
I suoi amici repubblicani invece «non sono molto convinti di votare Trump, noto un forte imbarazzo». Per il tycoon non usa mezzi termini: «È un bullo che soffre del complesso di Napoleone».
Gli ricorda i personaggi studiati durante gli anni di università alla facoltà di storia: «Ha molti tratti in comune con Mussolini: è semplicemente ?un fascista».
Anche Richard Lamondin, ventottenne, ha spuntato il nome di Clinton alle primarie. In Florida è presidente di una compagnia dedicata alla conservazione dell’acqua. È attivo politicamente ed ?è vicepresidente dei democratici della sezione Downtown di Miami. Secondo lui solo il 30 per cento dei ragazzi ?è interessato alla politica. «Ma credo che numerosi si sentiranno chiamati in causa e voteranno durante le elezioni generali. Molto dipenderà dai prossimi passi di Sanders, dall’appoggio che darà o meno a Hillary».
Questo vale sicuramente per Khalib McPhee, originario del Colorado, da alcuni anni a New York dove lavora come cameriere e dj. Alle primarie ha votato proprio per Sanders e per lui ha fatto campagna elettorale da volontario. Dipinge Trump come «uno scherzo, uno pericoloso», ma a novembre non voterà Clinton: «Ho deciso che eticamente non posso scegliere il minore tra i mali». Contro di lei parole pesanti: «Un falco di guerra, in debito con Wall Street». Spera nel miracolo Bernie candidato indipendente, altrimenti alle urne forse voterà per il Green Party. E non è il solo: «Tra le persone che conosco, il 75 per cento sceglierà Clinton, ma un buon ?25 voterà i verdi o scriverà Sanders. Purtroppo so che tra i delusi, alcuni opteranno per Trump. Anche se non ?si sentono rappresentati dai candidati ufficiali, l’affluenza dei Millennials sarà alta. La rivoluzione di Bernie ha dato nuove energie a tante persone ?della mia età».
Scommette sul voto dei Millennials anche Sissy Bell, 27 anni, ballerina ?e attrice, nata in Florida, ma ormai newyorchese da quattro anni. «Non tutti i miei amici seguono queste elezioni, ma sicuramente ho constatato un interesse maggiore rispetto al passato. Abbiamo la sensazione che gli Stati Uniti siano a un punto di svolta». ?E per questo cambiamento imminente si affida a Clinton: «Rispetto Sanders, ma credo che lei sia più qualificata per liberare l’America dall’incubo Trump, ?il peggiore mai visto: razzista, sessista, pieno di odio. Più si rende ridicolo e più conquista voti, sono imbarazzata dal comportamento del mio Paese».
In posizione di minoranza - almeno per quanto riguarda i ragazzi tra i sedici e i trentaquattro anni - Benjamin Goldman, ventiseienne, nato in Tennessee ma residente a San Francisco. Per lui ?il nuovo inquilino della Casa Bianca sarà Donald Trump perché «trasmette entusiasmo e sta risvegliando l’orgoglio di appartenere a questa nazione».
Jas Singh e Allyson Parson, invece, ?non hanno votato alle primarie. Jas ?ha trent’anni, origini indiane; vive ad Harlem diviso tra un lavoro full time in finanza e la passione per la filmografia. Malgrado tanti dubbi, appoggia Clinton: «Più di una volta la sua integrità è stata messa in dubbio, ma a novembre per la prima volta voterò e sarà per lei; spero riesca a portare avanti politiche che facciano bene al Paese».
Allyson, direttrice ventinovenne dell’ufficio risorse umane di una compagnia di Washington, è con Clinton nonostante le perplessità: «Ritengo che in molti credano che nessuno dei due candidati sia quello giusto a rappresentare ?il popolo americano. Ma siamo noi ?ad aver permesso tutto ciò, siamo noi gli unici da biasimare per essere arrivati a questo punto".