Hitler, il mufti e la Shoah: ecco l'errore di Netanyahu

Dopo le parole del premier israeliano sulle origini dell'Olocausto, le date e le circostanze in cui è cominciato lo sterminio degli ebrei

Ma allora, davvero, essere stati alleati di Hitler, significa aver dato al Führer l'idea di ammazzare tutti gli ebrei?, di perpetrare quello che si chiama la Shoah? E' questa la tesi, e lo sappiamo ormai tutti, che ha esposto il premier israeliano Benjamin Netanyahu, al Congresso mondiale sionista.

E allora non rimane che due o tre date e una precisazione.

Secondo Netanyahu, l'idea iniziale di Hitler non era uccidere tutti gli ebrei, ma deportarli altrove. E' vero?
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Probabilmente sì. E Hitler non era solo. L'idea di mandare via gli ebrei dall'Europa, alla fine degli anni Trenta ad alcuni non sembrava scandalosa. Per esempio: il governo polacco, o almeno alcuni dei suoi esponenti cercavano di capire se fosse possibile il trasferimento degli ebrei (un decimo della popolazione del Paese) verso il Madagascar. Ci voleva ovviamente l'assenso delle grandi potenze (Francia e Gran Bretagna); ma anche la volontà dei diretti interessati a farsi trasferire in Africa. E questa mancava. Si trattava quindi di un piano piuttosto velleitario e un po' grottesco. Invece i gerarchi nazisti pensavano sul serio a un trasferimento di massa degli ebrei. La meta sarebbe dovuto essere, sempre Madagascar, oppure la Siberia. Nel primo caso occorreva aver il dominio degli Oceani (in mano agli alleati, invece), nell'altro aver sconfitto l'Urss. Non potendo quindi mettere in atto un'opera di deportazione, si procedette a assassinare gli ebrei nelle camere a gas.

Fin qui, la versione standard, oggi, degli storici. Cui vanno aggiunte alcune osservazioni:

La prima: la deportazione (e qui torniamo al discorso di Netanyahu) per Hitler e i nazisti si associava con il destino degli armeni in Turchia: il primo genocidio del ventesimo secolo. Infatti gli armeni venivano “deportati” verso il deserto: morivano di stenti, di sete, o a causa delle brutalità delle guardie, strada facendo, o nei “non luoghi” in cui venivano portati. Questa era il modello cui si ispirava (per la sua esplicita ammissione) Hitler.

La seconda annotazione, ancora più importante: le uccisioni di massa degli ebrei, nei territori che i tedeschi hanno conquistato dopo l'invasione dell'Urss (giugno 1941), cominciano, appena le truppe naziste entrano nelle città lituane (ex polacche) e ucraine. Così già a luglio 1941 nella foresta di Panerai, i tedeschi uccidono cinquemila ebrei di Vilnius (ed è solo l'inizio). Alla fine di settembre poi, tra il 29 e il 30 del mese, i nazisti fucilano a Babi Yar 33.771 ebrei di Kiev. La Shoah comincia dunque molto prima della Conferenza di Wansee (gennaio 1942), ed è opera di Einsatzgruppen, reparti di Ss, Sd e talvolta semplici poliziotti, che uccidono con metodi tradizionali; quelli di tutti i massacri e genocidi. E per la cronaca: il ghetto di Varsavia viene istituito già nell'autunno del 1940; ed è anche quello uno strumento di morte (per fame e a causa delle brutalità).

E qui veniamo al mufti di Gerusalemme Amin al-Husseini e al suo presunto suggerimento di “bruciare” (parole di Netanyahu) gli ebrei.

Il mufti, un nazionalista arabo e palestinese, anticomunista, nemico di ogni progresso e di ogni idea che avesse a che fare con l'Illuminismo viene a trovare Hitler a Berlino il 28 novembre 1941. L'opera dello sterminio è quindi già avviata. Secondo i materiali in mano agli storici e pubblicati in Gran Bretagna: Husseini dice al suo interlocutore: “Gli arabi sono amici naturali della Germania perché hanno gli stessi nemici: e cioè gli inglesi, gli ebrei e i comunisti”. Il suo è un discorso banale, da un potenziale cliente che offre i suoi servizi al possibile potente alleato, con la speranza di guadagnarci qualcosa, dopo la “comune vittoria”. Infatti il mufti propone la costituzione di una Legione araba, che potrebbe affiancare gli eserciti del Reich (ci fu poi un reparto di musulmani ,a servizio della Germania).

(Qui il link ai protocolli dell'incontro )

Si potrebbero fare molte considerazioni sul ruolo del mufti nel conflitto tra il movimento sionista e i palestinesi. Ma qui, ci premeva spiegare solo, dati alla mano, perché quello che ha detto Netanyahu sia una menzogna.

Rimane la domanda per quale motivo il premier di Gerusalemme l'abbia fatto.

La risposta più comune è: per insinuare nelle file del suo elettorato e tra i suoi fan all'estero l'idea che la colpa della Shoah è dei palestinesi, o che insomma c'è un continuità tra la Shoah e l'intifada.

Resta però una considerazione inquietante: l'impressione è che come se per la destra nel mondo di oggi (Netanyahu ne fa parte), Hitler non fosse, in fondo, il peggiore dei mali. Sicuramente Netanayhu non la pensa così. Ma le sue parole aprono le porte a questo tipo di interpretazione; e in tal senso aiutano ogni antisemita e negazionista.

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