Con l'elezione di Donald Trump hanno perso innanzitutto le donne, quelle donne colte e urbane che speravano in una riscossa in rosa, convinte che preparazione e merito fossero ancora valori a stelle e strisce. Poi hanno perso le minoranze etniche, più o meno tutte, per cui il futuro appare scivolare indietro di mezzo secolo. E infine hanno perso quei valori socialmente progressisti che, in una Corte suprema chiaramente di destra, verranno malmenati per anni a venire, ben oltre il mandato trumpiano. Senza contare Hollywood e l'intelligentia delle due coste che tanto si era data da fare per Clinton. E allora chi ha vinto?
La piccola casa nella prateria
Quel mondo rurale e dimenticato dalle élite urbane, non a caso soprannominato "regioni che si sorvolano" in aereo dai pendolari tra le due coste. Il nucleo forte dell'identità americana puritana e pioniera, indipendentemente dal sesso più di quanto Hillary non si sarebbe aspettata, ha votato per Donald Trump. Tra loro molti hanno visto opportunità e futuro essere gradualmente erosi nel corso della propria vita. Hanno intuito che la sinistra di governo era diventata molto più vicina alla grande finanza che all'economia reale e hanno dedotto che i trattati economici internazionali non li hanno beneficiati. Anzi, al contrario, a volte avevano portato via quelle poche fabbriche e miniere che reggevano in piedi intere comunità. Il voto del mondo rurale è però stato soprattutto un voto di protesta che molto difficilmente alla prova dei fatti sarà beneficiato dalla retorica trumpiana e che in futuro potrebbe essere riconquistato da un partito Democratico più attento ai suoi elettori originari. Rimane il fatto che i grandi trattati commerciali negoziati da Obama - dal TPP con i paesi asiatici al TTIP con l'Europa - è molto probabile diventeranno carta straccia. Almeno per i prossimi quattro anni.
Il cowboy alla Clint Eastwood
Il mito del maschio bianco è duro a morire. La paura del diverso che si appropria di un'identità non sua ancora troppo forte al di fuori delle grandi realtà metropolitane. La clique di potere bianca e maschile sarà ancora al potere, a dispetto di ogni passo in avanti fin qui compiuto dalle donne. E in pericolo potrebbero esserci diritti acquisiti come quello all’aborto e battaglie in corso come quella per una maternità retribuita. Il grande rischio è che frange estremiste legate ai movimenti di supremazia razziale possano sentirsi autorizzate a colpire neri, immigrati e gay.
Il Tea Party di Sarah Palin
Finalmente, dopo anni di ricerca incessante, il Tea Party ha trasformato il partito repubblicano nella versione leghista e razzista di se stesso. Per neri e ispanici si profilano tempi duri. Eppure un quarto dei maschi ispanici non ha rinunciato a votare per Trump. Contestualmente la questione dell'aborto, pallino fisso sia dei repubblicani storici che dei Tea partisti di ultima generazione, potrebbe essere affrontata in senso restrittivo con l'elezione di un giudice conservatore alla Corte suprema che farebbe scivolare il verdetto costantemente a destra.
Paradossalmente ma inevitabilmente Wall Street
Alla fine Wall Street colpisce ancora. I mercati sono caduti all'annuncio della presidenza ma si preparano al rimbalzo dei prossimi giorni sulla scia dei report positivi delle case d'affari che salutano le politiche annunciate da Trump: meno tasse ai più ricchi e soprattutto all'America delle grandi aziende, quelle che in teoria avrebbero dovuto essere difese da Clinton. Per loro Trump ha parlato di una tassazione al 15 per cento.
Vladimir Putin
Per il dittatore russo si apre uno spiraglio inaspettato in medio Oriente e in Ucraina. Qui Donald Trump ha annunciato accordi con la Russia e il disimpegno in Siria e Iraq - questione nel cui merito però la sua campagna non è mai entrata, rifiutandosi di delineare le modalità di ritiro militare e politico.
Gli italiani
Nessun americano potrà mai più rinfacciare loro di essere impresentabili in quanto elettori di Silvio Berlusconi. Con un ritardo di un ventennio gli allievi d’Oltreoceano hanno superato i maestri.