Accordo con Fincantieri per studiare la produzione dei motori navali Isotta Fraschini. Gli stessi bloccati dagli Usa perché usati dalla flotta di supermotoscafi dei Guardiani della rivoluzione. Che li considerano l'arma decisiva contro le navi americane
Nella cascata di contratti firmati o avviati in occasione della visita iraniana ce n'è uno che già comincia ad allarmare l'intelligence internazionale. Perché con Teheran è scoppiata la pace, ma di sicuro gli Stati Uniti non vogliono assistere a un rapido riarmo degli ayatollah.
L'affare che desta sospetto compare in fondo al comunicato delle intese siglate tra
Fincantieri, la holding navale a controllo statale, con diversi gruppi iraniani. Si tratta dell'accordo tra l'
Isotta Fraschini, storica produttrice di motori, e la
Arka Tejarat Qeshm per creare una “proposta comune” per “la fornitura a enti governativi di Teheran di 600 propulsori per imbarcazioni minori”.
Certo, la repubblica islamica ha una vastissima estensione di coste. Ma si fatica a immaginare la necessità di mettere in mare una flotta civile così vasta. Mentre in passato i motori
Isotta Fraschini sono diventati il cuore di una delle armi più importanti in mano ai Guardiani della Rivoluzione. Nel 1998 l'Iran ha infatti acquistato dal celebre cantiere comasco Fb i progetti dei superscafi Levriero: imbarcazioni velocissime lunghe sedici metri derivate dai bolidi delle gare offshore.
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Alcuni sono stati comprati direttamente in Italia, poi si è avviata una catena di montaggio sul Golfo Persico. Modificandoli con l'inserimento a bordo di mitragliere, cannoni a tiro rapido, razzi e missili telecomandati. La tattica messa a punto dall'armata degli ayatollah infatti prevede di affrontare un'eventuale battaglia mandando all'assalto sciami di venti imbarcazioni alla volta, velocissimi e capaci di manovrare nei bassi fondali dei passaggi obbligati. E i Levriero possono correre a 70 nodi all'ora grazie alla potenza dei motori Isotta Fraschini.
Come
ha rivelato “l'Espresso”, la fabbrica italiana – rispettando tutti gli obblighi di legge – prima del 2005 ne ha consegnati 210 alla Marine Industries, con sede in un indirizzo dal nome evocativo: Pasdaran Avenue. Una ditta finita nella lista nera delle Nazioni Unite proprio perché produttrice dei mezzi d'assalto per le truppe scelte iraniane. Una seconda commessa – altri 250 propulsori con un valore di 23 milioni di euro – venne fermata nel 2005 dopo le pressioni delle autorità statunitensi sul governo Berlusconi.
Da allora, i cantieri locali hanno continuato a mettere in acqua nuovi battelli derivati dai progetti made in Italy, ma hanno difficoltà nella costruzione dei propulsori. E questi mezzi sono fondamentali per la strategia navale della Repubblica islamica: le esercitazioni con il lancio di missili vengono presentate nei canali televisivi, esaltando la capacità di produrre “i motoscafi più veloci del mondo”.
[[ge:rep-locali:espresso:285177738]]Adesso bisognerà vedere quali garanzie verranno date sull'utilizzo finale dei 600 motori oggetto della nuova trattativa. Come tanti altri materiali meccanici “dual use”, le regolamentazioni sull'esportazione non prevedono limitazioni vincolanti ma sono tendenzialmente affidate alla sensibilità delle nazioni.