Negli scantinati di Brooklyn, Queens e Harlem di notte si celebrano riti che coinvolgono i trecentomila immigrati di Haiti nella Grande Mela. Tra tradizione, superstizione e falsi profeti. Siamo andati a vedere

Tutti i voodoo di New York

L'appuntamento è nello scantinato di un fabbricato di mattoni rossi a Flatbush, area molto popolare di Brooklyn. Uomini e donne di ogni età arrivano da soli o in gruppo, e appartengono a quella classe media fatta di impiegati, insegnanti, piccoli commercianti e imprenditori. In comune hanno il luogo di nascita o la discendenza familiare. Provengono dall’isola di Haiti o sono figli e nipoti di haitiani, ma vivono a New York. Tra di loro preferiscono parlare un po’ in inglese, un po’ in francese con l’inconfondibile intonazione dell’area caraibica intercalando le frasi con espressioni in langae, la lingua di Haiti. Nel seminterrato alcuni prendono posto su sedie messe lungo le pareti, altri spariscono qualche minuto dietro una porta e riappaiono con nuovi vestiti. Soprattutto le donne che hanno portato con sé un vestito-tunica bianco ed un vestito blu. Lo accoppieranno con un copricapo color rosso vino che alcune acconciano a mo’ di turbante, altre di fazzolettone.

Nel seminterrato di Brooklyn sta per cominciare un rito vodou, la cerimonia che appartiene ad una religione arrivata dall’Africa occidentale, saldamente penetrata nei costumi e nella cultura di Haiti e poi esportata negli Stati Uniti dalle centinaia di migliaia di emigrati che hanno abbandonato l’isola negli ultimi due secoli, 300 mila dei quali vivono nell’area di New York. Le donne con tunica e turbante si raccolgono intorno a un altare allestito con gli oggetti del vodou - statuine rituali, drappi colorati, un secchiello di metallo - e dove si notano un paio di bottiglie di rum e di profumo, ed alcune candele accese. C’è anche un uomo in camicia bianca con i capelli raccolti in una specie di calza sul capo che nasconde lunghe trecce. Lui è il cerimoniere, l’houngan, loro sono le sacerdotesse, le mambos, che guideranno la cerimonia che questa sera deve mettere in comunicazione una donna con Ogou, lo spirito della guerra e della giustizia, e nella seconda parte un uomo con Azacca, lo spirito degli agricoltori. A un cenno, una mezza dozzina di percussionisti cominciano a dare il ritmo con i tamburi e questo suono si fermerà solo quando sarà arrivata l’alba, la cerimonia avrà percorso tutta la strada fatta di uomini e donne che cadono in trance, il segno atteso dell’arrivo di Ogou e degli altri loa che man mano vengono evocati.
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Sono decine i seminterrati di Broolyn, di Harlem, del Queens che si trasformano per una notte in un tempio vodou. Non c’è nulla di segreto, nulla di clandestino o di illegale in queste cerimonie, solo una certa ritrosia dei partecipanti a esporsi in pubblico per evitare la manifestazione di tutte le incomprensioni che qualsiasi rito non riconosciuto ufficialmente e stabilmente dalla maggioranza della collettività si porta dietro. «Esiste una diffidenza nei confronti di questa religione e questa è la ragione per cui anche tra di noi c’è la tendenza a non esibirla e a mantenere una certa discrezione», dice a “l’Espresso” Dowoti Désir, nata ad Haiti, emigrata da bambina, la prima a essere ordinata sacerdotessa negli Stati Uniti, per anni in prima fila per far riconoscere alla Biblioteca del Congresso che l’unica dizione corretta è vodou e non voodoo che lei sostiene contenere un segno di disprezzo (ed ha avuto ragione agli inizi del 2013).

La religione e i riti vodou fanno parte della città di New York, come decine di altre religioni, riti, credenze e si manifestano apertamente anche dal punto di vista pubblicitario e di marketing. «Quello che si celebra nei nostri riti richiamando i 21 spiriti del nostro Dio è sempre il ricordo di chi siamo e da dove veniamo, l’esperienza dello schiavismo e l’affermazione della memoria dell’Africa», racconta Dowoti Desir, studi alla Columbia University, una professione nel mondo dell’arte, alcune pubblicazioni sul vodou. Anche la Rete è diventata un punto di scambio di esperienze e di ricerca. Tanto che nelle chat room si possono trovare avvisi come quello scritto da sarah.sweetie911: «Per anni, la mia vita e le mie relazioni sono inspiegabilmente peggiorate. Sono accadute cose che non riesco a comprendere e che hanno inciso sulla mia vita di relazione. Vorrei incontrare un buon vodou che operi a New York.

Ma ho bisogno di qualcuno che sia bravo, non di un ciarlatano, uno che capisca perché il mondo intorno a me sta crollando senza che io gli dica neanche una parola».

Legba, lo spirito a guardia del tempio vodou, Marassa, i custodi della famiglia e della procreazione, Loko, che si manifesta solo ai sacerdoti, sono spiriti che oggi fanno parte del business della religione vodou. A New York si possono consultare le pagine gialle con l’elenco dei preti vodou che magnificano le loro capacità. Alcuni lo sono davvero, altri approfittano dei problemi della gente. Un custode della religione che si è autobattezzato con un nome decisamente impronunciabile - Machechechepafyebonougan - pubblicizza se stesso come un prete in servizio da 24 anni che offre «sortilegi, interpretazioni, bagni purificatori per indirizzare la vita verso una nuova direzione». E naturalmente, insieme ai consigli e alla sua personale pratica vodou, il sacerdote offre in vendita una serie di prodotti, come amuleti, pietre, tessuti, oltre a statue e ritratti degli spiriti.

Il business vodou non è nato ieri. Era il 14 agosto 1925, quando il “New York Times” (subito imitato dal settimanale “Time”) pubblicò un lungo articolo per raccontare come un “vodou doctor” avesse mandato ad altrettanti indirizzi 12 mila lettere in cui offriva «le polveri del desiderio». Scrisse il giornalista: «Le missive pubblicitarie sono state sequestrate oggi dalla polizia mentre venivano consegnate nelle case abitate da negri nella zona nord da sei ragazzi negri. Come mittente risulta tale D. Alexander con residenza al 99 di Downing Street a Brooklyn».».

Il “New York Times” si dilungò anche sull’offerta: «Tutti i tipi di polveri dell’amore e della fortuna, di talismani e incantesimi con prezzi che vanno da uno a mille dollari... L’inchiesta ha stabilito che la polvere del ritorno servirebbe a far cambiare idea alla moglie o al marito che sono andati via di casa e che quella della cacciata avrebbe un effetto opposto». E l’elenco spaziava dai 15 dollari della «polvere per ingraziarsi il capo ufficio» ai mille del «petto di gatto nero». Per il diffondersi di truffatori e ciarlatani, Dowoti Désir e altri appartenenti alla religione stanno cercando di creare una struttura stabile, una società regolarmente registrata che possa certificare preti e sacerdotesse e rappresentare la chiesa verso l’esterno.

I falsi profeti del vodou spesso finiscono in prima pagina per storie di cronaca nera. Come quella della signora disperata dalla mancanza di lavoro che si è rivolta a un prete vodou per organizzare una cerimonia che cacciasse via lo spirito maligno al prezzo di 300 dollari. Risultato? Pierre, questo il nome del prete, ha cercato di violentarla nel corso di un rito organizzato sul letto della donna e in più l’appartamento è andato a fuoco perché intorno al talamo c’erano candele accese e un braciere che l’uomo che chiamava gli spiriti ha alimentato versando sopra le fiamme una abbondante dose di rum. La donna è finita in ospedale per ustioni di secondo grado ed è rimasta senza lavoro.

Ancora più tragica la storia di un rito vodou fai-da-te di cui è stata vittima una bambina di 6 anni, Frantzcia Santil. La mamma Marie e la nonna Sylvenie, convinte che la piccola avesse dentro di sé uno spirito maligno, organizzarono un rito ponendo la bambina al centro di un cerchio di fuoco creato sul pavimento della loro casa nel Queens. Per tenere viva la fiamma, la madre buttò alcol finendo per dare fuoco anche alla figlia. E per molti giorni non dissero nulla così che i danni subiti da Frantzicia sono oggi perenni. E davanti ai giudici la mamma parlò di un incidente con acqua bollente e la nonna farfugliò solo di aver visto tanta acqua sul pavimento. Marie Santil sta scontando una condanna a 17 anni.

Come spesso avviene, religione e abuso della religione convivono nella stessa casa. Può accadere di leggere di violenze e tragedie nate dall’ignoranza, come dell’esposizione in un museo dei simboli più preziosi utilizzati nei riti, ovvero delle stoffe che richiamano i vari spiriti. Le due facce della religione arrivata dall’Africa occidentale e radicata nell’isola di Haiti sono destinate a vivere una accanto all’altra e hanno per nemici proprio quegli uomini e quelle donne che si riuniscono nei seminterrati di Brooklyn, del Queens e di Harlem e che dopo una notte accanto a spiriti buoni e maligni tornano ai loro lavori e nelle loro case convinti di aver osservato le regole della loro tradizione. Dice Dowoti Désir: «Ogni nostra cerimonia serve a guarire le ferite subite dalla nostra gente e il razzismo e i pregiudizi che ci circondano».

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