da Boston
Fino a martedì 3 gennaio, gli assalti a Barack Obama erano stati punture di spillo, o poco più. Ma da quel giorno Mitt Romney, l'ex governatore repubblicano del Massachusetts che aspira a diventare presidente degli Stati Uniti, ha cominciato a sparare ad alzo zero contro la Casa Bianca. Barack Obama? "Distrugge i posti di lavoro". Ancora: "Non sa che cosa fare per l'America". Infine: "Per lui contano solo gli amici e le sue scelte economiche non sono quelle giuste". Il fuoco di fila anti Obama continuerà senza soste nelle prossime settimane perché Romney vuole accreditarsi come l'unico repubblicano in grado di sfidare e di sconfiggere il presidente uscente, visto che anche i primi sondaggi su un'ipotetica sfida finale Obama-Romney, danno quest'ultimo quasi sempre alla pari con il presidente e in un caso (l'istituto Rasmussen Reports) in vantaggio di 6 punti. Dunque, attaccare a testa bassa il presidente in carica e non fa nulla se poi le accuse del possibile sfidante arrivano proprio mentre i dati raccontano la disoccupazione in calo grazie a 200 mila nuovi posti di lavoro.
Mitt Romney possiede di sicuro il sorriso e il ciuffo presidenziale, oltre a una sufficiente dose di humour visto che ha ribattezzato l'aereo charter con il quale si muove Hair Force One. Che poi sia all'altezza di guidare gli Stati Uniti è tutto da dimostrare. Prima di ogni cosa, perché l'ex governatore che ha costruito la sua fortuna economica e quella politica a Boston deve riuscire a guadagnarsi nelle primarie e nelle assemblee dei caucus (le elezioni riservate solo agli iscritti) i voti degli elettori oltre che la benedizione di un Partito Repubblicano diviso come poche volte lo è stato nella sua storia tra moderati e conservatori. Romney è partito davanti a tutti nella sfida agli altri repubblicani in cerca di nomination: pochi voti di vantaggio in Iowa, Stato per lui difficile per l'alto numero di elettori che decidono in base ai principi religiosi, molti di più in New Hampshire dove il fattore religione passa in secondo piano rispetto alle scelte della politica.
Mitt Romney, mormone, moglie e cinque figli, un patrimonio di 250 milioni di dollari, un padre che è stato amministratore delegato di American Motors e poi governatore del Michigan (lo Stato dell'industria automobilistica), vanta antenati che hanno dato vita alle famiglie Bush o Du Pont per fare due esempi. Ci sono storie da romanzo risalendo l'albero genealogico dei Romney. Dall'antenata che nel Diciassettesimo secolo fu bruciata dagli indiani perché ritenuta una strega, e con lei tutti i figli tranne una ragazza rossa di capelli, che per quel particolare fu adorata come una divinità fino a quando non fu liberata dai coloni. Fino al trisavolo Parley Pratt e al bisnonno Miles Park che lasciarono l'America per rifugiarsi in Messico per via del divieto della poligamia negli Usa: entrambi mormoni, il primo aveva 12 mogli, il secondo 5. Mitt Romney, il cui primo nome è Willard in omaggio a Willard Marriott (alberghi) che era il miglior amico del padre, ha però sempre condannato questa pratica della sua Chiesa. Anzi, non ha mai utilizzato negli affari o in politica l'elemento religioso, ma si è limitato a seguire uno stile di vita legato al suo credo senza esibirlo o dare lezioni di comportamento agli altri. E ha seguito i precetti della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni (il nome ufficiale della chiesa mormone), a cominciare dai 30 mesi da missionario in Francia per fare proselitismo tra una università e un'altra (ha frequentato Stanford, Brigham Young e Harvard).
È nel 1994, a 47 anni, che Mitt Romney viene preso dal demone della politica seguendo le orme del padre. A quei tempi è già molto ricco grazie al lavoro da consulente aziendale prima con la Boston Consulting Group, poi con la Bain & Company, infine con la Bain Capital di cui è uno dei fondatori, ma decide di lanciare il guanto della sfida al più potente uomo politico del Massachusetts, il senatore Ted Kennedy. Romney indossa i panni del repubblicano chiudendo nell'armadio quelli di iscritto alle liste elettorali come indipendente e ingaggia una battaglia contro il nume tutelare dei democratici nello Stato: si presenta conservatore in economia, dove esibisce i suoi successi nel trasformare aziende decotte in gioiellini capaci di generare profitti (anche se la ricetta più comune è quella di licenziare e chiudere stabilimenti riaprendo da qualche altra parte le attività economiche e cancellando così il passato), e moderato e di larghe vedute su temi come l'aborto ("Dovrebbe essere legale" e i diritti dei gay ("Nessuna discriminazione"). Ma non ce la fa a entrare nel club dei cento senatori degli Stati Uniti.
Per nulla scoraggiato, Romney torna alla carica nove anni più tardi con le elezioni per il governatore dello Stato. Dalla sua, questa volta, giocano insieme e positivamente tanti fattori: l' esperienza di uomo di impresa nel frattempo aumentata come il patrimonio; la notorietà, anche, visto che nel 2002 era stato chiamato a rimettere in sesto i conti del comitato per le Olimpiadi invernali di Salt Lake City. Mentre non era mai stata messa in discussione la fama di uomo dai costumi indiscutibili e capo della chiesa mormone nella cittadina vicino Boston dove abita (Belmont). Riesce così a portare dalla sua parte elettori moderati repubblicani e democratici che formano insieme una maggioranza che lo catapulta a Beacon Hill, la collina dove sorge il parlamento del Massachusetts e la residenza del governatore. L'insopprimibile ricerca di affermazione in politica è spiegata così da Ronald Scott, giornalista politico autore di "Mitt Romney: An Inside Look at the Man and His Politics": "La spinta a guidare gli altri e a mettersi al loro servizio non è una caratteristica della famiglia Romney, è un ingrediente essenziale della cultura religiosa che insegna la responsabilità individuale di fronte agli altri insieme all'esercizio della leadership fin da piccoli attraverso l'impegno nel lavoro che ti viene affidato".
Da governatore dello Stato del nord-est americano, Romney si guadagna più elogi che critiche, a cominciare dai giudizi positivi dell'ex presidente democratico Bill Clinton che regala a Romney un "hai fatto un buon lavoro, Mitt". Intanto, ha rimesso in ordine le finanze statali visto che al suo ingresso le previsioni davano un deficit potenziale di 3 miliardi di dollari. Romney aggiusta i conti, riduce senza esagerare le tasse e non cancella servizi fondamentali per la collettività. Un esempio? La spesa per l'assistenza ai senza casa non viene ridotta, ma migliorata nel senso che alcuni milioni di dollari spesi per alloggiare in alberghi coloro che non trovavano posto nei dormitori pubblici, vengono risparmiati e riutilizzati migliorando il sistema di assegnazione dei ricoveri. Romney mette anche la firma sulla legge per l'assistenza sanitaria universale alla quale si è poi ispirato Barack Obama.
Aspirare alla Casa Bianca è il passo successivo. Già nel 2008 Romney si era lanciato nella competizione presidenziale, ma il suo treno era finito subito su un binario morto. Da allora si è accentuata la sua trasformazione politica. L'uomo aperto sul sociale ha cambiato rotta. Aborto? "Sono a favore della vita". Matrimonio gay? "Sono contrario all'unione tra persone dello stesso sesso". Global warming? "C'è, ma non è detto che sia colpa dell'uomo". La legge sulla sanità per tutti di Obama? "Dovrebbe essere cancellata". Posizioni che hanno fatto sorgere spontanea la domanda: Mitt Romeny è un politico pragmatico e flessibile oppure è una banderuola che vuole solo compiacere gli elettori ai quali chiede il voto?
Certo che si dovesse giudicare per la performance che ha avuto sul problema del salvataggio dell'industria dell'auto si dovrebbe pensare che Romney è più un flip-flopper, come vengono chiamati negli Usa coloro che adeguano le loro idee al vento che tira, che un lucido pragmatico leader. Nel 2008 esortò Obama a non dare una lira a GM e Chrysler prima che fosse dichiarata la bancarotta, poi quando i soldi degli aiuti cominciarono a essere restituiti in anticipo, il candidato dichiarò che la sua idea di salvataggio era stata ascoltata dalla Casa Bianca. Romney ha sempre negato di aver chiesto il fallimento dell'industria automobilistica, ma la sua difesa ha trovato una comoda trincea in argomenti irrilevanti come la sua fede religiosa rimasta intatta e il matrimonio che dura da 42 anni.
Le idee ballerine sono adesso il punto debole dell'ex governatore. E non solo nel confronto eventuale con Obama. Come la prenderà il vasto elettorato repubblicano di intransigenti che fanno riferimento ai Tea Party o agli evangelici? A giudicare dallo Iowa dove Romney è stato insidiato dal superconservatore Rick Santorum arrivato secondo per soli otto voti, la speranza di un cammino privo di ostacoli verso la nomination è da escludere. Decisive allora saranno le primarie in South Carolina e in Florida, rispettivamente il 21 e il 31 gennaio, due Stati in cui la componente conservatrice e religiosa dell'elettorato repubblicano conta parecchio. Se dovesse vincere anche nel Sud, sono in molti a pronosticare da quel punto in poi un percorso molto meno accidentato verso la nomination a candidato anti Obama.
Bisognerà vedere come imposterà la campagna nelle prossime settimane. Se Romney preferirà lisciare il pelo agli elettori conservatori o se invece riporterà in auge la figura del moderato che lo portò alla vittoria in Massachusetts. "Desideriamo la nomination per uno che si comporta come un camaleonte?", ha scritto Nicholas Kristof sulla pagina dei commenti del "New York Times": "Se questa è una domanda legittima, io dico di preferire un cinico camaleonte piuttosto che un ideologo di estrema destra che non fa contorsioni per piacere agli elettori repubblicani delle primarie. Per questo la battaglia politica più interessante del prossimo futuro resta quella tra Romney e Romney".