
Da quando si è rivelata un bluff l’evocata “geometrica potenza” di Daesh, da quando cioè un’offensiva ben congegnata ha distrutto lo Stato creato tra la Siria e l’Iraq, il terrorismo post-califfale rintanato nell’oscuro della clandestinità fa quello che può. Anche se, purtroppo, può molto, giocando sull’asimmetria della sua guerra da esportazione. Non avendo nessun territorio dove attirare foreign fighters a cui promettere il paradiso in terra, la sua risorsa principale sta negli adepti europei o che sono riusciti a infiltrarsi nel Vecchio Continente da ogni dove. In questo senso il profilo dei lupi solitari in azione è eloquente. Era ceceno il diciottenne decollatore del professore francese; tunisino l’assassino della cattedrale di Nizza; macedone di etnia albanese il killer di Vienna. I primi due hanno usato armi bianche, il terzo un fucile d’assalto peraltro, a detta degli esperti, maneggiato con scarsa perizia. Se la sua azione, durata in totale nove minuti, ha avuto successo è per la velocità con cui si è spostato in sei luoghi diversi facendo pensare a un commando ben coordinato e per l’effetto sorpresa in una metropoli che si credeva immune.
Il macedone, Fejzulai Kujtim, era già stato arrestato in passato per il tentativo di arruolarsi con Daesh, condannato e scarcerato per aver dato prove di ravvedimento. La sua religione concede ai credenti la possibilità della “taqiyya”, la dissimulazione: possono mentire «nell’interesse dell’Islam». E i fanatici la interpretano come licenza di uccidere. Dopo i francesi, sono stati proprio gli albanesi (divisi tra Kosovo, Macedonia e Albania propriamente detta) a fornire il maggior numero di soldati “europei” all’Isis. I ceceni erano pure una corposa componente, per non dire dei tunisini, addirittura detentori del poco invidiabile record di adesioni con tremila uomini.
Se il califfato è morto come esperienza di tangibile realtà territoriale, continua a sopravvivere nell’immaginario, nelle aspirazioni. E, grazie alla propaganda dei leader superstiti, ingrossa la galassia esplosa dei suoi seguaci dovunque si trovino. Per questo non solo Vienna, nessun luogo è sicuro.