Presidenziali Usa, Clinton e Bush pigliatutto: così le lobby si schierano
Tra comitati elettorali e organizzazioni di supporto, nelle presidenziali Usa scorrono milioni di dollari. Soros foraggia Clinton, Sanders ha la simpatia della Silicon Valley, Bush attira la finanza e Cruz il settore estrattivo
I big del tech strizzano l'occhio a Bernie Sanders, il fracking spinge su Ted Cruz. I fondi d'investimento preferiscono Jeb Bush. Ma alla fine tutti giocano una fiche (e in molti casi più di una) su Hillary Clinton.
È la corsa alle presidenziali Usa vista attraverso la lente del Center for esponsive politics. L'organizzazione sta tenendo il conto dei fondi raccolti dai comitati elettorali ma anche dai cosiddetti “Super Pac” (super political action committees). Si tratta di organizzazioni che convogliano risorse in favore di un candiato in maniera indipendente. Si tratta di una montagna di soldi: 346 milioni dai Super Pac e 438 dai comitati elettorali.
Chi ha raccolto di più Hillary primeggia con 164 milioni di dollari (ed è la regina dei comitati, con 115 milioni). Jebb Bush è secondo con 150 milioni. E qui il peso dei Super Pac è ben diverso: 118 milioni. Terzo un altro repubblicano, Ted Cruz, con 89 milioni. Bernie Sanders è quarto con 75,3 milioni (quasi tutti raccolti dal suo comitato, il secondo più prolifico dopo quello della sua rivale democratica). La top 5 si chiude con Ben Carson, che con i suoi 67,7 milioni supera di un'incollatura Marco Rubio. E Donald Trump? A quanto pare, la campagna se la finanzia (quasi) da solo, avendo raccolto poco più di 21 milioni.
Finanzieri e avvocati: Clinton pigliatutto Al di là delle cifre assolute, spulciando tra i donatori viene fuori una mappa che lega il potere economico di singoli settori all'auspicio di un presidente amico. In molti casi è più semplice puntare qualcosa sul favorito piuttosto che investire tutto su un cavallo perdente della propria scuderia. Non sorprende allora che Hillary Clinton primeggi in quasi tutti i settori.
Per quanto la finanza venga più spesso accostata ai repubblicani, Clinton guadagna la vetta dei contributi elargiti da personalità che fanno capo a banche commerciali, hedge funds e fondi d'investimento. Non si tratta di una scelta politica ma tattica. Nei tre settori, i repubblicani raccolgono circa i due terzi delle donazioni. E, alle spalle di Hillary, la fila è tutta rossa: Bush, Rubio, Cruz, Christie, Graham, Walker, Fiorina, Paul, Kasich e Carson precedono i democratici O'Malley e Sanders. Per dare un'idea delle cifre: dai fondi speculativi, al comitato per Hillary presidente sono arrivati 875 mila dollari. Poco più di quanto incassato da Jeb Bush. Sanders ha ricevuto 6.200 dollari.
Lo schema si ripete con costanza in molti altri settori: Clinton in testa, una sfilza di repubblicani (guidati da Bush, Cruz e Rubio) a inseguire, Sanders nelle retrovie. Succede ad esempio nel settore delle tlc, dove i 97 mila dollari destinati all'ex segretario di Stato triplicano il risultato del più diretto inseguitore, Cruz. O nel settore immobiliare, generoso con tutti (grazie a 8 milioni di dollari) ma soprattutto con la democratica (2,7 milioni).
C'è però un altro settore che, più di finanza e real estate, è in vena di supporto. Avvocati e studi americani hanno affidato ai candidati 15,7 milioni di dollari. E se altrove vince, qui l'ex penalista Hillary trionfa, con una raccolta superiore ai 9 milioni di dollari: più di tutti gli altri candidati messi insieme. Puntano forte su Clinton anche le industrie farmaceutiche (con 336 mila dollari) e assicurazioni (che non fanno mancare il supporto anche a Bush, Rubio e Cruz).
I big del tech dicono Sanders Ci sono però alcuni settori nei quali lo schema ricorrente (con Clinton in testa e i repubblicani a inseguire) si mescola. Ad esempio nel campo digitale. L'ex first lady è sempre in testa. Ma alle sue spalle spunta Bernie Sanders. Tra i primi cinque supporter del candidato “anti-sistema” ci sono le due maggiori società per capitalizzazione al mondo (Alphabet e Apple), Amazon e Microsoft. Il tech si schiera con i democratici. O almeno così è se si resta nell'alveo dei comitati elettorali. Perché tra i Super Pac spuntano anche altri nomi e altre cifre. Come i 3 milioni di dollari sborsati dalla Oracle di Larry Ellison per Rubio.
I democratici fanno coppia di testa anche nel settore “educazione” (con la University of California sponsor di Sanders) e nello showbiz: attirano da soli l'80% dei 2,6 milioni donati da personaggi dello spettacolo. Anche la lobby del gioco d'azzardo fa la sua puntata. Ancora un volta sul blu: poco meno di 97 mila dollari per Hillary Clinton.
In un panorama dominato dall'ex segretario di Stato, ai repubblicani restano due primati. Il settore estrattivo ha messo mano al portafogli per Ted Cruz e Jeb Bush. La lobby del tabacco vedrebbe invece bene alla Casa Bianca Bush e Rubio. Anche se il peso dei contributi di big tobacco è poca cosa (61 mila dollari in tutto) rispetto ad altri settori. Soprattutto rispetto a uno: i comitati elettorali, più che a finanzieri e immobiliaristi, dovranno dare conto ai pensionati. Sono loro, con 33,4 milioni di dollari, i grandi finanziatori delle presidenziali Usa. Hillary Clinton fa il pieno con 9,6 milioni. Ma i repubblicani ottengono due terzi delle donazioni.
Soros punta su Hillary, il fracking su Cruz Il 44% del giro d'affari non arriva da privati cittadini ma organizzazioni. E qui, dopo aver sondato le simpatie “di settore”, si capisce qualcosa di più a livello di relazioni. Si scopre ad esempio che, allargando lo sguardo oltre i comitati elettorali, il settore finanziario punta soprattutto su Jeb Bush (34 milioni di dollari). Hillary Clinton ne ottiene la metà, ma ha come primo contributore (con 7 milioni) niente meno che la società che fa capo a George Soros.
Lo stesso Soros che (non si sa mai) spunta anche dall'altra parte delle barricate, con i 200 mila dollari versati per John Kasich.
Il settore automobilistico punta forte su Rubio. O meglio, a puntarci è una sola azienda, la Braman Motorcars, ricco rivenditore auto di Palm Beach. Il senatore ispanico della Florida conquista anche Walt Disney, che gli affida oltre 2 milioni.
Ma nel mondo dello spettacolo Hillary Clinton non ha rivali: la DreamWorks, casa di produzione fondata da Steven Spielberg ha sganciato 2 milioni e la Legendary Pictures uno. Sarà anche questione di immagine, se un altro milione arriva dalla Slim Fast, corporation dei cibi dietetici.
La candidatura di Sanders è sì appoggiata da Google, Amazon, Microsoft, Ibm e Facebook. Ma raccoglie, nel complesso, cifre modeste rispetto alla sua rivale democratica: fuori dal comitato elettorale, il senatore del Vermont ha percepito appena 32 mila dollari, ossia un 150esimo di Hillary Clinton. Segno di una struttura di relazioni ad alto livello assai meno solida.
Guardando ai repubblicani, il grande sponsor di Jeb Bush è la Starr, gigante del settore assicurativo, con 10 milioni di dollari. Ted Cruz è il beniamino del settore immobiliare, anche se i primi sostenitori sono i fratelli Wilks, pionieri del fracking Usa.
Il grande assente in tutte le classifiche è Donald Trump. È appena settimo nella graduatoria dei contributi incassati (con poco più di 21 milioni). Si tratta di un cumulo di piccole donazioni. La più consistente arriva da un costruttore, MDC Holdings, ed è di appena 10.800 dollari. Spiccioli da parte di Berkshire Hathaway (vedi alla voce Warren Buffett) e Ralph Lauren. Per la serie: la campagna è mia è me la pago io.