La Grande Mela vuole importare il modello lombardo di raccolta dell'umido e le prime sperimentazioni sembrano positive. Ma l'Italia si dimostra all'avanguardia mondiale sul tema, anche se con grosse differenze tra Nord e Sud

Milano da lezioni di raccolta differenziata alla Grande Mela. E il resto dell'Italia? Centro e Sud sono bocciati, nettamente al di sotto della media europea e, nonostante abbiano in casa la soluzione, a imitare il capoluogo lombardo non ci pensano proprio.

Nove mesi fa il comune di New York ha bussato alla porta di Milano per chiedere aiuto. I newyorkesi volevano importare il modello italiano che, secondo gli standard statunitensi ed europei, è risultato un'eccellenza nella raccolta differenziata dell'umido. Così il Consorzio Italiano Compostatori, il Cic, si è messo al lavoro e ha cercato di capire come mai solo il 10 per cento della popolazione si preoccupava dell'inquinamento da rifiuti.

Il motivo? La pigrizia. I tentativi precedenti del comune newyorkese sono andati a vuoto e solo pochissime famiglie avevano accettato di aderire ai richiami della pubblica amministrazione di fare più attenzione al proprio cestino per ridurre l'impatto ambientale di città più popolate (e inquinanti) del mondo. Così il Cic ha avviato una sperimentazione in Stuyvesant Town, un quartiere residenziale di Manhattan dove vivono circa 25 mila persone: i milanesi si sono presentati nel quartiere di New York armati di sacchetti biodegradabili e i bidoni della raccolta da piazzare vicino all'uscio della propria abitazione e questo è bastato a quadruplicare la raccolta di compost in meno di due mesi.

«Secondo le nostre stime, prima della prova solo un 10 per cento dell’organico prodotto in quell'area di Manhattan finiva nel bidone marrone. È bastato introdurre pochi elementi, come la fornitura agevolata di sacchetti compostabili e un bidone di raccolta più vicino alla propria abitazione: i rifiuti sono quadruplicati, arrivando a un 70 per cento del potenziale», spiega Michele Giavini, esperto del CIC che ha coordinato il progetto. Insomma, se la raccolta differenziata non funzionava era per via della pigrizia: «Negli Stati Uniti, come in Italia un sistema comodo è efficace per permette la migliore partecipazione del cittadino», sottolinea Massimo Centemero.

Secondo l’ultima indagine di BioCycle negli Stati Uniti la raccolta dell’organico è attiva solo in 320 comuni, concentrati soprattutto in California, per circa quattro milioni di persone su un totale di 325 milioni, spesso con bassa partecipazione. E in Italia? Il Cic stima che siano più di 4 mila i comuni che organizzano la raccolta di compost, per circa 40 milioni di cittadini con un servizio attivo che raccoglie 4 milioni di tonnellate di organico trasformato in compost, fertilizzante naturale e biometano, un carburante a zero emissioni. Una filiera che ha generato e genera tuttora, oltre alla riduzione dell’impatto ambientale, anche un numero considerevole di posti di lavoro.
Quanto manca all'obiettivo di 150 kg per abitante

In linea generale l'Italia è la nazione più avanzata in Europa e nel mondo nella raccolta differenziata di organico, ma se il Nord è il primo della classe, al Centro e al Sud la situazione è meno rosea.

Complessivamente, stando ai dati dell'ultima ricerca del Consorzio, pubblicata questo mese, ogni italiano ricicla 107 chili di umido l'anno, ma mentre gli emiliani e i veneti ne raccolgono ben 175 chili a testa, in Sicilia ci si ferma a meno di trenta chili, e in Basilicata e Molise ci si aggira attorno ai 50 chili, nonostante alcune regioni abbiano fatto enormi passi avanti, come le Marche, l'Umbria e il Lazio passato da meno di 20 chili di raccolta a testa nel 2010 agli attuali 85 chili. L'obiettivo del paese è arrivare a regime entro il 2025, quando sarà possibile raccogliere 150 chili di frazione umida a testa, lavorando soprattutto sulle regioni del Centro e del Sud Italia.
Evoluzione della raccolta del rifiuto organico

Tuttavia, per arrivare a quel risultato è necessario investire nella costruzione di nuovi impianti che scarseggiano al Centro-Sud. Infatti servirebbero quattro impianti di compostaggio al Nord (in Val d'Aosta, in Trentino e in Liguria), altri dieci in centro Italia, soprattutto nel Lazio dove all'appello ne mancano cinque, mentre al Sud ne servirebbero 13, per lo più in Campania.

«Nonostante le carenze di incentivi e i problemi di gestione dei rifiuti di cui soffre il nostro paese, l'Italia è lo stato più avanzato nel bio-waste e fa meglio persino della Germania», spiega Massimo Centemero, direttore del Cic, secondo cui New York è solo il primo di una lunga serie di città che chiederà aiuto a Milano nella gestione dei rifiuti: «Soprattutto perché il Parlamento Europeo ha approvato una nuova normativa sull'economia circolare che prevede l'obbligo da 2023 della raccolta differenziata del rifiuto organico per produrre compost di qualità e riportare la sostanza organica nel suolo».
Confronto raccolta organico 2010 - 2016

L'Italia è anche all'avanguardia nella trasformazione del rifiuto organico in biometano. A Montello, in provincia di Bergamo, è sorto un impianto che eroga carburante per le autovetture proveniente solo da scarto urbano, e altri tre impianti – che si trovano a Pinerolo, Torino e Padova – sono pronti a fare altrettanto intercettando parte dei 4,7 miliardi di incentivi messi a disposizione della comunità europea per avviare progetti di economia circolare. «Si consideri che dall’umido proveniente dalla raccolta differenziata di ogni cittadino si può produrre biometano sufficiente a percorrere cento chilometri», conferma Centemero che prevede di alimentare il 10 per cento dei trasporti pubblici locali a biometano entro il 2020.

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