Le agenzie di viaggio si improvvisano intermediari e occupano tutti i posti liberi in calendario. Così chi vuole vistare amici e parenti deve prendere parte a un dubbio sistema di compravendita. E pagare

Per gli iraniani visitare l’Italia è diventato sempre più difficile e costoso. Perché ci sono le agenzie di viaggio che, improvvisandosi intermediari, prenotano la maggior parte degli appuntamenti disponibili per fare la domanda di visto, per rivenderli a caro prezzo. Lo fanno grazie a sistemi automatizzati che agiscono sul calendario online gestito dalla società Cox and kings global services, con cui l’Ambasciata italiana di Teheran ha concluso un accordo di collaborazione per raccogliere le richieste di visto.

«È un sistema illegale che va avanti da anni. Ma la paura che possano chiudere le ambasciate europee, in un momento difficile per l’Iran, porta sempre più persone ad accettare di pagare le agenzie. Così i prezzi si sono alzati», racconta Sholeh, nome di fantasia, iraniana che vive in Italia dal 2012. Stanca che la madre non riesca ad andarla a trovare, perché tutti i posti per richiedere l’appuntamento per fare la domanda di visto sono occupati da mesi.

«Considerando che fissare un incontro con l'Ambasciata è problematico e richiede tempi d’attesa molto lunghi, i nostri esperti ti permetteranno di accedere alla procedura d’urgenza per ottenere un appuntamento», si legge, infatti, sul sito di una delle agenzie che offrono il servizio. «Ci hanno chiesto 15 milioni di toman. Sono più di 300 euro. Mia madre, però, non può permetterselo: lavora come insegnante e la cifra è superiore a quanto guadagna al mese», rivela Sholeh che, alla ricerca di una soluzione, ha contattato sia l’Ambasciata di Italia a Teheran, sia la Cox and kings global services, Ckgs.

L’Ambasciata ha risposto di non poter fare nulla, perché il servizio è gestito da Ckgs: «Siamo a conoscenza delle difficoltà nella prenotazione degli appuntamenti a causa di numero elevato di richieste di visti. Pertanto, è stato introdotto un nuovo sistema appuntamenti che prevede il pagamento di una caparra in fase di prenotazione, con l’obiettivo di rendere il sistema più trasparente e di fornire a tutti la stessa possibilità di prenotazione di un appuntamento», hanno aggiunto. Sholeh ha pagato la caparra per accedere al calendario ma non è e riuscita a trovare un posto libero. Anche Cox and kings global services ha detto di non poter fare niente per risolvere il problema.

«Non ho prove che dimostrino che i dipendenti dell’Ambasciata italiana a Teheran, o quelli di Ckgs, traggano vantaggi da questo sistema. Ma sono più di dieci anni che ogni volta che mia madre prova a farmi visita affronta lo stesso problema. Che negli ultimi mesi, con la crisi politica e sociale, è peggiorato».

Anche altri iraniani raccontano di aver vissuto esperienze simili: «Incontro parecchie difficoltà ogni volta che dall’Iran richiedo un visto per l’Italia. È colpa di chi si approfitta del sistema di gestione degli appuntamenti, perché non c’è controllo da parte delle autorità», scrive un utente a commento della petizione su change.org che chiede azioni immediate per fermare il sistema di compravendita dei visti. A cui un altro risponde: «Non riesco a prendere un appuntamento con l’ambasciata italiana a Teheran. Li prenotano tutti gli intermediari per rivenderli a costi esorbitanti».

 

Subito dopo la pubblicazione dell’articolo il Ministero degli Affari esteri ha risposto alla richiesta di chiarimenti de L’Espresso, sottolineando che l’Ambasciata d’Italia a Teheran ha modificato il sistema di Ckgs, con l’introduzione il pagamento di una caparra al momento della prenotazione dell’appuntamento. Che viene detratta dal costo del servizio di richiesta del visto o restituita nel caso di mancata prenotazione. «Il nuovo sistema risponde all’esigenza di rendere più trasparente ed equa la fase della prenotazione degli appuntamenti, riducendo al contempo il margine di manovra dei BOT delle agenzie di viaggio. Di conseguenza, nonostante i numerosi blocchi introdotti dalle autorità locali alla rete internet, la sede è riuscita ad incrementare la propria produttività, passando dalle 7512 domande di visto esaminate nel 2021 (numero limitato anche per via della crisi pandemica) alle 27090 domande processate». Nonostante questo, però, Sholeh racconta che sua madre non è ancora riuscita a prenotare un appuntamento per richiedere il visto per l’Italia.