
Una moltitudine è scesa in piazza per dire basta. L'opposizione al governo della presidente Dilma Rousseff, che attualmente gode di una enorme impopolarità, non ha perso tempo e ha istituito una commissione speciale per votare il suo impeachment, la cui motivazione però non ha nulla a che fare con la corruzione. Tuttavia, se il governo della Rousseff cadrà, un indagato per corruzione potrebbe prendere il suo posto.
La richiesta di impeachment contro la Rousseff è basata sulle cosiddette "pedalate fiscali", cioè sulla violazione della legge di responsabilità fiscale. Alla fine del 2014, il governo aveva autorizzato l'uso di denaro delle banche pubbliche per pagare programmi sociali. Tale strategia era stata già adottata dagli ex presidenti Fernando Henrique Cardoso e Luiz Inácio Lula da Silva senza alcun problema. Nello stesso 2014, inoltre, ben 16 governatori avevano usato la stessa tattica per contenere il debito pubblico e per nessuno di loro è stato chiesto l'impeachment.
La versione brasiliana di Mani Pulite ha prodotto 133 mandati di cattura, 37 citazioni in giudizio contro 179 imputati, 49 accordi di collaborazione e 93 condanne. La procura del Paraná, a capo dell´indagine, ha scoperto un gigantesco cartello di imprese brasiliane e straniere che per anni ha controllato tutte le attività di Petrobras, dirottando fiumi di tangenti ad alti dirigenti delle società, che poi le dirottavano a politici di vari partiti. Un giro di mazzette che arriva a 20 miliardi di reais, circa 5 miliardi di euro.
Ritenuta responsabile della più grave recessione del paese degli ultimi 25 anni e accusata di aver abusato del suo potere, nominando l’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, capo di gabinetto del proprio governo per fargli ottenere l’immunità dalle accuse di corruzione e riciclaggio, la Rousseff fino ad oggi non è mai stata accusata di corruzione, diversamente dai primi tre dei suoi possibili successori, di cui due sono indagati per corruzione nell'inchiesta Lava Jato.
La legge brasiliana prevede che, nel caso di allontanamento del capo di Stato in carica, il primo nella lista a subentrare sia il vice presidente, seguito dal presidente della Camera dei Deputati e dal Presidente del Senato. Nell'eventualità in cui i tre non possano assumere la presidenza, il posto andrebbe al presidente della Corte Suprema.
Michel Temer, che sarebbe il primo a sedersi sulla poltrona presidenziale perché occupa il posto di vice presidente, anche se non è stato formalmente accusato dai Pm, è stato citato nelle deposizioni di alcuni collaboratori dell´inchiesta Lava Jato, in cui si parla di una mazzetta da 5 milioni di dollari legata al proprietario della società di costruzioni Oas.
Nel caso Temer dovesse lasciare il potere, sarebbe il presidente della Camera Eduardo Cunha ad occupare temporaneamente il posto di presidente del Brasile. Cunha è sotto indagine della magistratura, sospettato di aver ricevuto tangenti frutto dello schema di corruzione dentro Petrobras e di nascondere conti bancari in Svizzera. Il terzo della lista è Renan Calheiros, presidente del Senato. Anche contro di lui pesa il sospetto di aver incassato tangenti dentro lo schema corruttivo che girava nella petrolifera brasiliana.
Tutti e tre, Cunha, Temer e Calheiros, fanno parte del Partito del Movimento Democratico Brasiliano (Pmdb), principale partito della coalizione che il 29 marzo ha deciso in meno di tre minuti, di abbandonare il governo della Rousseff. Temer però non ha voluto lasciare il posto di Vice-presidente.
TRECENTO CORROTTI
Il problema della corruzione va al di là dei tre rappresentanti delle cariche più importanti della politica brasiliana, si propaga per quasi la metà del parlamento. Secondo Transparência Brasil, una organizzazione non governativa che monitora le istituzioni pubbliche del paese verdeoro, dei 513 membri della Camera dei Deputati, 273, circa il 53,2%, sono accusati o indagati per reati gravi. Al Senato, lo stesso vale per 45 degli 81 membri, circa il 55,6%.
Il saldo negativo si ripete nella Commissione dell'Impeachment, costituita per decidere sul futuro della presidente Dilma Rousseff. L'agenzia Lupa, che lavora con fact-checking, ha analizzato la scheda dei 65 membri della commissione e ha verificato che 36 di loro hanno cause in corso. Fra i crimini, riciclaggio di denaro, cospirazione, falso in bilancio e corruzione. Uno dei casi più emblematici è quello del deputato Paulo Maluf del Partito Progressista (PP), condannato recentemente in Francia a tre anni di prigione per riciclaggio e ricercato dall'Interpol.
Il numero di parlamentari indagati mette in evidenza un vecchio problema che il Brasile non è riuscito a risolvere a prescindere della legge Ficha Limpa (fedina pulita), che vieta la partecipazione di persone indagate e imputate nella vita politica del paese e pone la questione della legittimità della commissione formata per decidere sull´impeachment della Rousseff.