37 anni, gay, cattolico, liberal, sindaco di una sconosciuta cittadina dell’indiana. Non vincerà le primarie ma è destinato a fare strada nella sinistra statunitense

NEW YORK, NEW YORK - APRIL 04: Democratic presidential hopeful South Bend, Indiana mayor Pete Buttigieg speaks to the media at the National Action Network's annual convention on April 4, 2019 in New York City. A dozen 2020 Democratic presidential candidates will speak at the organization's convention this week. Founded by Rev. Al Sharpton in 1991, the National Action Network is one of the most influential African American organizations dedicated to civil rights in America. (Photo by Spencer Platt/Getty Images)
Il Chicory Café è un grazioso bar del centro che prepara piatti americani ed europei. Tavoli grandi e atmosfera intima, a South Bend, 102 mila anime a nord dell’Indiana e a due ore da Chicago, è conosciuto per due motivi. Il primo è che tra i co-proprietari c’è un imprenditore under 35, Andrew Schfeiber, che ha sviluppato una realtà pensata per i giovani, ma rivolta a tutti. Il secondo è politico: il Chicory è il luogo in cui Pete Buttigieg, sindaco uscente di South Bend e astro nascente dei Democratici statunitensi, ha concesso l’intervista a Cnn nella quale lo scorso febbraio aveva preannunciato la sua possibile candidatura alle primarie 2020.

Progressista «ma realistico». «Pacato» nei modi ma «deciso nelle azioni». Lontano «dalle urla della politica» ma «intelligente a sufficienza per farsi eleggere». Da quando è finito sotto la lente d’ingrandimento dell’opinione pubblica americana, di profili di Mayor Pete, come lo chiamano qui, ne sono stati fatti tanti. Ma è parlando con i giovani volontari e i piccoli donatori della sua campagna elettorale che emergono al meglio le ragioni dell’ascesa, inaspettata, di un “semplice” primo cittadino verso la corsa alle presidenziali. E quei virgolettati, pronunciati dai volontari mentre parlano di lui, ne sono la prova.

Ciò che ha fatto scattare la Buttigiegmania nel Midwest è la sua versatilità. È millennial, appena 37 anni, ma ha le esperienze di vita, nell’esercito e in politica, di un uomo di mezza età. È omosessuale dichiarato e sposato, ma anche cattolico praticante. È più liberal di Beto O’Rourke, l’altro astro nascente dei Democratici dal Texas, ma non socialista quanto Bernie Sanders. È più giovane dell’ex vicepresidente Joe Biden e di Elizabeth Warren, ma non inesperto di politica rappresentativa come altri candidati.

«È un politico della porta accanto, pieno di energie, che si rivolge a tutti e sa ascoltare. Argomenta in un modo che mi ricorda Obama». Jennifer Purdy, 36 anni e residente a South Bend, è tra le volontarie più attive in città. Sta finendo un master in finanza ed economia, e lavora come consulente per una società tech. Mentre si siede a un tavolo del Chicory con un caffè tra le mani, parla del suo candidato con voce entusiasta e occhi fiduciosi: «Sono una delle tante e dei tanti millennials a cui Pete ha dato una speranza».

Quando nel 2011 fu eletto sindaco di South Bend, isola liberal di uno Stato tradizionalmente repubblicano, l’allora 29enne Mayor Pete promise che avrebbe lavorato per trasformarla nella «Silicon Valley dell’Indiana». Otto anni dopo, incubatori come Inavanti e startup come South Bend-Elkhart, investimenti sull’innovazione come l’acceleratore “Idea” e nuove tecnologie, non mancano. La miccia della digitalizzazione è stata accesa. E la vitalità che si respira passeggiando per le sue strade e nei locali storici come il bar Fiddler’s Hearth, anche nelle più cupe giornate di pioggia rende l’idea di come la sua amministrazione abbia lasciato il segno.

«I giovani qui sono terrorizzati da una conferma di Trump, perché percepiscono che ora sia possibile: Pete ci dà ottimismo, anche perché non promette la luna». Andrew Schfeiber, 33 anni e residente a South Bend, è co-proprietario del Chicory da anni. Per parlare con noi si prende una pausa dal suo lavoro. Non ha dubbi sul perché voterà Buttigieg: «Ha un contatto diretto e genuino con le persone e ha trasformato questa città: può farlo anche con il Paese». E con Jennifer condivide che uno dei suoi pregi sia la capacità di rivolgersi a tutti: «Siamo stanchi della politica urlata di oggi, sta sfinendo anche noi giovani. Lui è un politico gentile».

Passeggiando per il centro, i volontari ci tengono a sottolineare che stiamo camminando su una delle Smart Streets, al centro della sua politica di rivitalizzazione del centro. E per il quale si è attirato molte critiche da parte degli automobilisti di zona. Non è, in realtà, nulla di diverso rispetto a quanto si vede già oggi nei centri storici dei paesi d’Italia e d’Europa: limite di velocità sotto le 15 miglia orarie (circa 24 chilometri) per le auto, sensi unici e aree pedonali allargate, piste ciclabili e bike sharing. Ma per l’America del Midwest, la cui urbanistica è tutto tranne che amica dei pedoni, se non nei campus universitari, è una piccola rivoluzione. «Lo vediamo da queste piccole cose che ha una mentalità diversa», dice Justin Howell, 30 anni, anche lui volontario e amico di Jennifer. «Sembra una cosa banale, ma queste aree hanno favorito il commercio e tenuto vivi spazi per i giovani, qui. Con lui ho iniziato a fare volontariato politico che mai avevo fatto prima».

Jennifer, Andrew e Justin hanno in comune tanti aspetti. Sono originari dell’Indiana e democratici. Sono millennials e arrivano da famiglie “tradizionali”: cattolica e conservatrice per Jennifer, protestante e conservatrice per Justin, cattolica e liberal per Andrew. E oltre al background personale, condividono lo stesso pedigree elettorale. Da quel che dicono, sono in buona compagnia in questa parte d’America. «Ho votato Obama nel 2008 e nel 2012, Bernie Sanders alle primarie 2016 e poi Clinton contro Trump perché era la meno peggio, ma non mi rappresentava», dicono in coro i tre. Che oggi, come molti altri millennials del Midwest, sono alla ricerca di un candidato che sia di sinistra, ma non socialista.

«Buttigieg dimostra più equilibrio su temi su cui Bernie è troppo radicale», spiega Justin. Un esempio è la proposta di assicurazione sanitaria per tutti. «Ho votato Bernie nel 2016 e ricordo bene la folla di giovani che lo accolse a South Bend», continua. All’epoca Sanders vinse le primarie contro Clinton in Indiana, Michigan, North Dakota, Minnesota, Nebraska e Kansas e non strappò, per pochissimo, Iowa e Kentucky. Il suo elettorato, nel Midwest, non mancherà di supportarlo anche stavolta, specie dopo la conferma della corsa dell’altro big: l’ex vicepresidente Joe Biden. «Ma Sanders non può illudere centinaia di trentenni dicendo che sia giusto eliminare il settore privato dal sistema sanitario: una riforma è obbligatoria ma va trovato un equilibrio con il Congresso e va rispettato chi non vuole la copertura pubblica». Ed è per questo che un candidato come Buttigieg, beniamino del Midwest, potrebbe dare grattacapi proprio a Sanders attirando i voti dei giovani di sinistra.

Realclearpolitics, portale web tra i più affidabili nella raccolta dei sondaggi, dà Buttigieg al 7% delle preferenze per le primarie in Iowa. Dietro a Biden (26,3%) e Sanders (21,7%), Warren (8,3%) e Harris (8%), ma davanti a O’Rourke e con un trend in netta crescita. Le sue donazioni non si fermano. Ha raccolto 7 milioni di dollari nei primi quattro mesi dell’anno. E i suoi sostenitori, spesso, sono locali. È il caso di Steve, proprietario di una birreria artigianale in centro a South Bend, Brew Werks. All’entrata, c’è la citazione di un discorso di Buttigieg. Steve è sulla quarantina ed è un ex giornalista sportivo riscopertosi imprenditore. «Pete è versatile e ha una visione», dice mentre è intento a lavorare. «Sono un elettore Dem ma non ho mai donato né fatto volontariato: con lui è diverso». Perché ha dimostrato «che anche i nostri politici sono capaci di facilitare chi fa impresa: può fare bene per il Paese».

I punti deboli della campagna di Buttigieg, paradossalmente, arrivano proprio dalle versatilità che lo rendono così forte e che gli permettono di parlare correttamente otto lingue: inglese, spagnolo, italiano, francese, arabo, farsi, norvegese e maltese. Il suo saper rivolgersi a tutti potrebbe creare uno scollamento con certe minoranze del Paese. A partire da alcune frange della comunità Lgbt «che non si fidano del suo profilo aderente al mondo cattolico», ammette Jennifer. Così come per la comunità ispanica del Midwest, che potrebbe storcere il naso per il suo essere un candidato bianco e proveniente da un contesto privilegiato. Ma per i sostenitori di Mayor Pete come Jennifer, Justin e Andrew, su tutto questo si può lavorare: «È stato il nostro sindaco», dice Jennifer mentre passeggiamo lungo River Lights, un’installazione artistica permanente, tra le opere di riqualificazione più care ai giovani di South Bend. Il ponte che si erge su St Joseph River è diventato il logo della campagna di Buttigieg. «Ora crediamo abbia tutto per diventare il nostro Presidente».