Editoriale

Afrin, la città della nostra vergogna

Nel silenzio complice dei governi europei e di gran parte di giornali e televisioni, le truppe turche hanno borbardato e cacciato il popolo curdo, che fino a ieri acclamavamo per la lotta contro l'Isis

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Afrin. Un luogo sconosciuto, lontano. Dalla sensibilità dei governi europei, delle opinioni pubbliche, di giornali e televisioni. Afrin. Suona come altri luoghi sconosciuti dove passa la storia. Afrin è una città di trentamila abitanti nella Siria settentrionale, popolata di curdi, il 18 marzo è stata conquistata dalle milizie dell’Esercito libero siriano e dai soldati spediti dalla Turchia, nell’ambito dell’operazione che si chiama per beffa Ramoscello d’Ulivo, cominciata il 20 gennaio con un bombardamento aereo.

Il governo turco parla di «eliminazione del terrore», ma la campagna del presidente Recep Tayyip Erdogan punta in realtà a eliminare la nazione e il popolo curdo. Un governo che può contare sull’appoggio della Russia del neoeletto (per la quarta volta) Vladimir Putin, sull’indifferenza delle cancellerie occidentali e sull’aiuto dell’Europa, come racconta Francesca Sironi nell’inchiesta condotta dai media danesi Politiken e Danwatch, in collaborazione con L’Espresso e il consorzio investigativo EIC. Un’inchiesta che rivela come l’Unione abbia fornito oltre 80 milioni di euro al governo di Ankara non finalizzati agli aiuti umanitari per i profughi siriani, ma all’acquisto di mezzi militari blindati, apparecchi per la sorveglianza e navi per il pattugliamento delle frontiere.

Esclusivo
L’Europa è complice degli orrori di Erdogan
26/3/2018
Risorse destinate a blindare i confini, per la tranquillità dei cittadini europei e con molti ringraziamenti da parte del dittatore turco. A pagare il conto, ancora una volta, è il popolo curdo, disperso in più nazioni e ovunque calpestato nel suo diritto di autodeterminazione, considerato eroico quando c’era da combattere l’Isis e ora abbandonato di nuovo al suo destino. Come ha denunciato Michele Rech, ovvero Zerocalcare, intervistato da Repubblica il 20 marzo: «Afrin cade per mano della Turchia. Sotto gli occhi di tutti. E nessuno fa niente. Ci stiamo assuefacendo all’orrore». Zerocalcare è un testimone con la matita della resistenza del popolo curdo in “Kobane calling” e in “Groviglio”.

Non possiamo assuefarci all’orrore. Non possiamo dimenticare Afrin, città curda, vergogna nostra.
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