La nuova Cuba dovrà passare attraverso un referendum popolare previsto fra il 13 agosto e il 15 novembre 2018. Nella notte del 22 luglio, il parlamento di Cuba ha approvato la bozza della nuova Costituzione che tra le altre cose riconosce la proprietà privata, il mercato e l'apertura ai matrimoni omosessuali. Inoltre con l’attuale riforma ogni riferimento al comunismo dovrebbe – almeno formalmente – venir meno.
Il vecchio testo costituzionale, all’art. 36, faceva riferimento al matrimonio “tra uomo e donna”: adesso, invece, la specificazione di genere viene sostituita come istituzione volontaria tra due “persone”.
Il testo contiene altre due principali novità istituzionali: la scomparsa della parola “comunismo” e l’introduzione della proprietà privata e degli investimenti esteri.
Il deputato Miguel Barnet, presidente dell’Unione degli scrittori e artisti di Cuba, ha espresso il suo orgoglio per i cambiamenti introdotti dal nuovo testo, affermando come ci si trovi di fronte all’inizio di una nuova era e definendo la nuova costituzione: “dialettica e moderna”. Ha continuato il suo intervento schierandosi a favore della modifica dell’articolo 36, sul matrimonio, sottolineando come l’amore non conosca differenze di genere.
La parlamentare Yolanda Ferrer ha definito la diversità sessuale un diritto e ha auspicato di lasciarsi alle spalle “secoli di arretratezza”, riferendosi al trattamento che le minoranze sessuali, a Cuba, hanno subito dal 1959. Con Fidel Castro le minoranze furono stigmatizzate e gli omosessuali discriminati o soggetti a campi di “rieducazione”. Nel 2010, lo stesso Castro ha riconosciuto le ingiustizie commesse.
Le discussioni dell’assemblea, iniziate il 21 luglio, sono durate per tre giorni. Il testo, formato da 224 articoli, dovrà essere sottoposto “alla consultazione della gente” attraverso un referendum.
Nel commentare le obiezioni riguardo alla assenza della parola comunismo, il presidente dell’Assamblea Nazionale, Esteban Lazo Hernàndez ha risposto così: “è importante ricordare che molte cose nell’anno 1976 erano differenti. Il sesto e il settimo consiglio di partito hanno preso atto del mutamento, non menzionando più la parola comunista. Ma questo non vuol dire che rinunciamo alle nostre idee, ma soltanto che nella nostra visione pensiamo ad un Paese socialista, sovrano, indipendente, prospero e sostenibile.”