'Stop the drug war. Pax Cannabis'. E' l'urlo del 56% degli americani, pronti a legalizzare la coltivazione e la vendita della marijuana. A confermarlo è "Too High To Fail: Cannabis and the New Green Economic Revolution" (Penguin/Gotham), l'ultimo libro di Doug Fine, giornalista investigativo, o sostenibile, come ama definirsi. "Bisogna protestare affinché la cannabis sia rimossa dal controllo del sistema federale e venga tassata come l'alcol". Secondo Fine, la marijuana potrebbe diventare la risorsa economica che permetterebbe gli Usa di uscire dalla recessione. Per dare valore alla sua teoria, il giornalista ha abbandonato per nove mesi il suo ranch in New Mexico e si è trasferito in Mendocino County (California) dove la coltura della "maria" è lecita grazie a uno sceriffo illuminato e a una mentalità collettiva progressista e rivoluzionaria.
Che cosa ti ha ispirato questa volta a scrivere un libro sulla legalizzazione della cannabis negli Stati Uniti?
Una mattina sono stato svegliato improvvisamente dal rumore delle sirene della polizia e degli elicotteri federali. Mi sembrava di essere in un film di Martin Scorsese. Erano venuti ad arrestare il mio vicino di casa, che aveva piantato alcune piante di cannabis per fini medici, come terapia di autocura. Mi è sembrato tutto molto esagerato. Ho, quindi, fatto una ricerca sui luoghi in cui la coltivazione della marijuana è possibile.
E cosa hai scoperto?
In California la coltivazione della marijuana è legale dal 1996. In Mendocino County, (una contea californiana, ndr), nel 2010 lo sceriffo Tom Allman, per uscire dalla crisi economica e salvare il posto di lavoro a 7 funzionari del dipartimento dello sceriffo, ha creato lo "zip tie program", un piano che autorizza gli agricoltori del luogo a coltivare 99 piante di cannabis a scopi terapeutici. Grazie alla tassazione sul raccolto e la vendita, la contea nel 2011 ha ricavato 600mila dollari, una somma che ha permesso di risanare la situazione finanziaria, ai funzionari di non perdere il lavoro, e ha anche migliorato la sicurezza sul territorio. Mendocino è un chiaro esempio di come la legge e il governo locale possano collaborare in modo produttivo. Oggi l'80% dell'economia di questa contea è basata sulla coltura della cannabis.
Durante la tua esperienza a Mendocino hai vissuto a stretto contatto con un agricoltore. Hai anche partecipato alla coltivazione di una pianta, Lucille. Che fine ha fatto?
Lucille attualmente sta curando i malati. Appartiene a quel ceppo chiamato cashmere kush con proprietà curative: è un ottimo analgesico, una soluzione contro l'inappetenza, contro il dolore, soprattutto per i malati di cancro e Aids, e ha anche effetti benefici su chi soffre di glaucoma. In Orange County (altra contea nel sud della California) si è formato un vero e proprio collettivo attorno all'uso della marijuana come terapia (qui viene prescritta dai dottori e viene fatta anche la consegna a domicilio,ndr).
Dopo due anni dall'avvio del programma le autorità federali sono intervenute e ne hanno chiesto la cancellazione. Ci spieghi cosa è successo?
Nel mese di ottobre 2011, le autorità federali hanno fatto irruzione, prima, a casa di Matt Cohen, uno degli agricoltori ganjapreneur con cui ho lavorato durante la mia permanenza a Mendocino. Poi sono andati dai membri del dipartimento dello sceriffo della contea e hanno minacciato lo stesso sceriffo di arresto qualora non avesse personalmente provveduto a chiudere il programma. Ora lo "zip tie program" viene seguito in forma limitata. Le piante coltivabili da 99 sono passate a un massimo di 25 e i costi per le ispezioni dovute alla contea da 50 sono scese a 25 dollari a pianta. Proprio ora che il programma poteva essere emulato nelle aree circostanti. Si spera, comunque, che presto il piano voluto da Allman riprenda a funzionare nella sua completezza.
Ipotizziamo che tra tre mesi questa guerra finisca. Quali benefici economici avremmo? Perché la cannabis potrebbe diventare la protagonista di una nuova green economy?
Il raccolto di marijuana crea più introiti della coltivazione del mais e del grano. Secondo un'economista della Harvard University se si dovesse tassare la cannabis il guadagno sarebbe dai 10 miliardi ai 14 miliardi di dollari l'anno. Inoltre la marijuana è un'ottima fonte di energia alternativa che può essere utilizzata per ottenere biocarburante utile non solo per le auto, ma anche per uso domestico. In questo modo le persone potrebbero essere energeticamente autosufficienti.
Chi continua a volere questa guerra?
Non solo gli americani vogliono smettere con questa inutile battaglia, persino lo stato vorrebbe. La vera guerra è a livello federale. La "drug war" genera 30 miliardi di dollari l'anno, soldi che vengono investiti nell'esercito. L'America ha una storia di 40 anni basata su questa politica economica che tutto il sistema federale non vuole interrompere perché non vuole chiudere le basi militari. Altra beneficiaria, poi, è l'organizzazione criminale.
Perché gli americani non si ribellano?
In America è diffusa una propaganda della paura. Per 80 anni gli americani sono stati uniti sotto la convinzione che il consumo dell'alcol fosse un bene e che l'utilizzo della marijuana andasse contro i valori tradizionali, ma non è sempre stato così. Nel 1942 il dipartimento dell'agricoltura americano realizzò un cortometraggio, "Hemp of Victory", un appello a tutti gli agricoltori affinché coltivassero la cannabis da inviare ai soldati per i loro sforzi di guerra. Qual è la soluzione oggi? La Cannabis deve essere rimossa dalla regolamentazione federale e deve diventare legale e tassabile come l'alcol. Questo potrà accadere solo dopo la rielezione di Obama. Lui infatti ha apertamente dichiarato che la drug war è un fallimento e quindi la cannabis deve essere legalizzata.