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Merkel e Macron, alleati con riserva

Emmanuel Macron e Angela Merkel
Emmanuel Macron e Angela Merkel

Vicini a parole, meno nei fatti. Lo strano asse Parigi-Berlino

Emmanuel Macron e Angela Merkel
La Cancelliera non si allarga, usa il “cacciavite” per aggiustare l’Europa. Alle grandi “visioni” penserà caso mai a settembre, una volta vinte le elezioni. Le due metafore alternative, cacciavite e visione, sono invenzione di Jacques Delors, lungimirante presidente della Commissione europea negli anni Ottanta, e sono state riprese da Emmanuel Macron in un discorso all’università Humboldt di Berlino nel quale il neo inquilino dell’Eliseo esprimeva disappunto sull’assenza di idee tra i leader per rifondare l’Unione. Angela Merkel concorda, sulla carta. Ma il cacciavite sistema, migliora, senza urtare la suscettibilità di risparmiatori e contribuenti tedeschi, la loro ossessione per la stabilità, la paura di perdere soldi ?a favore di chi trucca e non rispetta ?le regole.
Europa
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12/7/2017

Macron promette la rivoluzione. Merkel apprezza, è felice che si sia riaperto un vero dialogo tra Francia e Germania in un momento di straordinario caos internazionale,tra l’isolazionismo americano di Donald Trump (che lei non sopporta) e una trattativa delicata sulla Brexit, che preoccupa soprattutto il capitalismo renano.È probabile che, dopo il G20 di Amburgo, al vertice franco-tedesco di metà luglio a Parigi venga rafforzata l’amicizia tra i due paesi, ma che per vederne i frutti concreti sia necessario aspettare qualche mese. ?Le elezioni del 24 settembre dovrebbero premiare la Cancelliera, almeno stando agli ultimi sondaggi e ai risultati delle più recenti votazioni nei Lander, lasciando però il dubbio su chi saranno gli alleati di governo: al fianco di Merkel resteranno in sella i socialdemocratici guidati da Martin Schulz o nascerà una coalizione “giamaica” tra la Cdu già al governo, i Verdi e i liberali (giallo è il loro colore)? Proprio il leader della Fdp, Christian Lindner, pare in netta ripresa e viene dato oltre il 7 per cento nei sondaggi, con una campagna elettorale su posizioni piuttosto conservatrici sia in economia, vicine alla Bundesbank, sia sull’immigrazione.

Vorsicht, prudenza, è dunque la parola d’ordine oggi a Berlino. Macron promette battaglia ai populisti (e qui i due leader sono d’accordo), ai governi nazionalisti ?di destra in Polonia e Ungheria, se non rispettano i valori democratici europei, ?a Cina e Stati Uniti, se giocano sporco sul commercio internazionale, e chiede ai partner Ue maggiore cooperazione nella Difesa. Piattaforma scottante per la Germania, prima esportatrice al mondo ?di prodotti e tecnologie, paese oggi di pacifisti, antinuclearisti e atlantisti. Più verosimili sono eventuali accordi sulla lotta congiunta al terrorismo, sull’ambiente in funzione anti-Trump, ?in parte sull’immigrazione, anche se la disponibilità dei due paesi ad aiutare l’Italia non sembra dare grandi risultati.

Ma il vero punto di domanda del sodalizio “Merkron” è sull’integrazione dell’eurozona. Berlino ha chiesto a Parigi di mettere a posto i conti pubblici, ridurre il deficit, e di realizzare le riforme che sono sempre state rimandate. Il neopresidente francese ha annunciato la scorsa settimana a Versailles importanti cambiamenti istituzionali e nuove regole sul lavoro nel senso di una maggiore flessibilità, programma che ha messo ?in allarme la sinistra e i sindacati pronti ?a scendere in piazza.

La Cancelliera, dal canto suo, deve rassicurare i suoi elettori. Accetta l’idea ?di una maggiore integrazione tra i paesi dell’euro, insiste meno sulle politiche di austerità, sembra concedere qualcosa ?sul piano dei deficit, ma al momento non vuole sentir parlare di Eurobond o altri strumenti che in qualche modo servano ?a mutualizzare, a condividere gli oneri dei debiti di altri paesi. Non è detto che Wolfgang Schäuble, potente ministro promotore del rigore in Europa, sia ancora alle Finanze nel prossimo governo. Un rafforzamento dei socialdemocratici, al momento non prevedibile, cambierebbe ?le carte in tavola. Si vedrà.

Di sicuro Merkel guarda avanti e punta sulla presidenza della Banca centrale europea. Mario Draghi scade il 31 ottobre 2019 e il suo posto potrebbe andare ?a un tedesco, dopo l’olandese Wim Duisenberg, il francese Jean-ClaudeTrichet e il banchiere italiano. Già nel 2011 Merkel ci provò, ma il favorito Axel Weber si ritirò per dissapori sulla politica della Bce. Draghi ottenne l’incarico anche grazie alla Cancelliera, che lo ha sempre stimato. La scelta non potrà che cadere su Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, personaggio noto per essere il principale avversario delle politiche di Draghi all’interno della banca centrale. Nella grande spartizione tra Berlino e Parigi, a quest’ultima dovrebbe andare l’incarico di ministro delle Finanze europeo, funzione nuova e punto di partenza per la riforma dell’eurozona sulla quale stanno lavorando proprio Schäuble e il suo omologo francese Bruno Le Maire: candidato superministro è Pierre Moscovici, socialista e Commissario europeo per gli Affari economici. Lui stesso si è già proposto in un’intervista.

Per chi ancora nutra dubbi sul rilancio dell’asse in questione si suggerisce di consultare l’elenco dei principali negoziatori Ue sulla Brexit. Tra i primi cinque per importanza ci sono due tedeschi, due francesi e un belga. Nella matrice del potere Brexit costruita da “Politico” spiccano cinque tedeschi, ?un francese e neppure un italiano. ?Anzi, uno sì, Mario Draghi.

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