critici trovò rifugio nei monasteri ortodossi, assieme all'altro ex super-latitante, il leader politico Radovan Karadzic. Fu a lungo ospite nelle caserme dell'esercito dove era considerato un'eroe nazionale del panserbismo. Un video diffuso due anni fa (ma risalente non si sa a quando) lo ritrae mentre gioca a tennis assieme ad altri soldati. E' tornato anche in Bosnia, nel suo bunker di Han Pijesak, persino a Sarajevo dove avrebbe ballato, vestito in giacca e cravatta, con la moglie Bosiljka durante un matrimonio. Aveva una scorta di soldati pronti a tutto nel caso fossero stati accerchiati.
La sua cattura, che ha destato una grandissima emozione a Sarajevo, era vitale per i bosniaci, un segno che si poteva chiudere una dolorosa vicenda aperta ormai quasi 20 anni fa. La sensazione di poter aver giustizia. Ma né i militari internazionali nell'area né i serbi avevano lo stesso interesse. Perché il generale custodiva troppi segreti imbarazzanti. Come è stato chiaro quando, nel corso di due perquisizioni tra il 2008 e il 2010 nella casa della moglie a Belgrado sono stati trovati i suoi diciotto diari, per complessive 4.000 pagine, subito allegati ai fascicoli del tribunale dell'Aja. Ci sono le prove del coinvolgimento diretto di Slobodan Milosevic, l'ex padre-padrone di Belgrado, morto in un carcere olandese nel 2006, nella pianificazione della pulizia etnica in Bosnia. La vicinanza con tutti i vertici politici serbi, le connessioni con una lobby americana filoserba.
Ma il vento è cambiato, negli ultimi tempi. Il presidente della nuova Serbia democratica Boris Tadic, lo stesso che ieri, emozionato, ha dato l'annuncio della cattura un un villaggio vicino alla capitale, ha cambiato i vertici dei servizi segreti collusi col latitante, ha disposto che almeno 10 mila uomini si impegnassero per porre fine a una fuga durata 16 anni.
Mladic era il prezzo da pagare per entrare nell'unione europea. E si avvicinava pericolosamente il momento (all'inizio del prossimo giugno) in cui il nuovo procuratore del tribunale internazionale, il belga Serge Brammertz, avrebbe reso noto il suo rapporto sulla collaborazione della Serbia con l'istituzione internazionale. Un rapporto che, stando alle indiscrezioni, sarebbe stato fortemente negativo e avrebbe allontanato Belgrado dall'Europa.
Da qui la fine delle ultime esitazioni e la decisione di passare all'azione. Mladic in ceppi. Belgrado più vicina a Bruxelles.