Dopo la morte di Priebke, sono ancora vive 30 Ss che uccisero in Italia. Il cronista de "l'Espresso" che trovò l'armadio della vergogna torna alla carica

Siamo un popolo di vigliacchi e smemorati... Non usa mezzi termini Franco Giustolisi, 88 anni, il giornalista che vent’anni fa rivelò su “l’Espresso” l’esistenza di un “Armadio della vergogna” che in una stanza della Procura militare di Roma nascondeva centinaia di fascicoli sulle 2.237 stragi perpetrate in Italia dai nazifascisti. Da allora Giustolisi non ha più smesso di combattere la sua «battaglia di civiltà e giustizia» per onorare la memoria delle 20-30 mila vittime di quegli stermini. E dopo aver letto l’intervista nella quale l’avvocato Gabriele Heinecke annuncia l’ennesimo ricorso al Tribunale di Karlsruhe per ottenere l’avvio dei processi agli autori di quegli eccidi, ha avviato altre azioni e iniziative. Che qui anticipa.

Franco Giustolisi, la Germania sembra non avere intenzione di processare i responsabili delle stragi naziste in Italia: e ad agosto saranno settant’anni da Sant’Anna di Stazzema...
«La signora Merkel dovrebbe ricordare che la Germania ha partecipato alla costruzione dell’Europa unita grazie soprattutto all’Italia: i fascicoli delle stragi furono occultati proprio per permettere il suo riarmo e ridarle credibilità internazionale ed è dunque intollerabile che oggi non accetti l’esito dei processi, peraltro celebrati in Italia con tutti i crismi della regolarità».

Ma anche in Italia non è stato così semplice condurre inchieste e processi.
«All’inizio i magistrati militari sono stati costretti a subìre le fortissime pressioni del potere politico: fu il governo De Gasperi a ordinare l’occultamento dei 695 fascicoli sulle stragi, 415 dei quali indicavano nomi e cognomi degli assassini nazisti e fascisti. Dopo l’aria è cambiata, e ai magistrati deve oggi andare la nostra massima riconoscenza per aver ricostruito quelle carte e allestito processi ineccepibili. E per essersi rivolti a Germania e Austria perché le condanne fossero eseguite e gli assassini posti agli arresti domiciliari. Purtroppo la risposta è stata picche».

E i politici italiani, i governi come hanno reagito a questa sorta di rimozione?
«Stiamo parlando della più sconvolgente tragedia italiana, di decine di migliaia di uomini, donne e bambini trucidati dai nazisti perché avevano aiutato la Resistenza o per impedire che lo facessero. Eppure per loro governi, autorità, partiti non hanno fatto nulla».

Però Giorgio Napolitano, proprio a Stazzema, il 24 aprile scorso ha riconosciuto che «i tribunali non hanno fatto giustizia».
«Vero, ma perché il presidente, che soppesa sempre le parole, non ha aggiunto “tedeschi”? I tribunali italiani la giustizia l’hanno fatta, ed è dal 2009 anni che chiedono a governo e istituzioni di intervenire».

E che cosa hanno risposto in questi anni i ministri di Difesa, Giustizia, Esteri?
«Nessuna risposta dall’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa. E nemmeno da Angelino Alfano, allora ministro della Giustizia, al quale si era rivolto nel 2010 Fabrizio Fabretti, procuratore della Corte d’appello di Roma. Silenzio anche da Mario Monti, allora presidente del Consiglio, a cui tutti i senatori del Pd - non uno Scilipoti di passaggio - avevano chiesto un passo. Niente, tutti tacciono in Italia, compresa Emma Bonino, oggi ministro degli Esteri, che non ha nemmeno risposto a una recente interrogazione parlamentare di Felice Casson».

Dovrebbero tutti chiedere scusa per decenni di oblio.
«Sarebbe il minimo. E subito dopo pretendere il rispetto delle sentenze».

Le scuse dovrebbe porgerle anche la Germania.
«Come ho ricordato, fu il governo italiano a nascondere la storia e a impedire la giustizia occultando i fascicoli, come accertato da un’inchiesta del Consiglio della magistratura militare, proprio per consentire alla Germania di riarmarsi. Dovrebbe essere dunque l’Italia a chiedere scusa per prima. Quando era capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi mi disse che l’avrebbe fatto, ma poi l’impegno saltò».

Lei ha chiesto che si istituisse una Giornata della memoria anche per i morti delle stragi.
«Perché non ricordare queste vittime che con il loro sacrificio hanno contribuito a salvare la libertà e a scrivere la Costituzione? Qualche giorno prima della sua elezione a segretario del Pd, Bersani mi promise una mano: niente, scomparso pure lui».

Non crede che la vicenda rientri piuttosto nei rapporti diplomatici tra Roma e Berlino?
«Ma non si tratta di dichiarare guerra alla Germania! Il punto è rispettare le sentenze definitive contro militari che anche la Germania considera criminali di guerra: del resto anche Martin Schulz, socialdemocratico tedesco e presidente del Parlamento europeo, ha detto a Stazzema che “questi criminali devono essere perseguiti sino alla fine dei loro giorni”. Parliamo giorno e notte della sentenza di Berlusconi, perché non far rispettare quelle a carico di criminali nazisti che hanno trucidato migliaia di vittime?».

Quante furono le vittime delle stragi?
«Nessuno sa con esattezza quante furono le vittime e le stragi: dell’eccidio di Onna si è saputo solo per via del terremoto».

E quanti sono i criminali nazisti ancora in vita?
«Trenta, secondo le stime del procuratore militare di Roma Marco De Paolis».

Dunque Giustolisi non si arrende: prossimi passi?
«Mi ha appena chiamato Romano Franchi, sindaco di Marzabotto, per confermare che assieme ai sindaci delle città che hanno pagato con il maggior numero di vittime, ai governatori delle due regioni più colpite - Emilia Romagna e Toscana - e al presidente dell’Anci Piero Fassino chiederanno udienza al Quirinale e a Palazzo Chigi proprio per riaprire il caso. E ottenere quanto è dovuto alle vittime delle stragi».

Cioè?
«Il rispetto delle sentenze; le scuse delle autorità; l’istituzione del Giorno della memoria e finalmente la verità sul numero di questi eroi italiani che si sacrificarono per la nostra libertà».