
In tutte le città la maggioranza dell’opinione pubblica si è dichiarata genericamente favorevole alla manifestazione. Con punte massime ancora per Manaus (53 per cento), minime per Porto Alegre (24 per cento). E per la maggioranza della popolazione di Recife, Salvador, Manaus, Natal e Cuiaba questa è la Coppa del Mondo più allegra nell’intera storia della manifestazione per la fantasia e l’indole estroversa dei brasiliani.
Ma in undici delle sedi è forte l’impressione che i soldi investiti per la manifestazione sarebbero stati più utili per la sicurezza (è la fonte di allarme sociale più diffusa), la salute e l’educazione. Più o meno le stesse cause che hanno saltuariamente riportato alla ribalta le proteste dei black bloc. La classifica del pessimismo è guidata da Curitiba (il 66 per cento pensa negativo), seguita da Fortaleza, Belo Horizonte, San Paolo, Cuiaba, Recife, Porto Alegre, Brasilia, Rio de Janeiro, Natal, Salvador.
Secondo uno studio sociologico, se si esclude l’élite la società si divide in tre classi. La borghesia tradizionale, di orientamento perlopiù conservatore, che non si spiega perché il Brasile non riesca a comportarsi come l’Inghilterra o la Francia: era prevalentemente contraria al Mondiale perché vedeva negli sperperi dell’organizzazione un’altra causa di vergogna nazionale.
La nuova borghesia, quella promossa al benessere dai piani sociali di Lula e di Dilma Rousseff: guarda più alla modernità degli Stati Uniti, non ha troppi scrupoli morali e alla vigilia dell’evento planetario appariva spaccata.
E infine la massa degli emarginati: affolla ogni giorno i botteghini delle lotterie in cerca del colpo della vita ed è sempre stata apertamente a favore della Coppa per orgoglio nazionale e perché è un’occasione di grande festa.