E' arrivato dopo sette anni di contatti tra l'amministrazione Obama e il nostro governo per contribuire a chiudere il lager. Che è diventato il simbolo degli abusi della guerra al terrorismo nel mondo
L'hanno definita un'azione umanitaria, ma nella storia di Fayiz Ahmad Yahia Suleiman, il prigioniero yemenita che verrà trasferito da Guantanamo in Italia, di umanitario sembra esserci ben poco. Sì, perché da sette anni Suleiman era in attesa di lasciare l'inferno di Guantanamo, in quanto autorizzato fin dal 2009 dal governo degli Stati Uniti ad essere rilasciato, ma a quanto pare in sette anni le autorità americane non erano riuscite a trovare un paese disposto ad accoglierlo e quindi è stato lasciato lì.
Di certo, sul suo conto sappiamo ben poco: secondo le
schede segrete dei detenuti di Guantanamo rivelate da WikiLeaks nel 2011 in collaborazione con un team di media internazionali, tra cui l'Espresso, Suleiman è finito nel lager il 17 gennaio 2002, appena sei giorni dopo la sua creazione. Ma neppure le autorità americane sembrano conoscere il motivo esatto per cui fu trasferito lì, dopo essere stato catturato dalla polizia pakistana al confine tra Afghanistan e Pakistan nel dicembre del 2001. «Il file del detenuto», recita la scheda segreta, «non indica la ragione per cui è stato inviato a Guantanamo».
A leggere il documento, Suleiman sembra un genio del male: «Valutiamo che il detenuto sia ad alto rischio», scriveva nel 2008 la Task Force incaricata di riesaminare la situazione dei singoli prigionieri, «perché è probabile che rappresenti una minaccia per gli Stati Uniti, per i loro interessi e per i loro alleati». Una valutazione a cui segue una sequela di “fatti” che dimostrerebbero la pericolosità del soggetto: secondo un altro detenuto di nome Muhammad Basardah, Suleiman gli avrebbe confidato di aver incontrato Osama Bin Laden a Tora Bora nell'ottobre 2001 e sarebbe stato addirittura in grado di produrre pericolose tossine per un attacco chimico. Ma a l'Espresso, la giornalista americana Carol Rosenberg, autorità in materia di Guantanamo, spiega che queste accuse presenti nella scheda personale di Suleiman vanno prese con le molle, perché le autorità americane che hanno compilato il dossier si sono basate su un testimone da tempo screditato: Muhammad Basardah. Rosenberg aggiunge anche che in quindici anni, il prigioniero non ha mai incontrato i suoi avvocati: difficile avere informazioni minimamente indipendenti su di lui e sulla sua situazione. Né è chiaro per quando è previsto l'arrivo in Italia, considerando che secondo Rosenberg il prigioniero è stato prelevato da Guantanamo sabato all'alba.
La notizia che il nostro Paese accoglierà un detenuto non è inattesa: i cablo di WikiLeaks dimostrano che fin dal 2009 il governo italiano dialoga con l'amministrazione Usa per aiutare gli Stati Uniti di Obama a mettere fine a quel mostro giuridico che è il lager di Guantanamo, che immediatamente dopo la sua elezione il presidente Obama si era impegnato a chiudere.
A cercare di aiutare gli Usa in questa missione è stato, in modo particolare, l'ex ministro degli Esteri del governo Berlusconi, Franco Frattini,
come rivelano i cablogrammi segreti: per inaugurare una stagione di collaborazione con il presidente democratico, dopo anni di stretta intesa tra il governo Berlusconi e l'amministrazione repubblicana di George W. Bush, Frattini intavolò un fitto dialogo con la diplomazia Usa, offrendo la possibilità di ricollocare nel nostro Paese alcuni dei prigionieri. Agli americani, Frattini suggerì soluzioni per reintegrare i detenuti, limitandone però la possibilità di viaggiare all'interno delle stesse frontiere europee, un compromesso che permetteva anche di rassicurare politici come Roberto Maroni, completamente ostili all'idea di accogliere i prigionieri di Guantanamo in Italia, come nota la diplomazia Usa, che sottolinea come questa ostilità di Maroni funzioni bene a livello elettorale per la Lega.
Fin dalla sua creazione, Guantanamo è stato presentato dagli Usa di George W. Bush come l'unica soluzione per neutralizzare i membri di al-Qaeda più pericolosi: il “worst of the worst”, il peggio del peggio, come li definì nel 2002 il segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld. Le schede segrete rivelate da WikiLeaks hanno, però, fatto emergere che su 779 prigionieri finiti a Guantanamo, solo 220 erano stati schedati dagli stessi americani come terroristi di grosso calibro. Il resto erano milizie di pericolosità medio-bassa e 150 erano completamente innocenti.